L'ITALIA DEI SAPORI

A cura di Marina Cioccoloni


A Sutrio la riscoperta degli antichi cereali

Una passeggiata a ritroso nel tempo quando l’economia della Valle del But si basava sui cereali



Diversi anni fa Sutrio, tipico borgo delle Alpi carniche famoso per la lavorazione del legno posto in un contesto naturale incantevole ai piedi dello Zoncolan (non a caso fa parte del club dei borghi autentici d’Italia) ma colpito dall’emigrazione, salì agli onori delle cronache. Era il primo comune ad aderire al progetto albergo diffuso, un progetto nato in Friuli-Venezia Giulia in seguito al terremoto del maggio 1976 quando molte case dopo la ristrutturazione rimasero vuote perché i proprietari si erano trasferiti altrove.

L’albergo diffuso è un albergo le cui camere sono diffuse, appunto, nella rete di edifici già esistenti. Le case sono ristrutturate nel rispetto dello stile tipico locale e dotate delle strutture necessarie agli ospiti. A queste sono affiancate dei servizi centrali comuni che si occupano dell’accoglienza e della gestione mentre il servizio di ristoro viene fornito dai ristoranti locali attraverso dei vouchers. In questo modo oltre al recupero degli immobili rurali tradizionali si contribuisce ad evitare l’abbandono dei luoghi offrendo nuove possibilità di occupazione attraverso una filiera che genera nuovi posti di lavoro.

Il progetto albergo diffuso, soluzione ideale per i piccoli centri vittime dello spopolamento, vide la sua prima attuazione nel 1994 proprio a Sutrio diffondendosi in seguito in altre località friulane ed estendendosi poi anche ad altre regioni italiane. Oggi il Friuli, promotore del progetto, continua ad essere la regione con il maggior numero di alberghi diffusi, una soluzione che permette di valorizzare il patrimonio edilizio esistente rendendolo produttivo e contemporaneamente rispettare l’ambiente e le tradizioni locali.

Sutrio, apripista di questo nuova maniera di fare turismo, negli ultimi anni ha dedicato molte energie allo sviluppo dell’accoglienza nel suo territorio. Oltre all’albergo diffuso porta avanti diverse iniziative il cui intendimento è mantenere l’identità locale e far scoprire le sue peculiarità.

E’ questo lo scopo di Farine di Flor - Mulini, farine e delizie della Carnia, una manifestazione che si terrà a Sutrio il prossimo 12 ottobre e che riporta al mondo contadino di tanti anni fa, quando i cereali erano la base della dieta delle popolazioni.

A Sutrio la coltivazione dei cereali ha origini antiche ed è legata alla magra economia rurale della valle. Risale a poco dopo il 1000, quando i Patriarchi concessero delle terre agli abitanti della zona. Il terreno era ghiaioso e sterile ma dopo un faticoso lavoro di bonifica si poterono coltivare il grano, il grano saraceno, la segale e l’orzo che permettevano la sopravvivenza della popolazione locale. Dopo la metà del 1700 si aggiunse anche il granturco che si è diffuso per tutta la valle. Recentemente però, in un desiderio di riscoprire le antiche origini, si è tornati a coltivare gli antichi cereali che la manifestazione Farine di Flor intende valorizzare.

Tema principale della manifestazione sarà la cultura contadina e la lavorazione dei cereali. I protagonisti saranno le diverse varietà di farina (granoturco, segala, frumento, ecc.) che un tempo venivano utilizzate tra le montagne della Carnia e i loro diversi impieghi in campo gastronomico.

Il programma si svilupperà in sei tappe che condurranno il visitatore per le vie del centro storico di Sutrio alla scoperta degli antichi sapori. Ogni tappa avrà il nome di un mulino ancora attivo o visitabile situato in zona, come per esempio il Mulino da Flec di Illegio (che fa parte della rete di Carnia Musei, www.carniamusei.org), il Mulin di Soclef a Socchieve, di Dimponc a Imponzo, di Cjurcuvint a Cercivento e da Moras a Trivignano.

Si potranno così scoprire gli attrezzi da lavoro, conoscere le diverse tipologie di farine, i loro impieghi gastronomici e degustare i diversi cibi. Non solo polenta, biscotti o zuppe servite in ciotole di pane, ma anche cibi ormai scomparsi e dai sapori dimenticati: il pan di sorc, realizzato con una miscela di diverse farine (frumento, mais e segale), i grissini con la cipolla insieme al formadi salat (stagionato in una salamoia che, come la madre delle antiche acetaie, rimane la stessa e per decenni si tramanda di generazione in generazione), la polenta di farina di mais bramato, con il pastorut, formaggio erborinato a pasta molle, in cui dolce e piccante convivono, i plume di soreli, biscotti dal colore tipico del granturco giunto a maturazione. Non mancheranno formaggi e salumi tipici, come l’apprezzato prosciutto di Sauris, oltre a birre artigianali della Carnia e del Friuli.

Per saperne di più e conoscere il programma completo della manifestazione:
Carnia Welcome, Tel. 0433 466220 - info@carniawelcome.it - www.carnia.it


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