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L'ITALIA
DEI SAPORI
A cura di Marina
Cioccoloni
La festa della Befana
Va
in giro con un grande sacco sulle spalle, vola per i cieli con una scopa
magica ed entra nelle case scivolando lungo la cappa del camino. La dodicesima
notte dopo il Natale, cioè dopo il solstizio invernale, in una
delle notti più ricche di tradizioni popolari, visita tutti i bambini
del mondo, lasciando giochi e dolciumi. Poi sparisce fino all’anno
prossimo.
E’ la befana, festeggiata in tutta Italia il 6 gennaio con la festa
religiosa dell’Epifania.
Secondo la tradizione cristiana l'Epifania (= manifestazione di Gesù,
termine che deriva dal greco) è la festa che rievoca la visita
dei Re Magi a Gesù Bambino nella notte tra il 5 e il 6 gennaio.
Partiti da Babilonia giunsero a Betlemme guidati dalla stella cometa,
e portarono in dono a Gesù i simboli di maestà regale, e
cioè oro (regalità), incenso (divinità) e mirra (mortalità).
Dopo la visita ripresero la via di casa e tornarono in Oriente.
Col passare dei secoli nell'adorazione dei Magi la tradizione popolare
ha inserito la Befana (la parola "Befana" è una contrazione
di "Epifania"), un mitico personaggio dall'aspetto di una vecchietta
con un gonnellone rattoppato lungo e scuro, un grembiulone con le tasche,
uno scialle e un fazzoletto o un cappellaccio in testa, diventato protagonista
della festa
religiosa. La leggenda racconta che i Re Magi, in viaggio per Betlemme,
si fermarono nei pressi di una casa per chiedere informazioni. Li accolse
una vecchietta che non sapeva nulla dell'evento e non poteva aiutarli
con nessuna indicazione. Allora i Re Magi invitarono la vecchia ad unirsi
a loro ma questa rifiutò perchè aveva molto lavoro da fare.
Partiti i Magi, la vecchietta capì l’errore che aveva commesso
e tentò di ritrovarli per unirsi a loro e andare ad adorare il
bambino Gesù. Li cercò per ore e ore ma non li trovò
allora decise di fermarsi da ogni bambino con un dono nella speranza che
questi fosse Gesù Bambino.
E così ogni anno, nella notte della vigilia dell'Epifania, la vecchietta,
a cavalcioni di una scopa, si mette in cammino alla ricerca di Gesù
con un sacco colmo di doni e calandosi dai camini si ferma in ogni casa
dove c'è un bambino per lasciare un dono, se è stato buono,
o del carbone, se invece è stato cattivo.
Relegata nel dimenticatoio per alcuni anni, la festa della Befana è
stata riscoperta e di nuovo valorizzata in quanto figura pedagogica molto
importante per i bambini, e segno tangibile di identità
culturale. E’ una festa nella quale tradizioni secolari si mescolano
a riti folklorici locali. Anticamente si celebrava la morte e la rinascita
della natura, con feste e riti particolari nei quali la figura pagana
di Madre Natura appariva come una vecchia strega. Ad essa era legata l’accensione
di grosse pire di fuoco, un rito per allontanare gli influssi malefici,
e per bruciare simbolicamente l’inverno affinché dalle ceneri
nascesse con la luna nuova anche una nuova primavera. Ai riti pagani si
è poi sostituita la tradizione cristiana dell’Epifania e
oggi il ricordo di quegli antichi riti è rimasto nelle feste che
costellano la nostra penisola e nelle quali l’elemento rituale è
il fuoco. In molte regioni italiane, infatti, si allestiscono grandi falò
propiziatori nei quali spesso vengono bruciati dei fantocci di paglia
che simboleggiano il personaggio della Befana. In alcune zone del Veneto,
infatti, non a caso questa tradizione si chiama “brusar la vecia”
(bruciare la vecchia). In provincia di Treviso il termine è “panevin”,
in provincia di Verona è “Bruiel”. Mentre il grande
falò brucia si beve vin brulé e si mangiano dolci tipici
come la “pinza” veneta.
“L’ Epifania tutte le feste si porta via” recita un
detto popolare. Ed infatti con la festa della Befana il 6 gennaio hanno
termine le festività natalizie.
Foto:
1 - Befana a Faenza
2 - Befana a Barga
3 - Falò della Befana
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