LA VITA DELLA VITE

A cura di Marco Tonni [tonni@asa-press.com]


Pubblico con piacere il testo dell’intervento che l’amico e stimatissimo collega Dott. Agr. Anselmo Montermini ha tenuto durante il Convegno nazionale sull’importanza dell’assistenza tecnica in viticoltura, realizzato a Breno (BS) lo scorso 18 Maggio.

Durante il Convegno, dal titolo decisamente lungo ma esplicativo “Assistenza tecnica territoriale: Progetto Qualità delle uve e dei vini, risultati e prospettive per la sostenibilità della vitivinicoltura in aree montane” si sono succeduti diversi relatori per il Centro Vitivinicolo Provinciale di Brescia, Terre da Vino (Piemonte), Fondazione Edmund Mach (Trentino), oltre che il presente di Anselmo, per illustrare quali vantaggi ambientali, economici e sociali si realizzino grazie ai servizi territoriali di assistenza tecnica e quali gravi problemi invece sorgano quando tali servizi vengono inopinatamente dismessi.
Per evidenziare ed esemplificare quanto di utile viene fatto dai servizi di assistenza tecnica in viticoltura, è servita in particolare l’esperienza del Centro Vitivinicolo Provinciale di Brescia realizzata in Valle Camonica, di cui renderemo conto prossimamente.
L’accorato messaggio è stato sicuramente colto dal Direttore Generale della D.G. Agricoltura della Regione Lombardia e dall’Assessore Regionale Lombardo all’agricoltura Giulio de Capitani, che si sono impegnati a valutare attentamente le proposte e le istanze emerse durante il convegno.

I Consorzi Fitosanitari Provinciali (Obbligatori): una struttura strategica, moderna ED ECONOMICA al servizio degli agricoltori italiani.
Dott. Agr. Anselmo Montermini – Direttore Consorzio Fitosanitario Reggio Emilia
Le strategie future della politica comunitaria saranno caratterizzate sempre più da una elevata attenzione per l’ambiente naturale ed agrario. La Direttiva 2009/128/CE comunemente nota come “Direttiva uso sostenibile degli agrofarmaci”, prevede come obbiettivi la riduzione dei rischi sulla salute umana e sull’ambiente, legata appunto all’utilizzo dei prodotti fitosanitari e la razionalizzazione del loro impiego attraverso l’introduzione della difesa integrata e dell’agricoltura biologica.
Fatti salvi i principali strumenti individuati dalla direttiva per raggiungere tali obiettivi, dal 2014 gli agricoltori italiani dovranno pertanto “attrezzarsi” per adempiere a tali obblighi. La struttura pubblica (Stato e Regioni) dovrà organizzarsi per adottare “i piani d’azione nazionali e regionali” con i quali garantire tempi e modi per l’attuazione degli strumenti di cui sopra e fornire un valido supporto alla corretta esecuzione delle numerose attività tecniche richieste.
Al fine di gestire una buona e/o soddisfacente organizzazione territoriale, un problema che sin da ora si presenta è la scarsità delle risorse disponibili.
Nell’attesa che dette risorse siano messe eventualmente a disposizione dall’UE, di seguito si porta a conoscenza degli addetti ai lavori che una possibile soluzione c’è ed è sin da ora adottabile, per trovare parte dei necessari finanziamenti, alfine di assicurare agli agricoltori un’assistenza tecnica indipendente.

Questa soluzione “possibile” è: i Consorzi Fitosanitari Obbligatori

I Consorzi Fitosanitari Obbligatori.
Sono enti di diritto pubblico, non economico, dipendenti dalla Regione di appartenenza, gestiti ed autofinanziati. Infatti per sopperire alle spese generali di amministrazione, i Consorzi Fitosanitari Obbligatori hanno facoltà di imporre una contribuzione annua, commisurata al reddito dominicale (RD). Quindi i Consorzi valutato l’ammontare dell’imponibile complessivo del Reddito Dominicale, come previsto dalla legge, applicano una “aliquota contributiva”, deliberata anno per anno, necessaria ad ottenere il gettito necessario a coprire le spese dell’Ente. Partecipano altresì alla formazione del bilancio di previsione, le somme che derivano da convenzioni e contratti che i Consorzi sottoscrivono con strutture terze. Cosa interessante è che l’entità del “contributo” viene deciso dagli agricoltori a seconda delle attività che essi decidono di svolgere, dalle esigenze ed emergenze che si manifestano nel territorio di competenza e che quindi possono trovare adeguate e rapide risposte tecniche.
In sostanza, per fornire alcuni parametri di grandezza, nelle province dove attualmente sono presenti i Consorzi Fitosanitari, circa la metà dei contribuenti pagano il “minimo” che è compreso tra 12 e 20 euro/anno e la restante parte si colloca tra i 20 e i 100 euro/anno. Pochi contribuenti arrivano a pagare oltre 1.000 euro/anno. Altra chiave di lettura in merito “all’entità del costo” dei Consorzi, utile alla comprensione sulla economicità di questi Enti, è che i Consorzi incidono mediamente dai 2,6 agli 8 €/Ha di SAU.
La gestione di ogni singolo Consorzio Fitosanitario Obbligatorio è affidata ad una Commissione amministratrice composta da 5 persone, nominate dalla Regione. Tre sono rappresentanti delle maggiori Organizzazioni agricole di categoria e tra essi vengono nominati il Presidente ed il Vicepresidente.
Gli altri due componenti sono di diritto: l’uno è il responsabile del Servizio fitosanitario regionale, l’altro è il dirigente dell’Assessorato agricoltura della Provincia.
La dimostrazione “vivente” che queste sono strutture sono efficaci, trasparenti, moderne ed economiche, e quindi vincenti, sono i 4 Consorzi Fitosanitari Provinciali operanti da decenni in Emilia. Più precisamente quello di Parma dal 1951, di Piacenza dal 1956, di Reggio Emilia dal 1962 e di Modena dal 1964.

Per Info: amontermini@regione.emilia-romagna.it



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