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DAL
MONDO DEL VINO E DELLA VITE
A cura di Roberto
Rabachino [rabachino@asa-press.com]
Vigneto Italia, bene rifugio per il mondo finanziario
“Enotria”,
l’Italia del vino, nonostante la crisi economica, continua ad attirare
capitali, soprattutto dall’estero. I territori e le aziende del
vino made in Italy si confermano realtà a cui il mondo finanziario
ed imprenditoriale guarda ormai come ad un bene rifugio, paragonabile
all’oro.
Il vino italiano, forte del successo legato all’export, è
ormai primo per il rapporto qualità/prezzo, la ricchissima articolazione
delle sue tipologie e l’immagine. E l’Italia resta decisamente
il contesto migliore per fare business con il vino.
Per il professor Stefano Cordero di Montezemolo, direttore dell’European
School of Economics di Milano e Firenze «queste tendenze dimostrano
che il mondo del vino ha retto la crisi meglio di altri e lo ha fatto
perché non è solo business, ma anche paesaggio, storia,
popolo, cultura. I capitali stranieri possono essere un’opportunità
per i territori se si creano disponibilità e apertura tali da contribuire
alle trasformazioni richieste dalle moderne logiche della competizione
in un settore che non può più vivere solo di qualità
del prodotto».
Gli esempi di investimenti non mancano, sia da parte di grandi gruppi
finanziari ed industriali più attenti all’aspetto produttivo,
sia da chi guarda al valore aggiunto immobiliare e al patrimonio fondiario
per costruire o ricostruire un’impresa vitivinicola tra le colline
dei terroir più importanti. Basti pensare al passaggio, nel 2011,
di due colossi come la toscana Ruffino nelle mani americane di Constellation
Brands e la piemontese Gancia in quelle di Russian Standard Corporation.
O a Soleya International Corporation di Panama che ha comprato Tenuta
Oliveto a Montalcino, o ancora ad Alejandro Bulgheroni, imprenditore argentino
del petrolio, neo proprietario di Poggio Landi a Montalcinoche ha anche
acquisito la tenuta di Dievole nel Chianti Classico.
Dalla fine degli anni ’70, quando la famiglia italo-americana Mariani
fondò a Montalcino Castello Banfi, sono state tante le realtà
vinicole che, soprattutto, ma non solo, in Toscana, sono state protagoniste
di un “capital gain” dall’estero, in particolare dal
mondo anglo-americano, E’ stato l’americano Louis Camilleri,
alla guida di Altria Group Inc, la holding che controlla il gruppo Philip
Morris, ad acquistare, a Montalcino, villa & tenuta “Il Giardinello”,
mentre La Porta Vertine di Gaiole in Chianti, dal 2006, è degli
imprenditori americani Dan ed Ellen Lugosh e la cantina Capannelle di
James B. Sherwood, fondatore del gruppo Orient - Express Hotels.
Ma i vigneti italiani hanno estimatori anche tra i big dello star system
internazionale: in Toscana, tra il Chianti e il Valdarno, c’è
Tenuta il Palagio dove, dal 2003, l’ex leader dei Police, Sting,
produce vino. E un altro big della musica internazionale, Mick Hucknall,
voce dei Simply Red, nel 2002 ha comprato vigneti in Sicilia dove ha creato
la sua tenuta Il Cantante. Nel 2000 era stato invece Richard Parsons,
ex ad della Time Warner ad acquistare la tenuta Il Palazzone a Montalcino.
Sono questi solo alcuni dei casi che raccontano l’appeal del vino
italiano all’estero che oggi attira anche l’interesse delle
economie emergenti. Come la Cina, che potrebbe arrivare. Se, infatti,
diversi imprenditori o gruppi cinesi hanno già investito nel vino
anche fuori dai confini nazionali, in Francia, ma anche negli Stati Uniti
e in Australia, c’è da pensare che sia solo questione di
tempo prima che il Celeste Impero pianti qualche bandierina pure nel Bel
Paese.
Fonte Vinitaly
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