L'ITALIA DEI SAPORI

A cura di Marina Cioccoloni


Carnevale, tutti in festa!

Ed ecco che ci avviciniamo alla fine di gennaio e a quelle giornate soprannominate “i giorni della merla”, tradizionalmente considerate le più fredde dell’anno. La temperatura consiglierebbe di restarsene a casa, al calduccio. E invece complice il calendario liturgico che quest’anno anticipa la Pasqua al 31 marzo e celebra il mercoledì delle ceneri il 13 febbraio è tempo di uscire in strada per festeggiare questo cortissimo carnevale 2013 che con il suo carico di allegria e buon umore termina il martedì grasso 12 febbraio.

Se il nome proviene dal Latino “carnem levare” che indicava il banchetto di abolizione della carne che si teneva subito prima del periodo di astinenza, la quaresima, la tradizione è molto più remota e risale agli Egizi di 4000 anni fa, quando si dava il via a feste pubbliche in onore della dea Iside, simbolo del rinnovamento della vita dopo la notte invernale. Anche i Greci avevano festeggiamenti simili, in onore di Bacco, dio del vino e della vita. A casa nostra, Roma festeggiava la fine dell’inverno e l’inizio di un nuovo ciclo di stagioni con un periodo durante il quale si sospendevano le regole relative ai rapporti sociali e gli schiavi, grazie a maschere che ne nascondevano l’identità e garantivano l’anonimato, potevano gettarsi nella mischia e lasciarsi andare agli eccessi senza il rischio di venir scoperti.
Tutto cambia e quelle antiche feste sono state sostituite dal Carnevale, festeggiato in tutto il mondo e ovunque caratterizzato dalla stessa atmosfera spensierata e esuberante che ne è il leit motiv principale.



Carnevale di Venezia, Carnevale di Busseto

Ma quanti sono i Carnevali d’Italia e quali i più belli? Risposta impossibile. Tutti hanno in comune i carri, i coriandoli, le sfilate e le maschere, ma affondano le radici in usanze e tradizioni così antiche da rendere ogni carnevale diverso dall’altro proprio per le caratteristiche che conserva e che fa rivivere con estro e fantasia nell’allegria sfrenata della festa.

Sembra che il più antico carnevale d’Italia sia il Bacanal del Gnoco, nato a Verona nel 1531 quando, dopo una lunga carestia, l’ultimo venerdì di Carnevale furono distribuiti pane, vino, burro, farina e formaggio al popolo della contrada di San Zeno. E’ un carnevale di tradizione popolare e affonda il suo fascino nell’autenticità dell’espressione popolaresca che ha creato le maschere storiche di Verona come il Duca de la Pignata, il Principe Reboano, Re Saltucchio, ecc. Tutte si muovono all’insegna dello Scettro del “Papà del Gnocco”, re del carnevale veronese e più antica maschera italiana.





Carri di Paternopoli, Chiacchiere

La maschera prende il nome dagli gnocchi, i famosi gnocchi veronesi che sono simbolo storico dell’abbondanza e del ritorno alla vita dopo la carestia da cui trae origine il Carnevale veronese come manifestazione gioiosa ma anche e sempre benefica e assistenziale.
Anche Roma da cinque anni è tornata a festeggiare il Carnevale, riprendendo una tradizione che risale al Medioevo. Fulcro dei festeggiamenti sarà Piazza del Popolo che diverrà la sede di numerosi eventi ed allestimenti e luogo di partenza dell’avvenimento più importante del Carnevale: la corsa dei Bèrberi da cui Via del Corso, lungo il quale si snoda, prende il nome. Da Piazza del Popolo sabato 2 febbraio sfilerà un grande corteo d’apertura di oltre cento cavalli e carrozze, figuranti, attori della commedia dell’arte, gruppi storici, corpi militari equestri, che si snoderà lungo l’itinerario del Carnevale rinascimentale: via di Ripetta e via del Corso. Sempre Piazza del Popolo ospiterà inoltre un’arena equestre con esibizioni e acrobazie di butteri; un villaggio con allestimento scenico; un’installazione luminosa in 3D nell’ambito del circuito internazionale dei Festival europei della Luce cui Roma aderisce e una mostra fotografica.

Filo conduttore di ogni giornata saranno gli spettacoli equestri: caroselli; grande coreografia naturale a piazza del Popolo con cento butteri diretti da Manolo del Théatre du Centaure; pomeriggi di arte equestre con un approccio spettacolare e didattico sulle sue origini e tradizioni; rievocazione dell’arte equestre rinascimentale in Spagna e in Italia; commedia dell’arte a piazza Navona (sua sede storica fino a metà ‘700) e tanto altro. Dal 2 al 12 febbraio ogni giorno il Carnevale Romano proporrà inoltre spettacoli teatrali, animazione, artisti di strada, parate in costume e un ampio ventaglio di attività per bambini: laboratori, attività a cavallo, giochi gladiatorii e danze antiche.

Il tutto si chiuderà con il gran finale di martedì grasso 12 febbraio, con la sfilata di uomini e cavalli a piazza del Popolo e un sorprendente spettacolo pirotecnico: la ricostruzione della strepitosa macchina pirotecnica di Mastro Elpidio Benedetti, genio seicentesco dei fuochi d’artificio concorrente del Bernini. (Per il programma completo consultare www.carnevale.roma.it)

E i dolci? Anche i dolci di carnevale parlano di un periodo di abbondanza nel quale ci si dava agli eccessi prima di prepararsi alla penitenza quaresimale e di una festa che principalmente coinvolgeva il popolo. Tutti (frappe, castagnole, struffoli, frittelle) sono dolci casalinghi, semplici, e hanno in comune la caratteristica di essere grassi e fritti, ma non nell'olio, bensì nello strutto, la sugna del porcello, che si macella proprio in questo periodo dell'anno.
Chiamato con nomi diversi ma diffuso in tutta Italia, il dolce più popolare sono le frappe. Presente in tutte le tavole carnevalesche, le frappe sono gli eredi diretti delle frittelle che si cucinavano e si vendevano per le strade di Roma durante le feste pagane. Una ricetta semplice e antica come il mondo: acqua, farina, zucchero, burro, uova e un pizzico di sale. Con questi ingredienti si fa un impasto che non deve essere lavorato a lungo, si spiana e si taglia a strisce che, annodate o semplici, vanno fritte nello strutto bollente. In Piemonte e Liguria si chiamano bugie, cenci in Toscana, chiacchiere in Lombardia, Puglia e Basilicata, frappe nel Lazio, sfrappole in Emilia, crostoli in Veneto, e via dicendo. Fritte, vanno spolverizzate di zucchero a velo e... buon appetito!

 


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