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ASPETTANDO
EXPO 2015
A cura di Enza
Bettelli
Prosciutto di Parma DOP
E’ una delle specialità più
conosciute e apprezzate della gastronomia italiana. La zona di produzione
è limitata alla provincia di Parma ed è racchiusa tra il
grande fiume Po a nord e gli Appennini a sud e include le valli dell’Enza
e dello Stirone. Una terra ricca, con vasti boschi di querce che una volta
accoglievano e sfamavano con le loro ghiande i maiali destinati a fornire
ottimi prosciutti. La regione, come il resto dell’Emilia Romagna,
è molto agricola ma non mancano le attrattive culturali. Basta
citare Parma che richiama turisti da tutto il mondo con i suoi monumenti,
come il Battistero del XIII secolo, splendidamente affrescato, e il Teatro
Farnese dove vengono spesso rappresentate opere di Giuseppe Verdi, nato
a pochi chilometri dalla città. Particolare il paesaggio ai margini
del Po, chiamato semplicemente la “Bassa”, che ha ispirato
i libri di Giovannino Guareschi, anch’egli nato nella provincia
parmense. E poi ci sono i luoghi verdiani, la Via Francigena, parchi,
rocche e castelli che si snodano lungo itinerari sempre suggestivi.
Il Duomo e il Battistero di Parma (foto
archivio regione Emilia-Romagna)
Chi desidera relax e benessere può
approfittare delle acque termali di Lesignano e di Salsomaggiore. E tra
gli innumerevoli musei di Parma e della sua provincia, i buongustai non
possono rinunciare al giro dei Musei del Gusto, ciascuno dedicato a una
specialità della regione e situati in cittadine ugualmente interessanti.
Il Museo del Prosciutto di Parma è a Langhirano, quello del Parmigiano
Reggiano a Sorana, a Felino c’è il Museo del Salame e a Collecchio
quello del Pomodoro. Un irresistibile percorso gastronomico al quale si
aggiungono la strada del Prosciutto e dei Vini dei Colli di Parma, la
Strada del Fungo Porcino di Borgotaro e la Strada del Culatello di Zibello.
IL CONSORZIO
Il Consorzio del Prosciutto di Parma è impegnato dal 1963, anno
della sua fondazione, a tutelare e a valorizzare in tutto il mondo questo
eccellente prodotto italiano che purtroppo è spesso oggetto di
contraffazione. Il nome con la corona ducale che ne è il marchio
è a oggi registrato in circa 90 Paesi nel mondo.
Le aziende che fanno parte del Consorzio, circa 160 con oltre 9 milioni
di prosciutti marchiati nel 2011, sono tutte situate nella zona tipica
di produzione e lavorano seguendo il rigido disciplinare che ha valso
il riconoscimento DOP presso l’Unione Europea.
IL PROSCIUTTO DOP
La zona di produzione del prosciutto è la provincia di Parma ma
i suini possono avere varie provenienze. Oltre a quelli allevati in Emilia
Romagna sono ammessi quelli provenienti da allevamenti posti in Veneto,
Lombardia, Piemonte, Molise, Umbria, Toscana, Marche, Abruzzo e Lazio.
Le razze ammesse sono invece solo Large White, Duroc e Landrace e gli
animali devono essere nati, allevati e macellati in una delle regioni
previste dal disciplinare.
La lavorazione prevede varie fasi e ha inizio, prima della macellazione,
con l’isolamento del suino che deve essere perfettamente sano, riposato
e digiuno da 15 ore. Dopo la macellazione, la coscia viene separata dal
resto della carcassa e messa nella cella frigorifera per 24 ore. Seguono:
la rifilatura, per dare al prosciutto la caratteristica forma arrotondata
la salagione seguita da una permanenza di circa una settimana in cella
frigorifera
il riposo in apposita cella umida per 2-3 mesi, previa eliminazione del
sale in eccesso
lavatura con acqua tiepida, raschiatura per ripulire la cotenna e asciugatura
in asciugatoio o in ambiente naturale
pre-stagionatura, in locali appositi aprendo le finestre nelle giornate
particolarmente umide, tipiche della zona
sugnatura mediante impasto di sugna che serve a proteggere la delicata
zona lasciata scoperta dalla cotenna per evitare che si asciughi e perda
morbidezza
stagionatura vera e propria, a partire dal settimo mese, in apposite cantine
Durante la stagionatura il prosciutto viene
controllato dagli esperti che vi inseriscono un osso di cavallo che viene
annusato per vagliare il procedere della maturazione (sondaggio).
