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ATTORNO
ALLA TAVOLA
A cura di CARLO PASSERA [ passera.web@asa-press.com
]
DOVE VANNO LE BOLLICINE: L’ASTI
SI RILANCIA
E’ dinamico il mondo della spumantistica italiana, come
ha certificato l’edizione 2006 del Forum di Valdobbiadene, un paio
di mesi fa. La fotografia che ci aveva fornito era questa: 813 aziende
in Italia, 3.000 etichette, un fatturato all’origine di oltre un
miliardo di euro che diventano quasi 2 al consumo, con 252,5 milioni di
bottiglie prodotte nel 2005 (232 con il metodo charmat e 19,5 con quello
classico) di cui 110 esportate, nell’ambito di una produzione mondiale
di 2 miliardi e 200 milioni, e che pur ha fatto registrare nel primo semestre
un più 5% nei consumi interni. Insomma, numeri importanti e un
rischio, il crescente confronto sul mercato globale che presto vedrà
nuovi agguerriti concorrenti, Paesi “export-oriented” come
Spagna e Nuova Zelanda. Perciò, era stato detto nella patria del
Prosecco, chez Giampietro Comolli, «bisognerà difendere peculiarità
e tratti distintivi dei singoli prodotti» nostrani. Ecco, l’immagine
e la qualità, tratti inscindibili per avere oggi successo sul mercato.
Ne hanno voluto tenere conto anche quelli del Consorzio Asti Docg, ovvero
i depositari di un marchio da sempre conosciuto, ma ultimamente un poco
fanée, rimasto a volte intrappolato in un’atmosfera retrò
da festicciola con la nonna. E’ e resterà un vino di facile
approccio, l’Asti, genuino, che crea convivialità, la stessa
che si respira nelle terre dalle quali nasce, le dolci colline delle Langhe,
del Roero e del Monferrato che danno grappoli di moscato così ricchi,
con acini sodi di colore giallo vivo, dalla forte carica aromatica e dal
contenuto zuccherino notevole. Il fatto è che tutto quanto di solare
e positivo vi è in una coppa di Asti ha bisogno innanzi tutto di
essere reso noto al consumatore: ecco dunque la campagna di comunicazione
pluriennale, presentata nei giorni scorsi, che mira alla valorizzazione
del primo spumante italiano sia nel nostro Paese, che a livello internazionale.
Tutto ciò si tradurrà nella rivisitazione del logo storico,
che risale agli anni Trenta (il patrono di Asti, San Secondo, a cavallo
in cornice tonda) e in un intenso battage pubblicitario, con un investimento
di circa 40 milioni di euro.
Uno sforzo doveroso, perché l’Asti Docg è il vino
dolce e aromatico per eccellenza, rappresenta uno dei simboli più
efficaci dell’enologia italiana nel mondo e continua ad accrescere
la sua forza di attrazione. I dati di mercato lo affermano con chiarezza.
Nel 2005 sono stati venduti complessivamente circa 69 milioni di bottiglie,
con una crescita del 2,2 per cento sull’anno precedente. Questo
risultato va suddiviso tra il mercato italiano che si è aggiudicato
il 22 per cento delle vendite e l’intera platea di quelli esteri
(soprattutto Germania, Stati Uniti e Gran Bretagna) dove è stato
collocato il restante 78. E se internazionalmente l’Asti “tira”
sempre moltissimo, con incrementi importanti di penetrazione dei mercati,
nel Belpaese registra qualche difficoltà: 15 milioni di bottiglie
vendute nel 2005, con un calo del 10 per cento rispetto al 2004, quando
era già stata rilevata una flessione, più contenuta. Da
qui la necessità di un vigoroso rilancio, proprio mentre arrivano
ottime notizie dalla vendemmia appena conclusa. Le condizioni climatiche
nei periodi decisivi della maturazione dell’uva – irraggiamento
solare, escursione termica notturna, equilibrio tra pioggia e secco –
sono state ottimali e i risultati si vedono, in quantità e qualità.
Il volume complessivo di uve moscato raccolte, che andranno suddivise
nella produzione di Asti Docg e Moscato d’Asti, ha raggiunto 1.150.000
quintali con un aumento del 4 per cento rispetto al 2005. Ma sono le caratteristiche
che le uve mostrano a indurre all’ottimismo i responsabili del Consorzio
di tutela dell’Asti, con una concentrazione zuccherina e una carica
aromatica a livelli di eccellenza.
Consorzio Asti Docg riunisce oggi 44 industrie o aziende commerciali,
22 aziende vinificatrici, 16 cantine cooperative, 5 cantine cooperative
di secondo grado, 75 aziende vitivinicole e 9 aziende viticole. La zona
di produzione comprende 52 Comuni piemontesi distribuiti nelle province
di Alessandria, Asti e Cuneo, per una superficie complessiva di 9.900
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