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LE AZIENDE INFORMANO
Gruppo Italiano Vini, quantità e qualità insieme
L'amministratore delegato Emilio Pedron: "Siamo radicati sul
territorio e possiamo offrire prodotti interessanti ad un prezzo giusto".
La concorrenza estera ha dato all'Italia la spinta per il salto di qualità.
Il
Gruppo Italiano Vini è oggi la più importante realtà
vitivinicola italiana. Con le sue 13 Tenute, in rappresentanza di 10 regioni,
il Gruppo rappresenta perfettamente l'Italia vitivinicola. Il suo patrimonio
è costituito da Tenute storiche, con radici ben salde nei vari
territori di appartenenza. E' questo il vantaggio del Gruppo Italiano
Vini: aver saputo coniugare i pregi della piccola struttura con i vantaggi
della grande azienda. Amministratore delegato è il dottor Emilio
Pedron, cui abbiamo rivolto alcune domande.
Dottor Pedron, cominciamo dall'ultima vendemmia. Come è andata?
"E' stata una vendemmia piuttosto laboriosa, per via della siccità
e delle alte temperature, che hanno determinato una situazione insolita
anche per i tecnici di cantina, chiamati un po' in tutta Italia ad adottare
tecnologie diverse da quelle tradizionali. Molto soddisfacente la qualità
delle uve, sanissime, ma quantità ancora una volta scarsa. I prezzi
delle uve sono rimasti stabili, ma sinceramente li speravamo in calo,
per evitare poi rincari sul prodotto finale. Il prezzo del vino al consumo
è aumentato negli ultimi anni e occorre stare attenti a non superare
determinate soglie di mercato".
Il Gruppo Italiano Vini è il primo in Italia e tra le prime
aziende nel mondo per la produzione e commercializzazione di vini di pregio.
Allora non è più vero che "piccolo è bello"?
"In questi ultimi anni, Giv ha saputo coniugare i vantaggi di piccole
unità produttive, ben radicate nel territorio, con quelle di una
grande azienda che conosce le leggi del mercato e della moderna distribuzione.
Il patrimonio del Gruppo è costituito da marchi storici, da 13
cantine situate in punti strategici d'Italia, immerse in rigogliosi vigneti
di proprietà. La qualità viene ricercata in ogni momento
della filiera produttiva. Nelle fasi finali di commercializzazione e servizio,
il vantaggio per i clienti, in tutto il mondo, è che possono accedere
alla più grande scelta di vini italiani di qualità attraverso
una procedura semplificata: un solo ordine, una sola consegna ed una sola
fattura. Il nostro piccolo segreto è questo: abbiamo lasciato artigianali
le attività produttive e abbiamo invece accentrato e ottimizzato
tutte le attività commerciali, amministrative e logistiche, con
notevoli risparmi di gestione e quindi vantaggio per il cliente".
Nella vostra espansione non avete dimenticato il Sud
Italia, vero?
"Tenendo fede alla nostra missione, nel 1998 abbiamo varato il progetto
Giv-Sud, arricchendo l'offerta di prodotti di pregio attraverso la partecipazione
di maggioranza in importanti realtà vinicole del Meridione d'Italia.
Il reimpianto dei vigneti, l'introduzione di tecnologie moderne, lo studio
di nuovi prodotti sono gli strumenti scelti per essere competitivi in
una realtà mondiale dove si sono affacciati nuovi agguerriti concorrenti.
Il lavoro degli ultimi anni in Sicilia, Basilicata e Puglia ci porta a
produrre vini di grande personalità, capaci di incontrare, con
le nuove tipicità, i gusti dei consumatori internazionali".I
Le tappe future di questa espansione?
"E' prematuro parlarne, ma stiamo lavorando per essere presenti
anche in Campania e Abruzzo, due regioni che stanno avanzando prepotentemente
nei gusti e nelle preferenze dei consumatori".
Il mercato globale e la concorrenza internazionale.
I Paesi vinicoli cosiddetti emergenti, come Cile, Australia, Sudafrica,
rappresentano un pericolo per la nostra produzione?
"La concorrenza estera, in un certo senso, ci ha fatto bene,
promuovendo un definitivo salto di qualità della nostra enologia.
La ricchezza italiana sta comunque nella straordinatria ricchezza dei
vitigni autoctoni. A fronte dei soliti cinque vitigni internazionali,
sempre gli stessi, sfruttati in tutto il mondo con rischi di monotonia
per il palato, le nostre varietà autoctone offrono una vasta gamma
di aromi e sapori. Quando il consumatore internazionale è stufo
di Merlot e Cabernet Sauvignon, può assaggiare un Nero d'Avola,
un Aglianico e, perché no, un Valpolicella. E Giv lo può
fornire al massimo livello qualitativo, a un prezzo più che ragionevole".
Quali sono le vostre proposte per la ristorazione?
"Abbiamo linee di prodotti diversi per la Gdo e per l'Horeca.
Ai ristoranti proponiamo vini di alta gamma esclusivi per il canale, offerti
a un favorevole rapporto qualità-prezzo".
Avendo la sede del gruppo Italiano Vini a Calmasino,
sulla sponda veneta del lago di Garda, lei è attento osservatore
anche del vino veneto. Non per nulla è stato nominato anche presidente
del Consorzio di Tutela del Valpolicella. Con quali prospettive?
" Il Veneto è una delle più importanti regioni
del vino italiano, ma nel passato l'enologia ha però perseguito
la politica della quantità e della notorietà, non quella
dell'immagine e della qualità. Valpolicella e Amarone godono di
un momento magico e stiamo lavorando per consolidare nel tempo questo
successo. Insisteremo con rigore nei controlli alla produzione per tutto
il vino veneto. Per l'Amarone stiamo lavorando all'ottenimento della Docg".
Che cosa pensa dell'enologia lombarda?
"La Franciacorta e la Valtellina hanno una marcia in più rispetto
alle altre zone. La prima è diventata la terra per eccellenza della
produzione di spumante metodo classico; la seconda produce grandi vini
rossi, dalla forte caratterizzazione. Noi stessi abbiamo investito molto
nella nostra azienda valtellinese, la Nino Negri, ma oggi siamo contenti
di averlo fatto. I risultati stanno dando ragione a chi ha lavorato seriamente
per la qualità. La stessa vitalità e determinazione non
hanno altre zone lombarde come l'Oltrepò Pavese o il Garda bresciano,
dove le potenzialità sono ancora da sviluppare, dove si vuol produrre
di tutto e non si punta decisamente alla specificità dei prodotti
in relazione al territorio".
Chi è
Emilio Pedron - Nato in provincia di Trento nel 1945, diplomato
enotecnico, dal 1996 è amministratore delegato del Gruppo Italiano
Vini. Dal 2002 è anche presidente del Consorzio Tutela Vini della
Valpolicella. Grazie al suo determinante apporto, il Gruppo Italiano Vini
è divenuto il primo gruppo vitivinicolo italiano, con 1.100 ettari
di vigneti di proprietà situati in tutte le regioni italiane più
vocate alla vitivinicoltura, un fatturato consolidato di 246 milioni di
euro nel 2002 e 71 milioni di bottiglie prodotte. Il 73% del fatturato
è determinato dall'export in 65 Paesi del mondo.
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