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LA
VITA DELLA VITE
A cura di Marco
Tonni [tonni@asa-press.com]
Difesa della vite: approccio olistico o elenco di ricette?
Ragionare sulla difesa della vite non significa “solo” valutare
di volta in volta e indipendentemente da tutto quali sono i fitofarmaci
più efficaci oppure i migliori momenti per gli interventi, le attrezzature
più adatte o le modalità di intervento. Non è nemmeno
sufficiente pensare “solo” alle azioni da fare in preparazione
dell’intervento o alla fine dello stesso, all’impatto ambientale
dei prodotti, agli aspetti sanitari, alle protezioni individuali, alla
fase fenologica e alla suscettibilità varietale. Non basta considerare
“solo” le condizioni climatiche attuali, le previsioni del
tempo, l’influenza delle operazioni colturali pregresse o previste,
la distanza dalla vendemmia e le relative implicazioni enologiche, le
esigenze sociali di chi effettua il trattamento o di chi vive ai confini
dell’Azienda, le aspirazioni aziendali di sostenibilità o
l’approccio aziendale alla viticoltura, le normative esistenti,
la tempestività che l’Azienda può garantire nell’effettuazione
dell’intervento, la preparazione tecnica degli operai che effettuano
l’intervento, o infine se le informazioni sono rivolte a una singola
Azienda, a un gruppo o a un territorio.
Sarebbe troppo semplicistico! Chi ragiona così compie esattamente
lo stesso errore madornale di chi pensa alle operazioni colturali ragionandole
separatamente l’una dall’altra ed affermando che una è
più importante delle altre, che basta eseguire bene un passaggio
della filiera per ottenere grandi risultati, che non serve avere una buona
squadra ma è sufficiente avere un campione in attacco per vincere
il campionato…
Noi pensiamo che in Aziende che hanno la coscienza della complessità
di ciò che stanno facendo, per viticoltori che sanno che il vigneto
di loro proprietà “non è il loro” ma
è quello dei loro figli e sono coscienti di lavorare in un ambiente
vivo e con un equilibrio delicato, la difesa della vite non possa esistere
da sola, come non abbia senso parlare solo
di concimazione, solo di potatura, solo
di epoca di vendemmia e così via.
Facciamo un esempio molto semplice e di immediata attualità, che
forse può aiutare a capire meglio alcuni riferimenti. Da quest’anno
(…finalmente…) il Mancozeb è stato riclassificato dal
Reg. CE 790/2009 con la frase di rischio R63 (rischio di danni al feto)
e a tutti i prodotti commerciali che ne contengono oltre il 5% (tutti)
viene assegnata la classe tossicologica Xn (nocivo). In pratica, da oggi
serve il patentino per acquistare prodotti commerciali contenenti Mancozeb
e tali prodotti saranno consentiti nei disciplinari di produzione integrata
SOLO se questi ultimi consentiranno una deroga (temporanea) al divieto
di utilizzo di prodotti Xn. Non è certo la soluzione migliore,
ma probabilmente serve per tutelare tutte quelle Aziende che non sono
pronte a questo cambio di strategia.
Tutto ciò significa che vi saranno “improvvisamente”
moltissime Aziende, abituate da decenni ad utilizzare il Mancozeb, che
si troveranno orfane di tale prodotto, oppure che per continuare ad utilizzarlo
dovranno sottostare a molti più vincoli. Ma il punto non è
perché il Mancozeb sia stato riclassificato, bensì perché,
nonostante da anni tutti fossero a conoscenza delle sue problematiche
ambientali e sanitarie, solo pochi abbiano saputo prenderere per tempo
decisioni di esclusione anticipando i tempi e permettendo così
alle Aziende di preparare abitudini e strategie.
Le Aziende vicine al nostro Studio di consulenza da molti anni hanno affrontato
il problema, anticipandolo, eliminando completamente il Mancozeb dai piani
di lotta, in modo da trovarsi pronte con conoscenze e strategie alternative,
così come il Centro Vitivinicolo Provinciale di Brescia, dove forniamo
la nostra consulenza, da anni esclude il Mancozeb dai piani di lotta,
attirandosi molte critiche da parte delle Ditte di fitofarmaci, poiché,
secondo alcuni, un centro territoriale non dovrebbe scontentare nessuno...
Ma, di fatto, moltissime Aziende bresciane si trovano ora in una posizione
migliore e più consapevole.
Da oggi tutte le Aziende dovranno ripensare la difesa di copertura, scegliendo
di fatto un maggior utilizzo di Rame. Ciò comporta tuttavia la
necessità di approfondire le conoscenze e l’approccio all’uso
di tale fitofarmaco: si possono ridurre le dosi di utilizzo a meno della
metà di quanto consigliato in numerose etichette, ma ciò
implica una buona esperienza e varie attente considerazioni, che chi non
ha mai fatto fino ad oggi si trova di punto in bianco a dover valutare.
Quindi, andremo incontro ad alcuni anni di “rodaggio” durante
i quali molte Aziende probabilmente utilizzeranno molto più Rame
del necessario, con evidenti sprechi economici ed impatto ambientale,
cosa che non sarebbe successa se si fosse agito con più lungimiranza.
