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IL
BENESSERE A TAVOLA
A cura di Gudrun
Dalla Via [dallavia@asa-press.com]
LE CONTRADDIZIONI DELLE DIETE
Sono tanti i sistemi alimentari proposti, tante le correnti
di pensiero, e tanti i libri in materia. Interessarsi di una dieta sembra
essere sempre di moda. A questo punto il libro THE CHINA STUDY arriva
come un fulmine a ciel sereno e sconvolge tutte le certezze. D’altra
parte, rispetto agli studi e alle ricerche, anche molto serie, che finora
erano alla base di proposte dietetiche, qui si tratta del più importante
studio epidemiologico (studio della distribuzione e frequenza delle malattie)
mai effettuato in tutta la storia, e riferito in modo preciso alle abitudini
alimentari. Si tratta di una meta analisi (ved. sotto) durata 27 anni,
realizzata in collaborazione con varie università, le cui conclusioni,
se applicate, possono salvare la vita a milioni di persone e aumentare
in ogni caso la qualità della vita.
Perché “China Study”?
E’
la prima volta che uno studio delle abitudini alimentari delle popolazioni
e delle conseguenze sulla salute viene eseguito a livello internazionale,
anzi, globale, coinvolgendo anche vastissimi strati della popolazione
cinese, sia rurale che cittadina, con caratteristiche genetiche estremamente
simili ma stili di vita diversi. Circa 25 anni fa Chou En-lai, premier
cinese, diede avvio ad una indagine su scala nazionale – una ricerca
monumentale, degna di nota sotto più di un profilo. Uno dei dati
importanti che emerse già allora era che la genetica, l’ereditarietà
è poco rilevante per l’insorgere delle malattie, soprattutto
quelle di tipo degenerativo e gravi: non più del 2 o 3 %. Lo sono
invece in forte misura le condizioni ambientali e lo stile di vita –
che però spesso accomunano persone della stessa famiglia.
Circostanze fortunate hanno permesso una collaborazione molto ampia tra
ricercatori statunitensi e cinesi per confrontare i dati a disposizione
e iniziare altre ricerche incrociate, mirate ad approfondire i quesiti
più scottanti dell’umanità: perché ci ammaliamo,
e come possiamo prevenire e guarire?
E’ stata allestita una meta analisi, cioè una serie di metodi
matematico-statistici per integrare i risultati di diversi studi clinici,
miranti ad ottenere un unico indice quantitativo di stima che permetta
di trarre conclusioni più forti di quelle tratte sulla base di
ogni singolo studio. In altre parole: i risultati di una singola indagine
possono essere in contraddizione con quelli di un’altra –
ecco perché spesso il singolo, e persino gli esperti, sono perplessi
se non addirittura confusi. Confrontando invece tra loro i risultati di
molti studi si riesce ad avere un’ottima visione d’insieme
– a maggior ragione se sono riferiti a più di una sola nazione
o zona geografica e se coprono un vasto periodo di tempo.
Molte malattie, poche cause – e sempre le stesse
Con innumerevoli malattie, dai nomi spesso complessi, si è portati
a credere che sia impossibile conoscere le cause di tutte. Scoprire, come
fanno i dati incrociati del cosiddetto China Study, che c’è
un fattore fondamentale che le accomuna tutte, può essere un bel
sollievo perché facilita molto la comprensione. E la notizia migliore
è: ognuno di noi può fare molto, moltissimo, per migliorare
le proprie condizioni di salute, il proprio benessere psicofisico, fino
a tarda età.
Sorge spontanea la domanda: ma se per lavoro siamo costretti a vivere
in una grande città o vicino a fonti di inquinamento, siamo a priori
“condannati”? Ancora una volta l’esito della meta analisi
è assai confortante. Nelle medesime condizioni ambientali (p.e.
di inquinamento atmosferico) non tutti si ammalano, e non tutti con la
medesima gravità. IL FATTORE PIU’ IMPORTANTE è lo
stile di vita, e in prima linea, l’alimentazione.
Il numero di patologie esaminate dalla meta analisi è davvero impressionante.
Copre praticamente tutti i tipi di tumori, le cardiopatie con attenzione
a colesterolo, ipertensione ecc; il diabete, problemi articolari e di
schiena, malattie cerebrovascolari, problemi oculistici, patologie ossee,
immunitarie, renali, disturbi cognitivi (p.e. Alzheimer).
