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LA
VITA DELLA VITE
A cura di Marco
Tonni [tonni@asa-press.com]
Viticoltura monsonica e mano dell’uomo
Luglio, con il bene che ti voglio,
se comincia l’estate è meglio.
Lascio a chi si appassiona di statistiche trovare quanto sia piovoso o
eccezionale questo luglio, a noi che lavoriamo in vigneto basta osservare
che le piogge di questo mese, abbondanti e molto frequenti, e che definire
monsoniche mi pare poco azzardato, mettono a serio rischio la qualità
dei raccolti e a seria prova la pazienza e l’abnegazione dei viticoltori.
Per uve destinate a vino rosso, l’eccesso di pioggia può
essere negativo per molte ragioni: vigore eccessivo, che determina crescita
dei germogli prolungata e ritardo nell’avvio e nel procedere della
maturazione, eccessiva umidità ambientale e quindi rischi sanitari
sia per Peronospora che per Botrite (la “muffa grigia”).
Per uve destinate a bianchi fermi o destinate alla produzione di basi
per Franciacorta, spumanti o Prosecco, i rischi sanitari sono i medesimi,
ma piante più vigorose, maturazioni meno spinte, temperature estive
basse e insolazioni minori sono premessa per probabili qualità
elevate.
Riferendosi a ciò che succede in Nord Italia, possiamo affermare
che fare viticoltura in condizioni climatiche semitropicali non sia certo
semplice e, oltretutto, lo è ancor meno se ogni anno per qualche
motivo ci si confronta con “eccezionalità” che sono
di volta in volta completamente diverse tra loro.
Solo per citare gli ultimi 3 anni, nel 2012 dopo un forte periodo piovoso
è arrivato un agosto torrido (temperature eccezionalmente alte
dopo ferragosto), che ha messo a dura prova la resistenza delle viti e
causato talvolta seri problemi di equilibrio fisiologico, conseguenti
agli stress termici.
Nel 2013 la primavera è stata molto piovosa e i danni da attacchi
Peronosporici sono risultati talvolta drammatici, poiché nonostante
l’assiduità nei trattamenti antiparassitari, mantenere la
tempestività degli interventi ed ottenere l’efficacia dei
prodotti è stato talvolta impossibile. Poi è giunto un ultimo
inverno caldissimo e piovosissimo, con una primavera abbastanza asciutta.
Nonostante ciò, anche quest’anno si è ulteriormente
anticipato l’inizio della difesa antiparassitaria a causa delle
temperature minime primaverili molto più alte di quanto non fosse
la norma fino a 20 anni fa.
A tal proposito, basti pensare che la lotta antiperonosporica si iniziava
dopo la metà di maggio fino alla fine degli anni ’80, mentre
ora è la prassi iniziarla entro la fine di aprile, e ciò
è sostanzialmente legato alle notti molto calde, predisponenti
per gli attacchi del fungo (ovviamente insieme alle piogge e allo sviluppo
dei germogli).
Dopo una primavera tranquilla, si sono aperte le cateratte del cielo e
una serie infinita di temporali ha fatto scatenare attacchi peronosporici
che normalmente non sono stati gravi su grappolo (salvo in alcune aree
di Veneto ed Emilia), poiché man mano l’acino cresce la sua
suscettibilità diminuisce, ma che stanno causando forti danni alle
foglie nuove, che sono quelle che dovrebbero garantire la maturazione
dell’uva in questi ultimi due mesi.
Inoltre i terreni inzuppati manterranno elevate umidità ambientali
molto a lungo e ciò faciliterà lo sviluppo di Botrite su
grappolo anche più avanti nella stagione.
Si noteranno quindi molto evidenti le differenze tra vigneti ben gestiti,
equilibrati e in zone vocate, rispetto a quelli che queste caratteristiche
non possiedono.
Infatti, ad esempio per la difesa contro la Botrite, i requisiti essenziali
per garantire la sanità delle uve non sono certo i trattamenti,
bensì una gestione oculata, precisa ed attenta ai dettagli, che
assicuri le migliori condizioni microclimatiche al grappolo, bucce spesse
e compattezza non eccessiva.
Un’annotazione a parte merita la difesa biologica: nel 2013 in Centro-Nord
Italia spesso i risultati di difesa antiperonosporica migliori si sono
ottenuti proprio nel caso della difesa biologica, più ancora che
in convenzionale. Inoltre, adottando strategie mirate, molta cura e tempestività
negli interventi, si è garantita la sanità perfetta delle
uve anche utilizzando dosi molto basse di Rame ad ettaro nel complesso
della stagione.
Nel 2014, invece, sebbene la sanità sia comunque ottimale anche
con piani di difesa biologici, le quantità di Rame utilizzate sono
state sicuramente superiori perché le piogge sono sopraggiunte
su pareti fogliari estive, quindi completamente sviluppate, con superfici
fogliari molto più estese di quelle presenti in primavera, quindi
con necessità di utilizzo di quantità di prodotto antiparassitario
proporzionalmente maggiori.
Stante l’attuale situazione, ci si possono attendere qualità
elevate per le uve da “bollicine”, e in generale per i bianchi,
a meno che non arrivi un agosto troppo caldo. Per quanto riguarda i rossi,
solo due mesi di estate vera potrebbero far recuperare da una situazione
di eccessiva umidità dei suoli come quella di oggi, ma non è
detta l’ultima parola sulla qualità. Infatti, anche se magari
un lungo periodo caldo non basterà a determinare accumuli zuccherini
elevati (la competizione dovuta alla crescita apicale è forte e
ritarda i processi di accumulo zuccherino nel grappolo), le maturazioni
fenoliche potrebbero procedere comunque bene, lineari e continue, in piante
che saranno senza stress idrici, purché non eccessivamente vigorose.
Si potrebbero perciò ottenere vini non ricchi di alcool, ma eleganti
e con polifenoli maturi, se le piante saranno ben gestite e non troppo
cariche di uva. Un discorso a parte invece sarà la sanità
delle uve, perché, come detto, le forti umidità ambientali
che ci accompagneranno a lungo saranno predisponenti per attacchi botritici
e solo grappoli ben arieggiati e acini con la buccia spessa potranno resistere:
queste due caratteristiche sono figlie del clima, della varietà
e dell’azione del viticoltore, quindi molta parte di qualità
si gioca sulla capacità dell’uomo, e sarà una bella
sfida per tutti noi ottenere risultati interessanti.
Ora si deve solo sperare che, dopo 40 giorni di diluvio, ritorni il sole
(come disse già qualcun altro…!).
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