Allargando il discorso ad altri principi attivi antiperonosporici, oggi
abbiamo a disposizione un gran numero di nuove molecole (dalle classiche
Dimetomorf ed Iprovalicarb, fino ai più recenti Ciazofamide, Mandipropamide,
Flupicolide) penetranti, locosistemiche, affini alle cere, resistenti
al dilavamento, complessivamente di elevata efficacia,ma per tutte vanno
considerate le coformulazioni. Abbinamento a Mancozeb e ad altri ditiocarbammati
escluso, possiamo scegliere combinazioni tra più molecole nuove
o abbinamenti di queste con Rame, laddove possibile cercando i prodotti
che ci permettano di apportare basse dosi di Rame ad ettaro ed abbiano
classe tossicologica favorevole, o abbinando estemporaneamente tra loro
il principio attivo in purezza con una dose di Rame scelta da noi.
L’obbiettivo deve essere quello di mantenere la dose di rame per
ogni trattamento inferiore a 500 g/ha di Rame metallo, salvo casi particolari
(ad esempio forme molto espanse o sesti estremamente fitti o durante periodi
con previsioni di piogge molto abbondanti e frequenti).
Tutti i p.a. vanno utilizzati per un massimo di 2-3 volte all’anno,
al fine di evitare la possibile selezione di ceppi resistenti, e ciò
vale a maggior ragione per i prodotti antioidici (i nuovi Spiroxamina
e Metrafenone sono estremamente efficaci) che sovente sono formulati in
purezza e quindi non possono fruire dell’effetto fungicida incrociato.
Ma troppo spesso si dà un’importanza esagerata al principio
attivo, quando è risaputo che questi nell’efficacia antiparassitaria
ricopre complessivamente un’importanza del 50% sul risultato finale,
mentre tutto il resto risiede nella scelta dell’epoca, della modalità
di trattamento, della gestione agronomica del vigneto, ecc..
Allora, non dobbiamo mai scordare di controllare frequentemente le attrezzature,
di essere tempestivi negli interventi e di considerare con la massima
attenzione le previsioni del tempo e le operazioni colturali antecedenti
o successive. Utilizzare un sistemico il giorno prima di una cimatura,
ad esempio, potrebbe essere superfluo, dato che per alcuni giorni le foglie
non cresceranno. Oppure ancora, un prodotto affine alle cere cuticolari
può anche non essere proposto per un trattamento prima della fioritura.
Pensando all’impatto ambientale, tutti gli operatori aziendali devono
presto rendersi conto della inderogabile necessità di attuare le
buone pratiche agricole per ridurre l’inquinamento puntiforme da
fitofarmaci, tanto che diremmo indispensabile conoscere a fondo le indicazioni
dei documenti-guida per la valutazione/mitigazione del rischio ambientale
ed eco-tossicologico ed i criteri per l’applicazione delle SPe,
le nuove frasi di rischio ambientale (Reg. 2003/82/CE), oppure documenti
come quelli pubblicati nell’ambito del progetto TOPPS, dove si trovano
suggerimenti per la gestione dei fitofarmaci e delle macchine per i trattamenti.
Come recita il Ministero della Salute “L'uso dei nuovi documenti-guida
ministeriali, integrando quello dei Guidance Document di riferimento adottati
nelle procedure di valutazione del rischio ambientale nell’ambito
della Direttiva 91/414/CE, può consentire il raggiungimento dell'obiettivo
di un uso più sostenibile dei prodotti fitosanitari che, tenendo
conto delle peculiarità del territorio italiano, conduca ad una
riduzione complessiva dei rischi senza perdita di efficienza per gli utilizzatori.
Il perseguimento di detto obiettivo può rappresentare, per le Imprese
ed il settore agricolo nel suo insieme, una importante opportunità
per giungere pronti all’appuntamento rappresentato dall’applicazione
degli imminenti, e rilevanti, cambiamenti normativi che stanno per essere
introdotti dagli organi comunitari nonché dalla modifica della
Politica Agricola Comunitaria (PAC) che avrà corso a decorrere
dal 1° gennaio 2014” (e anche in questo caso è fondamentale
abituarsi prima che si arrivi all’obbligo). I documenti citati si
trovano ai seguenti indirizzi: www.topps-life.org
- http://www.deiafa.unito.it
-
http://www.salute.gov.it
Ma, a prescindere dall’obbligatorietà di alcune norme, le
Aziende dovrebbero pensare all’ambiente, prima di tutto.
Molti lavori si stanno facendo per affinare l’approccio alla scelta
delle dosi dei fitofarmaci. La dose può essere modificata (o meglio
diremmo deve essere adeguata) in funzione dello sviluppo della vegetazione,
infatti è inutile, inquinante ed inutilmente costoso utilizzare
la medesima dose di acqua e prodotto su vegetazione di 30 cm come su parete
completa a fine stagione.
A tal proposito, una seria riflessione dovrebbe essere fatta sulla grande
opportunità di utilizzare quando possibile atomizzatori a recupero
di prodotto, che cominciano ad essere diffusi e sui quali da alcuni anni
stiamo raccogliendo dati molto interessanti.
Non sono argomenti troppo all’avanguardia, così come non
è più un argomento troppo all’avanguardia la viticoltura
di precisione, almeno per regolare le concimazioni attraverso le mappe
satellitari, o la valutazione dell’impronta carbonica aziendale
per capire dove agire per ridurre le emissioni del ciclo produttivo. E,
dato che tutti gli argomenti della filiera sono tra loro collegati, è
evidente che non si possa parlare di approccio completo alla difesa se
non si ragionano anche le concimazioni o le emissioni, e non solo quelle.
Dott. Agr. Marco Tonni, Dott. Agr. Pierluigi Donna, www.agronomisata.it
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