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LA
VITA DELLA VITE
A cura di Marco
Tonni [tonni@asa-press.com]
Il paradosso anti-qualità: zitti tutti!
Beh, se tutto il mondo vinicolo sa cosa sia il paradosso francese, ossia
la dimostrazione che il vino fa bene poiché i Francesi nonostante
l’alimentazione ricca di grassi animali soffrono meno di malattie
cardiovascolari rispetto ad altri popoli con alimentazione simile perché
bevono vino, forse in pochi sanno cos’è il triste paradosso
italiano.
Andiamo per ordine: in altre occasioni abbiamo parlato del valore sociale
ed economico di una Cantina Sociale che lavora per la qualità,
che propone una giusta remunerazione delle uve e sostiene quindi la viticoltura
del territorio, producendo inoltre vini di buon livello, graditi al consumatore,
a prezzi ragionevoli (cfr. “La Cantina Sociale: tomba della qualità
o culla della viticoltura?” www.asa.press.com).
Il percorso è impegnativo, perché accompagnare i soci verso
scelte di qualità che prevedono impiego di più ore in campo
per le cure dei vigneti significa visitare (le zone e i vigneti), conoscere
(i Viticoltori e le vigne), spiegare (le strategie e le operazioni), assumersi
la responsabilità della validità tecnica e della sostenibilità
economica di ciò che si propone. Un esempio: se, alla fine di una
annata di lavoro, si chiede ai Soci di attendere a vendemmiare 20-30 giorni
in più rispetto ai loro vicini perché così le uve
maturano davvero, e non sono solo colorate, questa è
una proposta “pesante”, difficile da far digerire, rischiosa
e scomoda.
Si deve preparare un percorso tecnico che, attraverso la giusta valutazione
delle potenzialità dei vigneti e della qualità delle uve,
giunga all’equo pagamento delle stesse, mettendo tuttavia in gioco
anche le capacità e l’impegno degli stessi Viticoltori, perché,
se è vero che chi produce meglio riceve pagamenti molto più
alti, è altrettanto vero che chi produce male guadagna poco! Compiuti
tutti questi sforzi, perlomeno si ha la soddisfazione di vedere come la
qualità delle uve e dei vini migliori in modo eclatante.
Per restare nell’ambito di esempi concreti, alla Cantina dei Colli
Amerini la raccolta si è conclusa pochi giorni fa e quindi ho esposto
al Presidente i risultati dell’ultima vendemmia, concludendo che,
oltre al buon livello qualitativo delle uve, si poteva essere soddisfatti
anche per il fatto di non aver avuto necessità di correggere i
mosti, dato che tutti erano sufficientemente zuccherini. Questo è
un risultato lusinghiero per una Cantina Sociale, sia perché ciò
corrisponde implicitamente a un buon livello di maturazione delle uve
di tutti i conferitori, sia perché in tal modo si evita l’acquisto
esterno di mosto concentrato per le correzioni.
Ed ecco il paradosso italiano.
Non crediate che evitare l’acquisto di mosto concentrato sia un
risparmio per la Cantina Sociale! Raccogliere uva matura e qualitativa
fa bene alla qualità, ma male al bilancio!
I concorrenti del settore sono ben felici di acquistare mosto concentrato,
che ovviamente diventa vino, perché così si aumentano i
volumi di commercializzazione e, considerato che per l’acquisto
si fruisce di un contributo pubblico pressoché pari alla spesa,
il costo per l’acquirente diventa prossimo allo zero.
Ma come?!
“Noi” Viticoltori e Agronomi ci impegniamo tutto l’anno
allo spasimo, per produrre uva di qualità spesso sottopagata, per
poi sentirci dire che hanno molti più vantaggi quelle Cantine che
acquistano il mosto concentrato perché fanno il vino “gratis”?
Che sia forse meglio ripensare qualcosa di questo perverso meccanismo?
Oppure continuiamo ad avvalorare nel silenzio le strategie anti-qualità
e anti-viticoltura, perché è più conveniente per
alcune Aziende e per qualche furbo e potente consulente “enologico-commerciale”
guadagnare sulle provvigioni incassate con gli abbondanti acquisti di
mosto?
Io, come Agronomo, sono indignato e sinceramente stufo di far finta di
nulla.
Forse sarebbe meglio parlare chiaro e forte e stilare guide, classifiche
e commenti sul vino pensando di più a chi il vino lo produce davvero,
ai viticoltori sinceri, alle Aziende scrupolose, a tutti quelli che stanno
arrancando per proporre qualità figlia del Territorio, e di meno
a quei nomi di grido che fanno girare tanto vino e affondare tanti vigneti…
Forse sarebbe meglio evidenziare questi paradossi e impedire queste disparità.
Oppure, tutti zitti ed estirpiamo i vigneti, tanto il mosto concentrato
può arrivare da qualsiasi parte del mondo “che è
uguale…”
Marco Tonni
Dott. Agr. Marco Tonni marco.tonni@agronomisata.it
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