L'ITALIA
DEI SAPORI Se il nome proviene dal Latino “carnem
levare” che indicava il banchetto di abolizione della carne che
si teneva subito prima del periodo di astinenza, la quaresima, la tradizione
è molto più remota e risale agli Egizi di 4000 anni fa,
quando si dava il via a feste pubbliche in onore della dea Iside, simbolo
del rinnovamento della vita dopo la notte invernale. Anche i Greci avevano
festeggiamenti simili, in onore di Bacco, dio del vino e della vita. A
casa nostra, Roma festeggiava la fine dell’inverno e l’inizio
di un nuovo ciclo di stagioni con un periodo durante il quale si sospendevano
le regole relative ai rapporti sociali e gli schiavi, grazie a maschere
che ne nascondevano l’identità e garantivano l’anonimato,
potevano gettarsi nella mischia e lasciarsi andare agli eccessi senza
il rischio di venir scoperti. Ma quanti sono i Carnevali d’Italia e quali i più belli? Risposta impossibile. Tutti hanno in comune i carri, i coriandoli, le sfilate e le maschere, ma affondano le radici in usanze e tradizioni così antiche da rendere ogni carnevale diverso dall’altro proprio per le caratteristiche che conserva e che fa rivivere con estro e fantasia nell’allegria sfrenata della festa. Sembra che il più antico carnevale
d’Italia sia il Bacanal del Gnoco, nato a Verona nel 1531 quando,
dopo una lunga carestia, l’ultimo venerdì di Carnevale furono
distribuiti pane, vino, burro, farina e formaggio al popolo della contrada
di San Zeno. E’ un carnevale di tradizione popolare e affonda il
suo fascino nell’autenticità dell’espressione popolaresca
che ha creato le maschere storiche di Verona come il Duca de la Pignata,
il Principe Reboano, Re Saltucchio, ecc. Tutte si muovono all’insegna
dello Scettro del “Papà del Gnocco”, re del carnevale
veronese e più antica maschera italiana. La maschera prende il nome dagli gnocchi,
i famosi gnocchi veronesi che sono simbolo storico dell’abbondanza
e del ritorno alla vita dopo la carestia da cui trae origine il Carnevale
veronese come manifestazione gioiosa ma anche e sempre benefica e assistenziale.
Filo conduttore di ogni giornata saranno gli spettacoli equestri: caroselli; grande coreografia naturale a piazza del Popolo con cento butteri diretti da Manolo del Théatre du Centaure; pomeriggi di arte equestre con un approccio spettacolare e didattico sulle sue origini e tradizioni; rievocazione dell’arte equestre rinascimentale in Spagna e in Italia; commedia dell’arte a piazza Navona (sua sede storica fino a metà ‘700) e tanto altro. Dal 2 al 12 febbraio ogni giorno il Carnevale Romano proporrà inoltre spettacoli teatrali, animazione, artisti di strada, parate in costume e un ampio ventaglio di attività per bambini: laboratori, attività a cavallo, giochi gladiatorii e danze antiche. Il tutto si chiuderà con il gran finale di martedì grasso 12 febbraio, con la sfilata di uomini e cavalli a piazza del Popolo e un sorprendente spettacolo pirotecnico: la ricostruzione della strepitosa macchina pirotecnica di Mastro Elpidio Benedetti, genio seicentesco dei fuochi d’artificio concorrente del Bernini. (Per il programma completo consultare www.carnevale.roma.it) E i dolci? Anche i dolci di carnevale parlano
di un periodo di abbondanza nel quale ci si dava agli eccessi prima di
prepararsi alla penitenza quaresimale e di una festa che principalmente
coinvolgeva il popolo. Tutti (frappe, castagnole, struffoli, frittelle)
sono dolci casalinghi, semplici, e hanno in comune la caratteristica di
essere grassi e fritti, ma non nell'olio, bensì nello strutto,
la sugna del porcello, che si macella proprio in questo periodo dell'anno.
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