L'ITALIA DEI SAPORI

A cura di Marina Cioccoloni


Il "Natale di Roma"

Questo del 2013 sarà il 2766esimo compleanno. Un traguardo di tutto rispetto anche per Roma, una città che viene considerata da tutti "eterna" e il cui passato è così remoto da confondersi col mito. Il suo fascino è accresciuto col passare dei secoli e continua ad ispirare poeti ed artisti e a far sognare intere generazioni.

Secondo la leggenda tramandata dagli storiografi Livio e Varrone l'origine di Roma si deve al pastore Romolo che dopo aver sconfitto il fratello Remo in una gara di aratura proprio il 21 aprile del 753 a.C. in prossimità di un guado sul Tevere nei pressi del colle Palatino gettò le basi del nuovo nucleo urbano. Da sempre quindi il 21 aprile è tradizionalmente considerata la data di fondazione della città.

Tra storia e leggenda le radici popolari della festa risalgono all'antichità, quando il Natale di Roma veniva festeggiato ogni anno. Pales, la divinità dei pascoli che faceva crescere l'erba per le greggi, diede il nome al colle Palatino, sulle cui alture Romolo tracciò il solco che delimitava la nuova città. Nel giorno consacrato a Pales, arcaica divinità di greggi ed armenti, i pastori con i loro animali dovevano transitare nello spazio delimitato da tre grossi falò a ricordo delle capanne che i loro antenati nomadi avevano dato alle fiamme quando si erano trasformati in stanziali e si erano trasferiti all'interno delle mura della nuova città costruita da Romolo. Si faceva festa con canti e balli all'aperto, in onore di aprilis, il mese in cui si "aprivano" i lavori agricoli e si festeggiava la natura. Dopo il crollo dell'Impero la festa cadde in disuso fino al 1800 quando durante il Risorgimento l'usanza di festeggiare il compleanno di Roma fu ripresa per un breve periodo. Abbandonata nuovamente fu riscoperta nel 1923 sotto il fascismo e divenne festa nazionale alla quale veniva unita anche la giornata dei lavoratori.

Abolita nel 1945 la festa, spogliata da culti pagani e retoriche di regime, è stata ripresa dai numerosi sindaci che si sono succeduti alla guida del Campidoglio ed è festeggiata ogni anno con un ricco calendario di eventi culturali che per una settimana intera animano il centro cittadino a ricordo del giorno in cui l'aratro di Romolo delimitò i primi simbolici confini del nucleo destinato a diventare la futura caput mundi.

Mostre, visite guidate in edifici storici e monumenti romani, minicrociere sul Tevere, cerimonie ufficiali in Campidoglio, manifestazioni folkloristiche culmineranno nel finesettimana del 20 e 21 aprile, quando tutti i musei e monumenti di proprietà comunale saranno aperti gratuitamente e si terrà il corteo storico organizzato dall’Associazione Culturale Gruppo Storico Romano. Il corteo, dopo la partenza dal Circo Massimo, sfilerà per Via del Teatro di Marcello, Piazza Venezia, Via dei Fori Imperiali, Colosseo e farà ritorno al Circo Massimo, dove si terrà anche l’esibizione dei gruppi di rievocazione storica.

Per saperne di più e consultare il programma dettagliato degli eventi visitare il sito www.natalediroma.it

Cibi semplici, preparati con ingredienti spesso poveri e frutto della tradizione contadina. La cucina romana ha radici antiche e i piatti odierni sono un tributo al passato dell'Urbe e un compendio degli influssi delle tradizioni gastronomiche delle regioni confinanti, Abruzzo, Umbria e Toscana. Nel menù tipico un posto importante lo occupano i fritti: supplì, filetti di baccala e fiori di zucca ripieni di mozzarella e alici e i rinomati carciofi alla giudia, così chiamati perchè la ricetta nacque all'ombra del Portico di Ottavia, nel ghetto ebraico. Tra i primi piatti tipici spaghetti alla carbonara, tonnarelli cacio e pepe e rigatoni con la pajata. I secondi romaneschi più noti, non graditi a tutti perchè derivanti dalle interiora degli animali, sono la coda alla vaccinara, la trippa alla romana e la coratella d'abbacchio, da accompagnare con le puntarelle, la verdura più classica. Si preparano con i germogli della cicoria catalogna, sfilati e messi a bagno in acqua fredda per far arricciare le punte e poi conditi con olio, aglio, filetti di acciuga, sale e pepe. Per finire, un maritozzo con la panna o ciambelline al vino. In primavera il piatto tipico delle scampagnate è fava fresca con pecorino romano. La gita domenicale più classica è ad Ariccia, per mangiare l'arcinota porchetta locale annaffiata col buon vino dei Castelli Romani.


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