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IL
VIAGGIO GASTRONOMICO
A
cura di ASA - asa.web@asa.press.com
Sulla strada europea del tartufo. L’Italia remota
dell’Appennino Centrale
Tra arte, archeologia, fede ed enogastronomia, nella valle del fiume
Savio, per scoprire Sarsina, Mercato Saraceno e Bagno di Romagna.
Sensazioni
di un viaggio a ritroso nel tempo con la “Strada del Tartufo d’Italia
e d’Europa”, disegnata dal Patto Territoriale dell’Appennino
Centrale, associazione a cavallo di quattro regioni (Emilia Romagna, Toscana,
Marche e Umbria), undici Comunità montane dell’Appennino
Centrale suddivise in quattro province (Forlì Cesena, Arezzo, Perugia
e Pesaro Urbino). Oltre a guidare il visitatore alla conoscenza del pregiato
tubero, generosamente reperibile in questi boschi, vuole essere un importante
veicolo di promozione turistica per i centri a cavallo dell’Appennino
Centrale, un’Italia minore, che poi minore non è.
“Una nuova idea di sviluppo – dice Roberto Rossi, presidente
del Patto Territoriale dell’Appennino Centrale - un progetto con
l’obiettivo di vivere e far conoscere i territori del Patto in un’ottica
di sistema di eccellenze: il tartufo e i prodotti tipici del comprensorio,
la natura tranquilla e suggestiva, le città e i borghi con i loro
tesori d’arte nascosti, l'artigianato di qualità, le tradizioni,
il folclore e la cucina”.
Un viaggio alla scoperta di una parte dell’Appennino Centrale, cominciando
dalle prelibatezze gastronomiche. In passerella, nella suggestiva cornice
della sala degli affreschi dell’hotel Al Piano di Sarsina, Pierluigi
Manfroni, chef patron de “Il Bersaglio” di Città di
Castello (Pg) che ha deliziato i palati con la rivisitazione di una deliziosa
pappa al pomodoro, Riccardo Agostini del ristorante “Il Piastrino”
di Pennabilli (Pu), che ha elaborato squisiti cappelletti di ricotta in
brodo di sambuco, lamelle di prugnolo e germogli, Claudio Averardi e Gabriele
Russo del ristorante “Al Piano” con un indimenticabile agnello
stufato con lischi e polenta brasata. Rossanina Del Santo, a nome del
discepolo di Escoffier Roberto Lodovichi di Arezzo, ha presentato l’innovativo
tortino di cioccolato con tartufo, mentre Giuliana Saragoni, nella sua
accogliente “Locanda del Gambero Rosso” di San Piero in Bagno
(Fc) ha proposto: carpaccio di carne bovina romagnola con tartufo, zuppa
di erbe, tortello di patate con formaggio di fossa, basotti, agnello con
lischi e i dolci del parco delle foreste casentinesi.
Tra
tante delizie anche un invitante menu di gala elaborato dagli chef del
ristorante “Al Piano” di Sarsina: sformatino di porcini su
crema di lischi, tagliatelle con pesto di strigoli e salsiccia matta,
ravioloni con ripieno di raveggiolo si funghi prugnoli, filetto in crosta
di castagne e tartufo nero, cantucci e lattaiolo, il tutto accompagnato
dai vini della cantina Casali di Mercato Saraceno (Fc).
Dopo questa scorpacciata di piatti tipici, eccoci pronti alla riscoperta
del territorio, in particolare sul versante romagnolo. A Sarsina, prima
di tutto, dove molti turisti, sbagliando, passano veloci sulla superstrada
senza fermarsi. Non sanno che Sarsina è città romana di
grande interesse, con uno dei musei archeologici più importanti
d’Italia. La visita è d’obbligo per chi ama la storia
antica. Monumenti funebri anche grandiosi, mosaici raffinatissimi, statue,
tutto riporta ai primi secoli dopo Cristo, periodo di fulgore per questo
centro, patria del commediografo Tito Maccio Plauto. Per chi ama il bello,
anche il museo d’arte sacra, nell’ex residenza dei vescovi
di Sarsina, è interessante raccolta di oggetti sacri e dipinti.
La basilica cattedrale ha celebrato nel 2008-2009 i mille anni dalla sua
costruzione ed è stata al centro di numerose iniziative. L’imponente
edificio romanico è meta di pellegrini dall’Italia e dall’estero,
che qui giungono per ricevere la benedizione con la “catena di San
Vicinio”, un collare metallico che la tradizione fa risalire al
santo vescovo vissuto tra il III e IV secolo. Una sosta gastronomica consigliata
è al Panificio Rossi Raffaello (www.lacortediraffaello.com)
dove si possono gustare creativa pasticceria e dolci tradizionali, mentre
formaggi di pecora e capra sono prodotti dall’azienda Tranripa,
nella omonima frazione. Un laboratorio tutto particolare è
quello di Viletta Righi, che esprime il suo estro artistico nella creazione
di cravatte di alta qualità (info@regalcravatta.it).
Altra tappa significativa va fatta a Bagno di Romagna, celebre per le
sue terme che risalgono ai tempi dei Romani. Acque benefiche (bicarbonato
alcaline e sulfuree) ma non solo quelle fanno bene, qui a Bagno di Romagna.
C’è la pace dei boschi infiniti, con infiniti sentieri segnalati,
con percorsi alla ricerca di alberi monumentali, paesini da scoprire nei
dintorni , dove la vita scorre lenta e dove è facile fare amicizia
e buon sangue. Anche l’arte e la gastronomia (tra specialità
romagnole e toscane) non lasciano delusi gli appassionati. Alcuni ristoranti
sono molto rinomati, come “Paolo Teverini” e “Gambero
Rosso”, ma in ogni trattoria la cucina è molto curata e tipica
del territorio. Tutte le informazioni su www.bagnodiromagnaturismo.it.
Infine una nota per gli appassionati di vino. Una cantina certamente da
visitare è quella di Valerio e Paolo Casali, a Mercato Saraceno
(www.tenutacasali.it),
18 ettari vitati su dolci declivi, dove il Sangiovese dà ottimi
risultati. Una chicca il “Terre di San Vicinio Passito”, un
Terrano in purezza da vendemmia tardiva.
Roberto Vitali
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