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LA
VITA DELLA VITE
Prima di concludere la descrizione
del viaggio nell’Austria vitivinicola, gli agronomi di SATA vogliono
discutere di un argomento di attualità e presentare un Convegno
di grande interesse, che verrà proposto in Franciacorta il prossimo
5 Maggio.
Dall’Acqua al Vino
A parlare di come si consuma acqua producendo vino, di questi tempi, si
può essere fraintesi. Ma sgombriamo subito il campo da ogni dubbio:
qui non parleremo di utilizzo di acqua per frodi, bensì del suo
consumo e riciclo nella filiera produttiva. Tuttavia, permetteteci una
piccola parentesi in merito alle furiose polemiche ed alle veementi accuse
rivolte al settore vitivinicolo di questi tempi. Se è vero, come
è vero, che i delinquenti esistono in ogni ambiente, l’averli
scovati fa onore al sistema dei controlli che, più attento per
i vini DOC, è comunque efficiente anche per gli altri vini. Inoltre,
una riflessione. Quando un “ignaro” consumatore compra ad
occhi – e naso – chiusi un vino ad 1 Euro a bottiglia, dovrebbe
quantomeno fare una semplice considerazione: dentro quella bottiglia non
può che esserci una speculazione, che per forza di cose si consuma
alle spalle sue o, nel “migliore” dei casi, sulle spalle di
un viticoltore, la cui uva viene pagata talmente poco da obbligare all’estirpazione
del vigneto. Quindi , sappiate che per ogni litro di vino venduto a prezzo
stracciato, viene estirpata e persa per sempre una pianta di vite tra
le colline Italiane.
Ma lasciateci parlare ora di questioni tecniche, più che di tristi
vicende enologiche. Per produrre vino, serve molta acqua. Giusto per farsi
un’idea, per ogni chilo di uva prodotta in campo servono alla vite
da 200 a 400 litri di acqua. E, fin qui, nulla di strano né di
grave, almeno per i nostri modelli viticoli: l’acqua verrebbe comunque
utilizzata, in dosi da 2 a 4 volte superiori, da qualsiasi altra coltura
si dovesse realizzare al posto della vite. Inoltre è comunque acqua
che arriva dalle piogge o presente nel sottosuolo, normalmente infatti
non si utilizza acqua da irrigazione per la viticoltura, o comunque se
ne usa poca, ad integrazione delle precipitazioni. Diverso per viticolture
in zone nuove (Argentina, Cile, Australia, California, ecc), dove spesso
si pretende di coltivare utilizzando la tecnica e la tecnologia a prescindere
dal clima locale, quindi si sfrutta l’irrigazione per permettere
alla vite di crescere in zone aride e calde.
Altro punto della filiera dove si consuma acqua è la cantina. Qui
l’acqua utilizzata è molta e tutta di provenienza esterna.
Inoltre (salvo frodi…!) tutta viene scaricata all’esterno
pre- o post- depurazione. Questo è un punto importante: come si
gestisce questa massa di acqua, cosa contiene dopo il suo utilizzo in
cantina e che destino ha. Le cantine più attente si stanno attrezzando
per la depurazione autonoma delle acque, anche se ad oggi le differenze
di normativa e di interpretazione della stessa nelle diverse Regioni italiane
sono, purtroppo, notevoli. Non sempre viene riconosciuto l’impegno
di chi depura le proprie acque prima dello scarico, attraverso sgravi
di tassazione sugli scarichi stessi; quindi, mancando l’interesse
economico nel riconsegnare effluenti più puliti, viene meno un
forte stimolo verso una gestione sostenibile di questo aspetto. Ad oggi,
è la coscienza ambientale delle singole Cantine che le fa propendere
verso una gestione virtuosa degli effluenti.
Il 5 Maggio, presso il Relais Franciacorta dell’Azienda Guido Berlucchi,
si terrà un importante seminario in Franciacorta, dal titolo NUOVI
OBBIETTIVI PER IL VINO DI QUALITA’: Sostenibilità e rapporti
con l’ambiente in un clima mutabile. Si parlerà di se e come
sta cambiando il clima nelle zone vitivinicole europee, di come si dovrebbe
auspicabilmente impostare la filiera vitienologica in modo da proporre
un modello produttivo sostenibile ed efficiente, di come si può
monitorare il processo produttivo in campo al fine di averne sotto controllo
i punti critici ed individuare pregi e difetti della pratiche di campagna
di ogni singola Azienda. La viticoltura e, soprattutto, il nostro approccio
verso la pianta ed il “sistema vigneto” dovranno cambiare
in funzione degli ipotetici mutamenti climatici? La gestione dell’acqua
in campo ed in cantina può essere considerata solo come una fase
di processo, o va vista come un consumo da gestire per non mandare in
crisi un sistema? La gestione del vigneto può essere controllata
per comprendere dove e come migliorarla, sia per un incremento qualitativo
delle uve che per una diminuzione dell’impatto ambientale? Crediamo
che il 5 Maggio si potranno affrontare questi temi in modo da gettare
le basi di un dibattito che, ora solo accennato, potrebbe divenire sempre
più attuale e importante.
Per SATA Studio Agronomico,
Dott. Agr. Marco Tonni e Dott. Agr. Pierluigi Donna
Dott. Agr. Marco Tonni marco.tonni@agronomisata.it
Pierluigi Donna pierluigi.donna@agronomisata.it
www.agronomisata.it
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