LA
BORSA DELLA SPESA
A cura di
ENZA BETTELLI [asa.web@asa-press.com]
Il fico d’India
Questo
caratteristico frutto, che altro non è che una bacca carnosa, è
chiamato anche fico di Barberia poiché furono gli Arabi a introdurlo
in Sicilia, pur essendo originario del Messico e commerciato già
dagli Aztechi. Il fico d’India ha attecchito perfettamente nell’isola
e oggi questa pianta è inserita nella lista dei prodotti agroalimentari
tradizionali italiani (P.A.T.), in particolare quelle coltivate nelle
valli del Belice e del Torto e quelle di San Cono. Inoltre, il fico d’India
di San Cono e quello dell’Etna sono riconosciuti come prodotti a
Denominazione di origine protetta (DOP). La conformazione della pianta
è ugualmente caratteristica ed è costituita da pale che
sono erroneamente considerate foglie. I frutti sono ricoperti da sottilissime
spine, semplici da staccare ma che si conficcano con facilità nella
pelle di chi maneggia i fichi d’India grazie alle loro minuscole
scaglie uncinate. I frutti cambiano colore a seconda della varietà
e possono essere bianchi, verdi, giallo arancio e rosso porpora. Anche
la forma del frutto varia a seconda del periodo di maturazione ed è
tondeggiante in quelli precoci per divenire più allungata in quelli
tardivi. Tutti i fichi d’India sono ricchi di sali minerali e vitamina
C, ma non bisogna esagerare nelle quantità poiché i numerosi
semini che contengono potrebbero accumularsi e provocare il blocco del
transito intestinale.
ACQUISTO E CONSERVAZIONE
La raccolta nelle nostre regioni meridionali inizia all’incirca
a metà luglio, prosegue a scalare fino a ottobre e i frutti sono
reperibili fino a novembre e oltre grazie alla conservazione nei frigoriferi.
La prima classificazione avviene tenendo conto del colore dei frutti e
del loro contenuto di semi. Inoltre, i frutti maturi devono avere polpa
morbida e pelle integra e di colore uniforme e senza macchie. I fichi
d’India si conservano per un paio di giorni a temperatura ambiente
e fino a una settimana in frigorifero, nello scomparto per i vegetali
ma chiusi in un sacchetto o un contenitore per evitare che le loro sottili
spine si depositino sugli altri alimenti.
QUANTO COSTA
(Dati forniti dalla So.Ge.Mi. SpA, Ente Gestore dei Mercati Agroalimentari
all’Ingrosso di Milano - www.mercatimilano.it).
L’ingresso al Mercato all’Ingrosso di Milano in via Lombroso
54 è consentito al pubblico ogni sabato dalle ore 9.00 alle 12.00
per acquisti per un quantitativo minimo di una cassetta.
Nel 2013 in Mercato sono stati commercializzati
oltre 16.000 quintali di fichi d'india provenienti da Puglia e Sicilia.?
In questo periodo sono disponibili solo fichi d'India siciliani e sono
venduti tra 0.90 e 1.10 euro al chilogrammo.
IN CUCINA
Le loro sottili spine sono molto fastidiose, ma ormai i frutti vengono
venduti praticamente già puliti. Conviene in ogni caso maneggiarli
con i guanti da cucina e lasciarli a bagno in acqua fredda o sciacquarli
sotto l’acqua corrente prima di pelarli. Per asportare la buccia,
tagliate il frutto alle due estremità con un coltello ben affilato
per staccarle, poi incidete la buccia al centro con un taglio verticale,
senza intaccare la polpa sottostante, e sollevate infine la buccia lungo
questo taglio tirando i lati tagliati verso l’esterno per staccarla
completamente.
I frutti si consumano di solito al naturale,
preferibilmente freddi di frigorifero, ma sono eccellenti anche sotto
forma di succo, ricavato con la centrifuga e mescolato con succo di arancia
o di carota che ne ravvivano il gusto. Se ne ricava anche una insolita
crema. Mondate e tagliate i frutti e fateli cuocere per qualche minuto,
poi passateli al passaverdure con il disco a fori piccoli per eliminare
i semi e rimettete il puré sul fuoco, mescolandovi dell’amido
di mais diluito con poca acqua fredda, fino a ottenere la consistenza
desiderata.
Le pale sono ugualmente commestibili, anche se da noi sono utilizzate
quasi esclusivamente come foraggio, e in Messico e nelle altre regioni
latinoamericane si consumano cotte sulla piastra.
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