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LA
VITA DELLA VITE
Perché vendemmiare tardi in un’annata precoce?
Gli Agronomi di SATA ci fanno riflettere sul valore delle buone pratiche
colturali e della corretta scelta dell’epoca di vendemmia, sottolineando
i pregi delle Varietà tradizionali italiane.
Il panorama viticolo italiano è spesso condizionato
dalla diffusione di cultivar internazionali (Chardonnay, Merlot, Cabernet,
ecc.) che si diffondono, ubiquitarie, in diversi contesti a livello mondiale
grazie sia ad alcune prerogative organolettiche che li rendono particolarmente
riconoscibili e graditi, che alla facilità di coltivazione.
Uno degli elementi che “ingolosiscono” il viticoltore è
spesso la precocità di maturazione.
Così, coinvolti in una corsa alla vendemmia più precoce
del secolo, complice il trend dei mutamenti climatici, ci si dimentica
che nella vecchia cultura della viticoltura italiana,
la vendemmia è sempre stata associata alla stagione autunnale,
non alla piena esplosione vegetativa dell’estate.
Ma la pianta, scevra dalle mode e dai condizionamenti della psicologia
umana, continua imperterrita a seguire il suo naturale ciclo fisiologico:
nel pieno dell’estate si dedica a sé stessa, sviluppando
l’apparato vegetativo e sfruttando appieno il potenziale fotosintetico
delle lunghe giornate di luce, senza badare più di tanto a nutrire
gli acini. Solo in seguito, verso l’autunno (capita così
anche all’uomo nell’autunno dell’età) "pensa"
al valore della sua progenie, dirottando le proprie riserve a favore dei
vinaccioli: la prole, la garanzia di una discendenza!
Ma la completa e vera maturazione dei vinaccioli, che
è disgiunta dal mero accumulo di zuccheri, corrisponde all’accumulo
dei polifenoli migliori nei vitigni rossi e alla corretta
ed equilibrata maturazione (intesa come completezza delle componenti)
nei bianchi.
Le stesse molecole che proteggono il seme dalle alterazioni e gli consentono
di resistere in ambienti ostili fino alle sue possibilità di espressione
in una nuova spinta vitale, proteggono (che caso!) anche le nostre cellule
dalle ossidazioni e dalle alterazioni… l’organismo umano dall’invecchiamento!
Le varietà a ciclo lungo hanno più tempo,
durante la stagione, per fare questo lavoro. Il tempo permette alla vigna
di riequilibrare le varie componenti che durante le prime fasi della maturazione
si sono accumulate nell’acino spesso senza una “coerenza”
fisiologica.
Chi degusta l’uva per capirne il livello di maturazione, si rende
conto che sempre per primi arrivano gli zuccheri, che
come si sa diventano alcool: allora, chi si fida dell’analisi quantitativa
degli zuccheri decide di vendemmiare quando il succo è ricco di
zuccheri, senza pensare che la vera maturazione è
determinata anche da altri parametri. Infatti, solo alcuni giorni dopo
il massimo accumulo zuccherino giungono nell’acino quelle sostanze
difficili da misurare che determinano la sapidità
nei bianchi, così come più tardi si modificano le strutture
molecolari dei polifenoli, che nei rossi danno struttura e astringenza.
Se diamo il tempo a queste molecole di aggregarsi in forme più
complesse, più “rotonde”, anche i polifenoli
originariamente più aggressivi e verdi
divengono morbidi, dolci, avvolgenti, ad esaltare nel
contempo il gusto e la salute.
E sono proprio le nostre VARIETÀ AUTOCTONE, molte
storiche, altre di limitata diffusione e di recente riscoperta, quelle
che la fretta ha talvolta dimenticato a favore del facile e dell’immediato.
Ad esempio, l’Aglianico, il Montepulciano, il Sagrantino,
maturano in ottobre (come nelle poesie di noi bambini) ed hanno potenziali
polifenolici tra i più elevati in assoluto.
Ed anche i grandi bianchi italiani sono comunque ricchi di polifenoli:
Verdicchio, Fiano, Greco, Lugana, sono varietà
tardive, che si avvantaggiano enormemente se possono disporre del tempo
necessario per completare la loro maturazione.
… allora noi Agronomi di SATA consigliamo spesso agli Enologi che
collaborano con noi di attendere la fine di ottobre o l’inizio di
novembre per conseguire le maturazioni complete.
Certo, per non aver “paura”
di lasciare l’uva in pianta si devono conoscere bene sia la pianta
che l‘uva che essa porta, in modo da essere sicuri che quest’ultima
possa mantenersi sana a lungo. la consapevolezza
della resistenza dell’uva alle intemperie ed alle avversità
si ha solo quando le Aziende hanno lavorato con cura e precisione
durante tutta le stagione e l’uva è sana e poco
suscettibile ai rischi che comporta una vendemmia avanzata nel tempo.
È facile e comodo vendemmiare
presto, ma la qualità non si produce in cantina, e …con la
qualità della vita (e del vino) non si scherza!
Per SATA Studio Agronomico,
Dott. Agr. Marco Tonni e Dott. Agr. Pierluigi Donna
Marco Tonni marco.tonni@agronomisata.it
Pierluigi Donna pierluigi.donna@agronomisata.it
www.agronomisata.it
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