La grande sorpresa, almeno per molti, consiste nel fatto, che la quantità
di calorie assunte appare di importanza molto esigua, rispetto ad altri
aspetti. Lo stesso vale per i grassi: non è detto che basta consumare
latte magro e carne magra per essere in perfetta salute. E una questione
di quantità, senz’altro, ma soprattutto di qualità,
o meglio di … provenienza dei grassi. E la sorpresa numero tre,
sicuramente gradita soprattutto dagli italiani, da sempre amanti dei “primi”:
possiamo dire addio alle diete “low carb”, a basso contenuto
di carboidrati, proposte da tempo soprattutto dalle correnti dietetiche
statunitensi. Il risultato inequivocabile degli studi è che persone
con un maggiore consumo di calorie e di carboidrati purché di qualità
(ne parleremo), commisurato alle loro attività,hanno una immunità
alle malattie infinitamente maggiore rispetto alle popolazioni …
perennemente a dieta.
Allora dove sta il “trucco”? Quale fattore è più
importante?
Prima
sorpresa: le proteine
Il primo “ingrediente” esaminato, in relazione ai tumori prima,
e di seguito per tutte le altre malattie, è stata la proteina.
Si, quel mattone indispensabile, tanto caldeggiato, e di cui purtroppo
nei paesi molto poveri c’è grave carenza. Nei paesi con sufficiente
benessere economico si verifica invece un consumo eccessivo proprio di
proteine, e questo può diventare la causa principale di problemi
se … le proteine sono di origine animale. Questa notizia è
decisamente scioccante, senza dubbio! Ma prima di tutto, perché
succede? In tutte le epoche, grandi filosofi hanno propugnato una dieta
o vegetariana o comunque molto ricca di vegetali, ma più in base
all’osservazione e all’intuizione. Oggi abbiamo a disposizione
maggiori spiegazioni scientifiche per questo fenomeno.
Gli studi iniziarono con la sperimentazione, su animali, degli effetti
delle aflatossine. Si tratta di micotossine che a volte si sviluppano
nel mangime (ma anche in alcuni cibi destinati al consumo umano) e che
sono considerate cancerogene. La prima sorpresa per gli scienziati era
che lo sviluppo delle foci, cioè di grappoli di cellule cancerose
che segnano l’inizio della patologia, dipendeva quasi completamente
dalla quantità di proteine consumate, indipendentemente dalla quantità
di aflatossine introdotte. Con una dieta contenente il 20 % di proteine
le foci crescevano molto più rapidamente che con una dieta con
il 5 % di proteine. E ancora più sorprendente: anche un cambio
di dosaggio proteica, a tumore ormai sviluppato, aveva comunque effetti
marcati: con il 20 % il decorso accelerava, con il 5 % invece rallentava
o addirittura regrediva.
Gli sperimenti dimostravano anche che il corpo è in grado di “ricordare”
i primi insulti carcinogeni, anche se questi potrebbero restare latenti
in caso di basso consumo di proteine. Questo suggerisce, secondo i ricercatori,
che se in passato siamo stati esposti ad una sostanza cancerogena che
ha dato inizio ad un piccolo cancro rimasto però latente, questo
tumore potrebbe essere “risvegliato” tempo dopo da una cattiva
alimentazione. La scoperta più significativa dello sperimento in
questione fu che le foci si svilupparono solo quando gli animali toccavano
o superavano la quantità di proteine alimentari (12%) necessaria
per soddisfare il loro tasso di crescita corporea. In altre parole, è
l’eccesso, cioè quel che supera il reale fabbisogno,
che diventa un fattore critico.
L’importanza delle fibre
Sappiamo da tempo che le fibre non sono “inutile zavorra”
ma sono assolutamente indispensabili per un corretto transito intestinale,
quindi necessarie non solo per salvaguardare la linea e il peso corporeo
ma anche per fare da spazzini che accompagnano fuori dal corpo le tossine.
Però a volte le fibre sono anche state accusate di ridurre l’assorbimento
di alcuni micronutrienti come per esempio il ferro. La meta-analisi diventata
famosa con il nome di China Study come il lavoro scientifico più
significativo sulla dieta e sulla salute che fosse stato condotto fino
ad allora al mondo evidenzia invece che un aumentato apporto di fibre
non inibisce l’assorbimento del ferro nell’organismo. Il motivo
è da ricercare probabilmente nel fatto che molti cibi ad elevato
contenuto di fibre (per esempio i cereali integrali) sono anche ricchi
di ferro. Era sorprendentemente alta l’assunzione di ferro nell’alimentazione
prevalentemente vegetale delle popolazioni esaminate, e ciò sfata
il mito che … le persone anemiche dovrebbero aumentare il consumo
di carne.
Lo Studio Cina ha fornito comunque le prove scientifiche di una connessione
con determinati tipi di cancro: elevata assunzione di fibre = tassi inferiori
di tumore, ma anche livelli inferiori di colesterolo nel sangue. Ovviamente
un elevato consumo di fibre è sinonimo di elevato consumo di cibi
di origine vegetale; alimenti come fagioli, verdure in foglia e cereali
integrali sono tutti ricchi di fibre. Più
colori in tavola!
