|
DAL
MONDO DEL VINO E DELLA VITE
A cura di Roberto
Rabachino [rabachino@asa-press.com]
Il futuro secondo Assoenologi
Da qui al 2043, quindi nei prossimi trent’anni, un miliardo di persone
in più sulla Terra avrà la disponibilità economica
per acquistare beni voluttuari. E tra questi anche il vino. La proiezione
degli analisti rappresenta il punto di partenza di una corsa alla conquista
del consumatore che coinvolgerà tutti i settori merceologici, in
primo piano il vino italiano che, con l’export in costante crescita,
è la locomotiva dell’agroalimentare. Il comparto vitivinicolo
made in Italy è pronto alla «sfida dei trent’anni»,
con una formula vincente che lo collocherà ai vertici della competizione,
non solo per numeri, ma anche in valore, tanto che il primato attualmente
detenuto dalla Francia potrebbe essere uguagliato se non superato. È
questo il messaggio che arriva dal 68° Congresso di Assoenologi, concluso
ad Alba lo scorso 7 luglio, dove seicento esperti dell’associazione
di categoria più antica e numerosa al mondo si sono confrontati
su passato, presente e futuro. La corsa alla conquista dei mercati attraverso
la qualità parte proprio dal Piemonte, la regione italiana con
il maggior numero di vini a denominazione d’origine (58 di cui 42
Doc e 16 Docg).
“Proprio in Piemonte - ricorda Giuseppe Martelli - direttore generale
di Assoenologi - la nostra associazione fu fondata nel 1891, ad Asti,
per opera di Arturo Marescalchi. Oggi raggruppa e rappresenta 4 mila professionisti,
ossia il 90 per cento dei tecnici vitivinicoli attivamente impegnati.
Se il vino italiano ha raggiunto i risultati che tutti gli riconoscono
nel mondo è perché il ruolo dell’enotecnico è
diventato importante e indispensabile. Anche i più scettici si
sono convinti che la tradizione da sola non risolve i problemi, non migliora
la qualità, non sana i bilanci delle aziende e che il vino, come
qualsiasi altro prodotto biologico alimentare, senza tecnologia solo casualmente
può essere di qualità”.
“E il vino - dice Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi
- è il miglior marcatore del territorio. Si fa soltanto sul posto
a differenza di altri prodotti. Ma bisogna essere consapevoli che la cantina
non è più solo una poesia, dobbiamo uscire dal guscio, individuare
quali mercati sono più adatti ai nostri vini e percorrere quelle
strade”.
Il settore vitivinicolo guarda oltre il
profilo delle colline, ma con i piedi ben saldi nel vigneto. Non a caso
il tema del 68° Congresso è stato “Cinquant’anni
di Doc: il territorio, il vino, l’enologo”. Un intreccio fra
tradizione e innovazione. Questa è stata la formula vincente, raccontata
anche da alcuni protagonisti, come Angelo Gaja, Angelo Maci e il marchese
Piero Antinori: italiani che, ciascuno con le proprie peculiarità
e diversità, hanno scritto e stanno scrivendo gloriose pagine nella
storia delle viticoltura italiana.
Guardare al trentennio che verrà
significa anche misurarsi con altre sfide, prime fra tutte quelle legate
al clima e all’ambiente. Le condizioni ambientali anche in Italia
stanno mutando con oscillazioni improvvise, tali da stravolgere antiche
e consolidate certezze di coltivazione. Al congresso sono state illustrate
le esperienze di una viticoltura estrema, quella che ogni giorno deve
fare i conti con zone desertiche, prive d’acqua oppure precipitate
negli intensi rigori invernali. Bob Bertheau (Columbia Valley), Alberto
Antonini (Mendoza, Argentina), Len Knoetze e Heinè Janse van Rensburg
(Belville, Sudafrica), hanno raccontato come, grazie alla tecnologia,
si può vincere e addomesticare le condizioni estreme di viticoltura.
“Un modo per trasformare le criticità in opportunità
- dice ancora Martelli - e un’esperienza che può tornare
molto utile anche in Italia”.
Vai
all'indice di Dal Mondo del Vino e della
Vite
|
|
|