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L'ITALIA
DEI SAPORI
A cura di Marina
Cioccoloni
Il Carnevale
Per
rallegrare il grigiore dell'inverno, ecco che arriva il Carnevale. Con
date variabili secondo la zona, il suo inizio si colloca tra Capodanno
e l'Epifania, e termina il martedì grasso, giorno precedente il
mercoledì delle ceneri, data d'inizio della quaresima. Gli ultimi
giorni, quelli che
vanno dal giovedì al martedì grasso, sono i più celebrati,
con balli, carri allegorici, corsi mascherati e feste di ogni tipo.
Il nome deriva dal latino medioevale "carne levare", e risale
al divieto della religione cattolica di mangiare carne durante i
quaranta giorni di Quaresima che precedono la Pasqua. Il Carnevale, probabilmente
la derivazione moderna di antiche feste religiose pagane in cui si faceva
uso di maschere per allontanare gli spiriti maligni, era quindi il periodo
in cui ci si poteva divertire prima di entrare nella fase di espiazione:
dal mercoledì delle ceneri alla Pasqua. Nell'antica Roma erano
i "Baccanali", e i "Saturnali", un periodo tra il
vecchio e il nuovo anno in cui era lecito ciò che durante l'anno
non si poteva fare mascherandosi, tirando scherzi e burlandosi di tutto.
Sopraggiunto il cristianesimo e bandito ogni tipo di divertimenti durante
la Quaresima, queste feste rimasero come forme di divertimento popolare
fino al Rinascimento, quando il Carnevale fu riscoperto dalle classi nobili,
e si iniziò a festeggiarlo anche nelle corti, con modi più
raffinati che coinvolgevano il teatro, la danza e la musica.
In Val d’Aosta
molto tipico è il Carnevale detto della cosiddetta "Coumba
freida" (cioè "valle fredda", a causa del vento
freddo che spira per gran parte dell'anno) che si festeggia nei paesi
della Valle del Gran San Bernardo. Qui il rituale del Carnevale prevede
maschere colorate vestite con palandrane di foggia sette-ottocentesca
(le landzette) e personaggi travestiti da diavolo o da orso, caricature
di coppie di anziani. Famosa quindi la sfilata della cosiddetta "benda",
insieme di maschere la cui origine si perde nella notte dei tempi, che
entra anche nelle case, accolta dalle famiglie con offerta di dolciumi,
prodotti tipici e bevande.
In Friuli a Sauris, enclave di origine tedesca, si festeggia uno dei più
antichi carnevali dell’arco alpino. Le figure tipiche sono il Rölar
e il Kheirar, coi volti nascosti da maschere di legno. Il sabato grasso
percorrono le vie del paese e delle sue frazioni seguiti da un corteo
di maschere, che possono essere brutte (Schentana schemblin) o belle (Scheana
schemblin): ma tutte rigorosamente irriconoscibili, col volto coperto
da maschere di legno realizzate da artigiani locali. Il Kheirar bussa
alla porta delle case e dei locali pubblici e, dopo aver spazzato il pavimento,
introduce a turno coppie di maschere che eseguono antiche danze al suono
della fisarmonica. Con il buio inizia il rito suggestivo della Notte delle
lanterne: il corteo aperto dalle maschere s’inoltra nel bosco, al
lume delle lanterne, e raggiunge la radura dove è stato innalzato
un grande falò propiziatorio, attorno al quale si gustano vin brulè
e dolci tipici.
Moltissime sono le specialità gastronomiche regionali che vengono
riscoperte durante il periodo di carnevale e che sono testimoni di profondi
valori culturali, alimentari e religiosi. Berlingozzi e Cenci in Toscana,
Cicerchiata in Abruzzo, Brugnolus e Orillettas in Sardegna, Galani in
Veneto, Sfrappole in Emilia Romagna, Bugie in Liguria, Chiacchiere in
Basilicata, Struffoli e Sanguinaccio in Campania, Crostoli in Friuli,
Frappe e Castagnole nel Lazio, Pignolata in bianco e nero in Sicilia e
Grostoi in Trentino. Una caratteristica comune a quasi tutti i dolci
carnascialeschi è il fatto di essere fritti. Non è
un caso: per friggere si utilizzava lo strutto, ricavato dal maiale, macellato
proprio in questo periodo.
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