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DAL
MONDO DEL VINO E DELLA VITE
A cura di Roberto
Rabachino [rabachino@asa-press.com]
Vino rosso e cioccolato: il falso mito del resveratrolo
Sorpresa. Il resveratrolo, antiossidante contenuto soprattutto nel
vino rosso (ma anche nel cioccolato fondente e frutti di bosco) non
avrebbe tutti gli effetti benefici che in tutti questi anni la scienza
gli ha attribuito. Non sarebbe dunque collegato a un miglioramento della
salute e non è grado di ridurre il rischio di morte, di malattie
cardiache o di cancro. Di più, questa sostanza non sarebbe poi
così importante per determinare una maggiore longevità degli
italiani. Almeno così sostiene un nuovo studio appena della Johns
Hopkins University pubblicato su Jama Internal Medicine che ha preso
in considerazione proprio una fetta di popolazione italiana.
Lo studio è stato fatto su un campione di 783 individui, uomini
e donne di 65 anni residenti in Toscana, nella regione del Chianti, dove
è piuttosto diffuso il consumo di vino rosso. Il team di ricercatori,
guidati da Richard Sembra ha studiato la popolazione dal 1998 al 2009
. Ai partecipanti è stato chiesto di compilare un questionario
sulle abitudini alimentari e sono stati eseguiti esami sulle loro
urine per misurare i livelli di resveratrolo. Poco più di un terzo
del campione è morto nel giro di nove anni. Al 5% dei partecipanti
è stato diagnosticato un cancro e il 27% ha sviluppato una malattia
cardiaca nel corso dello studio. Dopo aver tenuto in considerazione fattori
come età e sesso, chi presentava concentrazioni più elevate
di resveratrolo non è risultato avere meno probabilità nel
tempo di morire, per qualsiasi causa, rispetto a chi non aveva traccia
della sostanza nell’urina. La concentrazione di resveratrolo inoltre
non è risultata in alcun modo associata con marcatori dell’infiammazione,
di malattie cardiovascolari o dei tassi di cancro. In conclusione, il
resveratrolo celebrato per anni con un vero «toccasana» per
la salute non avrebbe tutti questi benefici.
Studi precedenti avevano indicato benefici del resveratrolo nel rallentare
l’invecchiamento e mantenere le cellule sane ma, per carenza di
prove inequivocabili non sono mai state redatte vere e proprie raccomandazioni
ufficiali sull’uso di questo antiossidante per prevenire le malattie
cardiovascolari. Molto si è discusso sul suo ruolo nel cosiddetto
“paradosso francese”, il fenomeno per il quale in Francia,
nonostante l’alto consumo di alimenti ricchi di acidi grassi saturi,
l’incidenza di mortalità per malattie cardiovascolari è
inferiore rispetto ad altri Paesi con una dieta simile. Da qui l’associazione
tra il consumo di vino rosso e l’apparente bassa incidenza di malattie
cardiache, correlazione che è però sempre stata molto criticata
per mancanza di sufficienti evidenze scientifiche. Lo studio appena pubblicato
dimostra ora che almeno sul piano alimentare non ci sarebbe correlazione
tra resveratrolo e benefici per la salute.
«La ricerca indica che il resveratrolo ai dosaggi ottenibili con
un’alimentazione normale non è protettivo» commenta Andrea
Poli, direttore scientifico dellaNutrition Foundation of Italy. «Andrebbe
però studiato l’effetto di dosaggi farmacologici, superiori
a quelli alimentari, che in vitro hanno mostrato effetti interessanti.
Inoltre sappiamo che è la componente alcolica (quindi
vino, birra o superalcolici) quella protettiva e non le componenti minori
del vino. Gli studi indicano che dosi moderate di alcol, non superiori
ai 40 grammi di alcol al giorno per l’uomo (circa 3 bicchieri di
vino) e ai 20-25 nelle donne (2 bicchieri) possono avere effetti cardiovascolari
favorevoli».
Nonostante i risultati negativi sul resveratrolo, gli studiosi hanno però
notato che in alcune persone alimenti come vino, cioccolato, frutti di
bosco hanno ridotto le infiammazioni. Come mai? «È solo che
i benefici, se ci sono, provengono da altri polifenoli o sostanze presenti
in questi alimenti» commenta Richard Sembra. «Sono alimenti
complessi- chiarisce - e tutto quello che sappiamo del nostro studio è
che i benefici, molto probabilmente, non sono legati al resveratrolo».
Non è sorpreso del risultato del nuovo studio il nutrizionista Andrea
Ghiselli ricercatore del CRA (Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione
in Agricoltura) di Roma : «Le bevande alcoliche tutte, qualsiasi
esse siano, riconoscono i loro effetti in funzione della quantità
di alcol presente. L’alcol ha due funzioni: una che può sembrare
benefica in quanto abbassa il livello di colesterolo cattivo, diminuisce
l’aggregabilità delle piastrine e migliora il controllo glicemico.
Tutte queste azioni si traducono in una certa “protezione”
cardiovascolare. D’altra parte però l’alcol è
un cancerogeno e le bevande alcoliche (tutte) sono tra i cancerogeni di
grado 1, vale a dire “sicuramente cancerogeni per l’uomo”.
Quindi le bevande alcoliche se da un lato sembrano esercitare un certo
effetto protettivo, dall’altro comportano un aumentato fattore di
rischio. C’è da dire che la diminuzione della colesterolemia,
dell’aggregazione piastrinica e il miglioramento del controllo glicemico
si possono ottenere, senza dover ricorrere all’alcol, da uno stile
di vita corretto, astensione dal fumo, consumo di frutta e ortaggi, pochi
prodotti animali, tanta attività fisica. Tutte queste azioni comportano
protezione cardiovascolare senza rischio di cancro. È’ un’affermazione
pericolosissima attribuire qualche beneficio ad alimenti che sono tipicamente
associati alla sfera del piacere, perché è come dare consenso
al vizio e le persone non aspettano altro. Piacerebbe ovviamente a tutti
noi soddisfare i sensi senza dover pagare pegno».
Fonte: Cristina Marrone – Corriere della Sera
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