Una delle caratteristiche più accattivanti di frutta e verdura
sono i colori brillanti con infinite tonalità di rosso, verde,
giallo, arancione e viola. China Study ha confermato gli studi che sostenevano
le proprietà salutari degli ortaggi colorati: c’è
un nesso molto stretto tra i colori e il tipo/la quantità di antiossidanti
presenti. E gli antiossidanti sono indispensabili per proteggerci dai
danni provocati dai radicali liberi, sostanze che invece produciamo durante
tutto l’arco della nostra vita e che appunto inducono, se non “tenute
a bada” dagli antiossidanti, dei danni al nostro organismo: i nostri
tessuti si irrigidiscono e diventano limitati nelle loro funzioni –
insomma, invecchiamo prima del tempo.
Peso corporeo: sorprese anche qui
Le 400 pagine del libro The China Study sono scritte in modo piacevole,
anche divertente e comunque comprensibile pure per i non addetti ai lavori.
Quindi vale la pena approfondire gli argomenti di maggiore interesse personale.
Anticipiamo qui solo alcuni dati.
Una alimentazione totalmente o prevalentemente a base di vegetali (cereali,
semi oleosi, leguminose, ortaggi, frutta), per dare un piacevole senso
di sazietà apporterà un numero maggiore di calorie, rispetto
ad una dieta con maggiore presenza di sostanze animali. Ma la grande sorpresa
è proprio questa: non è la quantità di calorie
di per sé, ma la loro origine ad essere determinante! Semplificando
possiamo dire: il nostro corpo utilizza le calorie provenienti dai carboidrati
in prevalenza per produrre calore; proteine e grassi invece vengono utilizzate
più facilmente come “deposito”, sotto forma di grasso
corporeo – salvo in caso di drastica riduzione di calorie totali
introdotte.
I dati raccolti dall’enorme numero di persone osservate sono stati
poi controllati in laboratorio, e si sono visti gli stessi risultati.
La dieta può indurre piccoli cambiamenti nel metabolismo calorico
e quindi aiutare a raggiungere il proprio peso-forma.
E’ davvero un grande sollievo non dover più contare le calorie
ma seguire alcune regole semplici e salutari.
Le regole d’oro
The China Study ci dice e ci dimostra che possiamo mangiare quanto vogliamo
e raggiungere comunque il nostro peso ideale, fintanto che mangiamo
i cibi giusti. E possiamo dire addio a sacrifici, privazioni o cibo
insipido, per amore della linea; anzi, una fame prolungata fa sì
che il nostro corpo rallenti il metabolismo, in un meccanismo di difesa,
e teniamo ben strette le riserve di grasso.
La prima e più importante regola è: mangiare con piacere,
a sufficienza e dando la preferenza sempre a cibi di origine vegetale,
lasciati nello stato più naturale possibile. Non ha senso
parlare di “carboidrati” – non mangiamo carboidrati
allo stato puro, ma mangiamo per esempio un risotto, ed è meglio
che si tratti di riso integrale proveniente da coltivazione biologica,
condito magari con abbondanti verdure di stagione. Se desideriamo il sapore
dolce, è meglio mangiare frutta fresca, o eventualmente frutta
disidratata come per esempio uvetta o albicocche secche.
Ovviamente il movimento fa parte di una vita sana, e sta a noi farne,
quando e quanto possiamo.
Così come il respirare aria possibilmente pulita, stare alla luce
naturale quando è possibile, ridurre lo stress.
Se attualmente le nostre abitudini alimentari non sono particolarmente
sane ma desideriamo migliorarle, è giusto programmare un periodo
di transizione. In quel lasso di tempo si faranno certamente delle scoperte
gradevoli, per esempio alcuni ristoranti etnici o ricette finora sconosciute
ma che aggiungono gusto e varietà alla tavola. Se pensiamo che
le persone intorno a noi potrebbero ostacolare la nostra voglia di cambiare
o di sperimentare è meglio non parlarne ma agire con disinvoltura
e spontaneità.
Un aiuto notevole può venire dall’intuito personale, per
esempio quando si tratta di scegliere se fare cambiamenti radicali oppure
graduali. Sicuramente si modificheranno le nostre preferenze, e man mano
apprezzeremo sempre più i gusti semplici e naturali.
Il libro: The China Study, T.Colin Campbell e Thomas M.
Campbell II – lo studio più completo sull’alimentazione
mai condotto finora.
Macro Edizioni, www.macroedizioni.it,
400 pagine, Euro 20,00.
(Articolo pubblicato su Esthetitaly, n. ottobre 2011)
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