A partire dai 12 mesi dall’inizio della lavorazione e se ha superato
tutti i controlli viene apposta a fuoco sul prosciutto la corona ducale.
Se il prosciutto e venduto già porzionato o affettato la confezione
deve riportare il contrassegno DOP e il marchio consortile.
Il prosciutto di Parma DOP ha colore uniforme a metà tra rosa e
rosso alternato al bianco intenso delle parti grasse, sapore poco salato,
aroma fragrante. La sua particolare lavorazione fa sì che il prosciutto
di Parma DOP sia ricco di valori nutritivi e inoltre consigliato anche
a bambini, anziani e sportivi perché estremamente digeribile grazie
al contenuto di proteine di ottima qualità.
LA GASTRONOMIA DEL TERRITORIO
L’Emilia Romagna è, gastronomicamente parlando, una delle
regioni italiane più rinomate e Parma ne è la degna capitale.
Ricca la produzione ortofrutticola alla quale si affianca quella spontanea
dei frutti del sottobosco e di castagne e una pregiata disponibilità
di funghi porcini nelle colline dell’Alta Val di Taro, oltre a profumati
tartufi bianchi e molta selvaggina. Sui Colli di Salsomaggiore si produce
un ottimo olio extravergine d’oliva. E poi ci sono il Parmigiano
e i vari salumi, come culatello, salame felino e la spalla di San Secondo.
La tavola è ricca di primi piatti, soprattutto pasta ripiena come
gli anolini e i malfatti e un particolare sformato di riso chiamato bomba.
Tra i secondi le specialità sono la punta di vitello ripiena e
la trippa, i cardi alla parmigiana e torte di verdure.
Come accompagnamento la torta fritta, che fa concorrenza alla piadina,
mentre per digerire tutte queste bontà si sorseggia un bicchierino
di nocino, tipico liquore casalingo che la tradizione vuole si prepari
la notte di San Giovanni, il 24 giugno, quando le noci sono ancora verdi
e morbide.
LA RICETTA
La torta fritta
richiede solo farina, strutto e acqua ma il risultato è estremamente
stuzzicante. E’ una preparazione molto diffusa e nei ristoranti
accompagna soprattutto gli antipasti, perché si sposa bene con
i formaggi e i salumi. Tuttavia, viene servita anche con i secondi ed
è perfetta da gustare con il bicchiere di vino che si beve come
aperitivo. Va però servita rigorosamente caldissima.
Per 4-5 persone impastare 500 g di farina bianca con 25 g di lievito fresco
sbriciolato e sciolto in un bicchiere di acqua tiepida e 1 cucchiaio di
strutto o 1-2 cucchiai di olio extravergine. Si unisce quindi un pizzico
di sale e tanta acqua tiepida quanta ne occorre per ottenere un impasto
consistente ma morbido. Bisogna lavorarlo a lungo finché prende
la consistenza della pasta per pane. Si lascia quindi lievitare per circa
un’ora (il forno spento e chiuso è perfetto) e quando ha
raddoppiato il volume si stende la pasta allo spessore di 2-3 mm e si
taglia a rombi con la rotella per la pizza. Si friggono i pezzi pochi
alla volta in abbondante strutto o olio extravergine, girandoli finché
la pasta sarà gonfia e dorata. Estrarre i pezzi di torta fritta
con la paletta per fritti, farli asciugare un momento su carta assorbente
e servire subito, prima che si raffreddino e si sgonfino.
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