L'ITALIA DEI SAPORI

A cura di Marina Cioccoloni


VITERBO E LA MACCHINA DI SANTA ROSA
Tra devozione e folklore ogni anno la sera del 3 settembre, vigilia della festa di Santa Rosa, a Viterbo si rinnova un rito che affonda le sue radici nell’antica storia viterbese: il trasporto della Macchina di Santa Rosa.

La processione è una secolare tradizione che la città dedica alla sua santa, nata nel 1233 e morta prima di aver compiuto i vent’anni, dopo un’esistenza dedicata ai deboli e ai poveri e segnata dai numerosi miracoli che le vengono attribuiti. Sette anni dopo la morte il suo corpo fu trasportato con tutti gli onori dalla Chiesa di Santa Maria del Poggio nel Convento delle Clarisse di San Damiano con grande concorso di popolo e un solenne corteo a cui partecipò il Papa Alessandro IV in persona.
Da allora ogni anno i viterbesi rievocano quell’evento e la loro patrona con una grandiosa processione che all’inizio avveniva con una statua della santa ma che dal XVII secolo si è arricchita di un campanile luminoso chiamata “macchina”, dal peso di cinquanta quintali e alto ventotto metri. Una tale altezza è stata resa possibile dalla sostituzione delle pesanti travi in legno della struttura originaria con tralicci di metallo. Adornata da ben ottocento lumini a vivo, la “torre luminosa”, come anche viene chiamata la macchina, è portata a spalla da cento uomini su un percorso di oltre un chilometro. La “macchina” viene rinnovata ogni cinque anni e dallo stile neoclassico iniziale ha assunto con il passare degli anni il definitivo stile gotico che ha tuttora. Preceduto da un solenne corteo storico in costume, il pomeriggio del 2 settembre viene portato in processione il cuore di Santa Rosa. Il corteo viene organizzato dalle monache clarisse del convento dove è custodito il corpo della santa, e che si occupano anche della confezione e custodia dei costumi dei personaggi che sfilano nel corteo.
Uno dei prodotti tipici della tuscia viterbese è la nocciola tonda gentile, una varietà di nocciola che con Reg CE n. 667/2009 della Commissione del 22 luglio 2009 è stata iscritta nel registro delle denominazioni di origine protette. E’ un frutto molto calorico, ricco di acidi grassi monoinsaturi, vitamina E, vitamina K, colina e minerali (potassio, calcio e fosforo), richiesto in particolare nell’industria dolciaria per la preparazione del cioccolato e di dolci tradizionali come i tozzetti viterbesi ed il panpepato.
Nella provincia di Viterbo, principale zona di produzione nazionale, sono ben trenta i comuni che si dedicano alla produzione della nocciola e in 15 essa è la principale attività agricola, per una superficie destinata alla produzione di nocciole che supera il 14% del totale provinciale, dopo il grano duro (41,4%) e l’olivo (17,4%). In tutto sono 18mila gli ettari di terreno coltivati a nocciole e la produzione annua si attesta sulle 40 mila tonnellate, per un fatturato annuo di circa 45 milioni di euro. Questi dati sono emersi durante il Congresso mondiale sulla nocciola tenutosi nel 2008 a Viterbo.

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