LA
VITA DELLA VITE
L’inquinamento delle acque
Proseguiamo la pubblicazione degli interventi tenuti durante
il Seminario internazionale che SATA ha organizzato il 5 maggio scorso
presso la Guido Berlucchi in Franciacorta, titolato “Nuovi obiettivi
per il vino di qualità”, Sostenibilità e rapporti
con l’ambiente in un clima mutabile. Questa relazione riguarda la
problematica della gestione delle acque reflue di cantina, al fine di
ridurne il potenziale inquinante. Si vuole tracciare una panoramica delle
problematiche e dei metodi disponibili, in modo sintetico e sufficiente
a chiarire alcuni dubbi anche a chi non è necessariamente del settore.
Ovviamente, per approfondimenti invitiamo i lettori a contattarci.
L’inquinamento delle acque: i trattamenti
degli effluenti nell’azienda vitivinicola
Relatori: Joël Rochard, Valérie Mouton-Ferrier - ITV France
– Station Regionale Champagne - Pole Environnement
“È necessaria molta acqua
per fare un buon vino”. Questo detto, che, sorridendo, ricordiamo
che non va frainteso, fa capire quanta importanza ricopra l’igiene
nel processo produttivo enologico. La filiera viticola, come tutti gli
altri settori, deve limitare l’impatto ambientale delle proprie
attività. Gli scarti di lavorazione o gli effluenti di lavaggio
possono perturbare l’equilibrio biologico delle acque, ad esempio
aumentando i microrganismi acquatici, che consumano ossigeno a sfavore
della fauna superiore.
La lotta all’inquinamento aziendale poggia su due elementi complementari.
Per primo, a monte, è necessario un adattamento dei processi di
lavorazione, al fine di gestire al meglio l’acqua e ridurre il carico
inquinante all’origine. Secondariamente, a valle, si deve operare
il trattamento degli effluenti, realizzato singolarmente o collettivamente
e che può essere condotto attraverso più tecniche: evaporazione,
spandimento dopo trattamento, trattamento biologico. La stagionalità
degli effluenti di cantina necessita adattamenti di processi già
attivi in altri settori dell’agroalimentare e la dimensione spesso
limitata delle cantine esige che queste tecnologie siano adatte alla capacità
di investimento.
Al di là dell’aspetto legislativo, la considerazione dell’impatto
ambientale deve far parte di una visione d’insieme del settore vitivinicolo,
il quale non può oramai più prescindere dalla coscienza
del proprio ruolo multifunzionale di mantenimento dell’ambiente
e del paesaggio e sostenibilità e del sistema produttivo.
L’inquinamento degli effluenti può derivare da componenti
dell’uva e del vino, dai prodotti di pulizia, dai coadiuvanti di
vinificazione.
ANALISI DELLA SITUAZIONE
La composizione media degli effluenti è come di seguito:
pH 4,1 a 6, talvolta da 10 a 13 nei periodi di detartarizzazione
Domanda di Ossigeno 3000 a 20 000 mg di Ossigeno/litro
Volume generato da 30 a 250 litri per ettolitro di vino elaborato, di
cui il 40-60% durante la vendemmia
I principali aspetti legati alla riduzione
del carico inquinante sono :
- valorizzazione dei sottoprodotti di vinificazione (fecce, lieviti, acido
tartarico);
- recupero e gestione dei mezzi filtranti e degli agenti detartarizzanti.
Per quanto riguarda invece la gestione
dei reflui :
- Progettazione della cantina e organizzazione interna
- Ottimizzazione delle operazioni di pulizia
- miglioramento della facilità di pulizia dei supporti (pavimenti,
vasche, materiali)
- Eliminazione dei sistemi di raffreddamento a circuito aperto (acqua
per scorrimento)
I DISPOSITIVI DI TRATTAMENTO DELLE
ACQUE
La componente organica degli effluenti può essere separata attraverso
processi fisici, oppure trasformata in componenti non biologicamente impattanti
attraverso trattamenti biologici. I processi fisici utilizzano l’evaporazione,
statica o dinamica. I processi biologici sfruttano la presenza di microrganismi,
spesso innescati, se non già naturalmente presenti, e di enzimi,
al fine di trasformare le macromolecole inquinanti in molecole più
piccole che poi vengono metabolizzate degli stessi microrganismi che si
accrescono nel mezzo.
* Evaporazione
Si fa evaporare l’effluente, in modo che rimanga solo sostanza secca.
Vi sono due metodi, quello naturale e quello forzato.
Figura 1: principi del trattamento per
evaporazione
Fonte: Leovin, programma europeo Leonardo da Vinci
Il primo si può utilizzare solo in zone a bassa piovosità,
come l’area mediterranea, dove l’evaporazione naturale può
raggiungere i 400 mm/anno.
* Spandimento
Si possono adottare metodi per spandimento sui terreni agricoli, la cui
capacità di filtrazione e degradazione delle sostanze organiche
è molto elevata e che possono poi sfruttare la presenza di piante
che assorbono gli elementi minerali liberati dalla degradazione.
Figura 2 : schema di spandimento
Fonte : ITV France-CIVC
Per essere efficace e non inquinante, lo
spandimento va gestito con grande attenzione (calcolo del volume di effluenti
per unità di superficie in base alla capacità di degradazione
dei diversi suoli e di asportazione delle colture).
* Stoccaggio aerato
Questa variante del processo biologico, realizzata in bacini chiusi, prevede
continui rimescolamenti e filtrazioni delle masse per 15-40 giorni, in
modo da ridurre il carico di Ossigeno richiesto.
* Trattamenti intensivi
Sono metodi sequenziali che riuniscono i sistemi sopra citati in una catena
continua o discontinua, servono per stabilizzare il rapporto tra materia
organica e massa di microrganismi.
* Trattamenti associati a effluenti urbani
In questi casi gli effluenti delle cantine sono miscelati con quelli urbani
a cura di una gestione comune, in centri di depurazione. In zone ad alta
densità vinicola gli effluenti, presenti in grandi quantità
durante il periodo vendemmiale, vengono stoccati temporaneamente, per
essere utilizzati gradualmente.
* Trattamento anaerobio
È un trattamento biologico basato sulla trasformazione della sostanza
organica in metano e CO2. Il metano può essere recuperato, ma il
processo necessita comunque di un ulteriore trattamento aerobio a valle.
Nota integrativa di SATA Studio agronomico:
* Fitodepurazione
Da ultimo, descriviamo quello che riteniamo il processo attualmente più
interessante, citato dall’autore ma non specificamente descritto
nel testo, in quanto abbastanza innovativo. La fitodepurazione è
una variante-integrazione del metodo di spandimento e prevede di fatto
lo spandimento, ma in aree molto circoscritte e delimitate, isolate dall’ambiente
circostante in modo che non vi possano essere inquinamenti o fuoriuscite.
Si crea così un flusso sommerso controllato e viene sfruttata la
capacità dei suoli di filtrare e depurare, combinata con la capacità
di alcune piante appositamente coltivate su quei suoli di filtrare, assorbire
e degradare. L’effluente rimanente è talmente controllabile
(nel punto di fuoriuscita dal sistema) e pulito, che può essere
addirittura immesso nelle acque superficiali o riutilizzato per i trattamenti
antiparassitari in vigneto. Il sistema è sufficientemente economico
da adattarsi anche a cantine di piccole dimensioni.
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