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L'ITALIA
DEI SAPORI
A cura di Marina
Cioccoloni
I Presepi viventi, una tradizione che risale al 1223
In
Italia una delle manifestazioni più tipiche della religiosità
popolare è rappresentata dai presepi viventi. Dal nord fino all'estremo
sud dello stivale numerose sono le rappresentazioni della nascita del
Salvatore che animano le serate durante le festività natalizie.
Fu San Francesco che per primo nella notte di natale del 1223, a Greccio,
un piccolo villaggio del Centro Italia, vicino a Rieti, mise in scena
il primo presepe vivente. Con un gruppo di confratelli e contadini del
posto, coinvolgendo anche un bue, un asinello, e greggi di pecore, fece
rivivere quella che è universalmente chiamata "La notte santa".
Da allora, lentamente, la tradizione si è diffusa in tutta Italia,
e anche all'estero. Oggi interi paesi della nostra penisola iniziano mesi
prima a organizzare e preparare le diverse scene che vanno poi a comporre
gli attuali presepi viventi. Dalla preparazione degli abiti e dei manufatti
fino alla riscoperta di antichi mestieri ormai scomparsi, ogni paese nel
proprio presepe vivente inserisce le proprie caratteristiche peculiari.
A Morcone (prov. di Benevento), per esempio, dove la rappresentazione,
che si chiama "Il presepe nel presepe" va in scena sempre il
3 gennaio (quest'anno eccezionalmente viene replicata il 4), quest'anno
è giunta alla XXVI edizione, è l'intero paese che si mette
in scena per i vicoli e le cantine dell'antico borgo. Le numerose scene
della natività sono affiancate da quelle della vita pastorale di
un tempo: il fabbro, il pastore, il mugnaio, il
ceramista, la filanda, tutto concorre a ricreare un'atmosfera unica, la
storia di una vita che non c'è più e che è bene tramandare
alle nuove generazioni. Ammirati i diversi quadri viventi ci si sposta
quindi in un ambiente suggestivo appena fuori del paese, dove vengono
rappresentate le scene dell'Annunciazione, il viaggio di Maria e Giuseppe,
la Natività, l'annuncio ai pastori, l'arrivo dei Magi. Il bambino
che rappresenta Gesù è l'ultimo nato del paese. La manifestazione
si chiude con la lunga fiaccolata dei pastori che accendono le tradizionali
'ndocce' locali in onore di Gesù Bambino.
Se in Lombardia il "pan di Toni", comunemente chiamato oggi
"Panettone" è il dolce natalizio per antonomasia, nelle
diverse regioni italiane sono i pandolci che la fanno da padrone. Il nome
è diverso regione per regione, ma gli impasti si assomigliano tutti
molto e anche se con differenze e aggiunte tipiche, non mancano mai uvette,
canditi e diversi tipi di frutta secca. In Liguria per esempio l'impasto
del "pandolce" comprende farina, uvetta, zucca candita a pezzetti,
essenza di fiori d'arancio, pinoli, pistacchi, semi di finocchio, latte
e marsala. Nel Friuli la "gubana" è un impasto di noci,
mandorle, uvetta, miele, vino e rhum, avvolto in fragrante sfoglia. In
Emilia il "Panone di Natale" di Bologna e a base di farina,
mostarda di mele cotogne, miele, cacao, cioccolata fondente e fichi secchi.
In Calabria, i "Quazunìelli" sono calzoncini ripieni
di uva passa, noci, mosto cotto e cannella.
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