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IL
FALSO ITALIANO
A cura di Roberto
Rabachino
Sono solo simili ai nostri di grana e reggiano
Negli ultimi dieci
anni sono raddoppiate le importazioni in Italia di formaggi simil-grana
che fanno concorrenza alla produzione nazionale di Parmigiano Reggiano
e Grana Padano a denominazione di Origine Protetta (Dop). E’ quanto
emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati forniti dal
sito www.clal.it dal quale si evidenzia le importazioni italiane
di formaggi duri di latte bovino non Dop ha raggiunto i 27,3 milioni di
chili nel 2012, con un aumento dell’88 per cento in dieci anni.
I similgrana sono arrivati in Italia soprattutto dall’Europa a partire
dalla Germania (8,3 milioni di chili) e dalla Repubblica Ceca (8,1 milioni
di chili) anche se in forte crescita risulta essere l’Ungheria dalla
quale sono giunti ben 2,7 milioni di chili pari al 10 per cento del totale
delle importazioni. Volumi addirittura superiori di questi formaggi che
spesso hanno anche una assonanza fonetica con quelli nazionali e sono
purtroppo destinati a Paesi diversi dall’Italia, in Europa e fuori,
togliendo spazio di mercato al Parmigiano e al Grana.
E’ imbarazzante notare che nella realizzazione di questi prodotti
di imitazione siano implicate spesso imprese italiane ed anche chi per
ruolo avrebbe il compito di tutelare le denominazioni originali, dal quale
dipende il futuro di interi territori e migliaia di allevamenti e caseifici.
La somiglianza di tali codici doganali con quelli del Parmigiano-Reggiano
e del Grana Padano (04069061), unitamente alla identica descrizione tecnica
dei prodotti, crea una similarità fra prodotti caratterizzati,
invece da diversa origine e qualità perché i similgrana
non devono rispettare i rigidi disciplinari di produzione approvati dall’Unione
Europea.
Questi formaggi sono codificati dall'Istat con il codice doganale 04069069
hanno tenore, in peso, di materie grasse uguale od inferiore al 40%, e
tenore, in peso, di acqua della sostanza (non grassa) inferiore uguale
al 47%.
Il rischio è che i similgrana vengano scambiati dai consumatori
come prodotti Made in Italy perché vengono spesso utilizzati nomi,
immagini e forme che richiamano all’italianità, ma anche
perché appare il bollo Ce con la “I” di Italia se il
formaggio viene semplicemente confezionato in Italia. Un inganno nei confronti
del quale occorre immediatamente intervenire per salvaguardare il lavoro
di migliaia di allevatori italiani impegnati in una produzione unica che
rappresenta l’immagine del made in italy nel mondo.
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