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IL
VIAGGIO GASTRONOMICO
A
cura di ASA - asa.web@asa.press.com
IL COLLIO, CULLA DI ANTICHE TRADIZIONI
Il Collio, una parte particolarmente bella del Friuli, ha moltissimo da
offrire al turista enogastronomico: è un territorio ricchissimo
di tradizioni molto singolari, e i suoi abitanti hanno un grande amore
per tutto quello che di più tipico cresce nella loro terra, per
cui la coltivano con un’attenzione esemplare.
Un giro “esplorativo” del Collio potrebbe iniziare a Cividale,
città fondata, secondo la tradizione, nel 50 A.C. da Giulio Cesare
e chiamata in suo onore Forum Julii. Tuttavia, già prima di allora
vi furono degli insediamenti venetici e celtici. Occupata nel 568 dai
Longobardi, guidati dal re Alboino, Cividale divenne la capitale del primo
ducato longobardo. Nell'VIII secolo, durante la dominazione dei Franchi,
la città mutò il suo antico nome di Forum Julii in quello
di Civitas Austriae. Il termine Civitas si tradurrà in seguito
nell'attuale Cividale. Con la nascita dello Stato patriarcale friulano
(1077), Cividale divenne la sede temporale del patriarcato per poi, nel
1420 passare sotto il dominio della Repubblica veneta.
La città è attualmente candidata a “Patrimonio dell’Umanità”
presso l’Unesco grazie ad un progetto “Italia Langobardorum”,
di cui Cividale è capofila, anche per il Tempietto Longobardo,
oltre che alla bellezza armoniosa di tutto il borgo antico. Il fiume Natisone
che si è scavato un letto a strapiombo, in epoca remota, conferisce
un particolare fascino alla parte della cittadina che vi si affaccia.
Porcini gratinati
su foglie d'uva (Ristorante Sale e Pepe)
Seguendo il fiume in salita per arrivare nelle Valli del Natisone si possono
scoprire paesaggi d’altri tempi, o forse d’altri luoghi. Attraverso
strade spesso strette e ripide ma molto ben tenute si arriva a paesini
incantevoli, che infatti sono lo scenario ideale per numerose manifestazioni
artistiche, folkloristiche ed enogastronomiche. Le persone che hanno scelto
di rimanere in questi luoghi oppure di ritornarvi sono spesso molto interessanti
e possono insegnare molto a chi è interessato alla biodiversità
e alle tradizioni gastronomiche. Un esempio è Teresa Couaceuszach,
la quale venti anni fa, insieme al marito Franco, ha aperto il ristorante
Sale e Pepe a Stregno/UD, proprio nelle Valli del Natisone. Una grande
cucina, tanto che gli ospiti spesso chiedono perché i proprietari
non hanno preferito aprire un locale a Cividale, più frequentata.
Teresa risponde “poi, dove trovavo le mie erbe, le mie mele, i miei
silenzi, le mie luci, i miei fiori, i miei prati?” Tutti ingredienti
che confluiscono nelle sue ricette, insieme a tante altre materie prime
tipiche della zona e di assoluta freschezza e qualità. Alcuni esempi
scelti dai suoi menù (costruiti su quanto disponibile nella stagione):
Marvice (pasta buttata) con ragù di cinghiale; fiori di patate
(tranquilli, usa i tuberi; i ravioli hanno semplicemente forma di fiori!)
e sklopit con crema di ricotta e pinoli; millefoglie di pane, radicchio
rosso e salsiccia; blinì di grano saraceno con carciofi; Zlincnjaki
di zucca; polentina di grano saraceno con ricotta salata, mela (quella
“seuka”, tipica del posto) e kren; gnocchi di susine; blinì
di grano saraceno con funghi porcini; coscia di coniglio farcito alle
erbe; braccioline d’agnello gratinate al timo e molto, molto altro
ancora – un vero crogiolo di tradizioni, tipiche del Collio e in
generale del Friuli. 300 le referenze di vino. E’ sorprendente come
in un luogo apparentemente nascosto arrivino tanto persone a riempire
i 60 posti disponibili – spesso solo su prenotazione (0432-724.118),
ma il ristorante è aperto e lavora tutto l’anno, per un “turismo
mirato”, da intenditori. Chiediamo a Teresa a chi ama ispirarsi.
Un suo grande maestro è stato Gianni Cosetti del ristorante Roma
di Tolmezzo, una memoria storica del territorio, il quale ha espresso
a sua volta apprezzamento e ammirazione per la cucina di Teresa.
Santuario Castelmonte
Un “altro tipo di turismo” porta al Santuario di Castelmonte/UD,
raggiungibile da Cividale in auto, in bicletta o a piedi (se si è
disposti ad affrontare una buona salita, a 618 metri sul livello del mare).
E’ tra i più antichi santuari d’Italia; le sue origini
risalirebbero all’età romana tardo-antica. Il cuore del santuario
è la Madonna con il bambino, entrambi di colore bruno, in una statua
lignea molto pregevole. Intorno, un piccolo borgo-fortezza, dove si può
trovare anche ristoro e ospitalità. Dal monte si gode una vista
molto panoramica a 360°.
Un “must”, durante un tour nel Collio e nei suoi dintorni
ossia le sue sottozone, è la visita di almeno un vigneto con cantina.
La zona è particolarmente vocata alla viticultura, sia per i vini
bianchi che per quelli rossi. Nel Friuli sono state ritrovate oltre 100
varietà autoctone di vitis vinifera; l’università
di Udine ne custodisce un buon numero, in una banca genetica. I viticoltori
possono impiantare un vigneto di piante autoctone solo se la varietà
è iscritta nell’apposito registro nazionale, a garanzia della
qualità, e le difficoltà burocratiche possono essere notevoli,
a parte la necessità di una quinquennale sperimentazione atta a
valutare le caratteristiche qualitative delle piante, dell’uva e
del vino prodotto. Abbiamo visitato la cantina Ronchi di Cialla che coltiva
e vinifica esclusivamente dei vitigni autoctoni friulani. Negli Anni Settanta,
il titolare Paolo Rapuzzi riesce a salvare lo “Schioppettino”
dalla scomparsa. Per ottenere l’autorizzazione a coltivarlo si vede
costretto ad… autodenunciarsi. Ma già nel 1976 lui e la moglie
Dina ottengono il prestigioso premio “Risit d’Aur”,
proprio per il merito di aver salvato questo vitigno. Assaggiamo dei meravigliosi
Ribolla Gialla, Ciallabianco, Verduzzo di Cialla, Schioppetino, Refosco
e Picolit, accompagnati da gustosi bocconi di formaggi e salumi, in parte
fatti in casa. www.ronchidicialla.com
Seconda generazione in cantina Ronchi
di Cialla
Nel Collio, e in Generale nel Friuli-Venezia-Giulia, il “gastronauta”
trova tutto l’anno infinite specialità da assaggiare e da
comperare, per esempio negli eventi organizzati da “Friuli Via dei
Sapori”, in varie località e su diverse tematiche. www.friuliviadeisapori.it
Pregevole la collana di piccoli libri edita sempre da Friuliviadeisapori,
sui prodotti tipici della regione, “Monografie golose”: cosa
sapere, dove trovare, come gustare e cucinare.
Per addentrarsi meglio nella affascinante e complessa realtà del
Friuli – storia, lingue, tradizioni e specialità –
è consigliabile la lettura del libro “La Patria del Friuli
– Un lungo percorso identitario”, edito dalle province di
Udine e Pordenone e dalla Comunità delle Province Friulane.
Gudrun Dalla Via
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