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PERCORRENDO
LA FILIERA
A cura di GIUSEPPE CREMONESI [ cremonesi.web@asa-press.com
]
Luoghi d’acquisto: la carica
di pl e discount
In pochi, esperti compresi, avrebbero scommesso, sino a pochissimi anni
addietro, che le marche private, sintetizzate dalla sigla PL (private
label), e i discount avrebbero raggiunto performance brillanti e numeri
rilevanti. Quanto alle marche private l’Italia è obiettivamente
in ritardo rispetto ai progressi del resto d’Europa, parecchio lontani
dalle crescite esponenziali nel Regno Unito o Portogallo. Tuttavia si
deve riconoscere all’Italia un costante trend di crescita particolarmente
prodotto negli ultimi cinque anni. Sbrigativamente si potrebbe ipotizzare
che tale crescita è la risposta europea alla crisi dei consumi,
ma attribuirla unicamente alla congiuntura è fuorviante: non va
sottovalutato, infatti, il lavoro fatto da tutti, o quasi, i retailer
europei nel segmentare le proprie private label in: “premium”,
“primo prezzo”, “core”, linee biologiche, regionali,
kid, ecc. Dalle nostre parti le PL valgono il 12,8% del totale marca privata
così come si evince dai puntuali dati della *AcNielsen che li rileva
unitamente a quelli dell’alta gamma e di primo prezzo. A suffragio
di quanto sostenuto riguardo la loro crescita in risposta alla crisi,
da sottolineare come lo scorso anno la marca privata abbia contribuito
per oltre il 45% alla crescita delle insegne della distribuzione nostrana,
oltrepassando il 50% nel trimestre aprile-giugno 2008. Simile crescita
è spalmata su tutte le categorie del grocery segnando trend molto
interessanti soprattutto a valore: +12% rispetto al 2,1% dei prodotti
di marca; in termini di fatturato sviluppato rispetto all’anno precedente,
le private label e i prodotti di marca si differenziano per circa 130
milioni di euro. I supermercati si riconfermano il canale dove la marca
privata guadagna la quota più significativa (14,6%). In ogni caso,
complessivamente in tutti i canali si rilevano crescite positive superiori
al 9%, pur se il canale più dinamico si rivelato quello degli ipermercati
(+13,4%): in passato tempio dei prodotti di marca, sostenuti da multipack,
promozioni e comunicazione in-store, visual merchandiser, hostess, ecc,
mentre oggi sfrutta generosamente spazi anche a favore dell’esposizione
di prodotti a marchio, sia nel food sia nel non food. Alla private label
– sostiene Nielsen – si deve quindi riconoscere la duplice
funzione di offrire ai consumatori sempre più attenti al “caro
vita” un carrello di prodotti maggiormente convenienti con un buon
livello qualitativo e contemporaneamente consentire ai retailer di recuperare
discreti margini di redditività.
Il fenomeno discount
Occupandomi da anni delle tematiche della distribuzione ricordo perfettamente
che la stragrande parte dei nostri connazionali li reputavano luoghi infimi
per fare acquisti di qualsivoglia merceologia, in particolare per gli
alimentari. Da circa tre anni il numero dei punti di vendita discount
in Italia è in costante crescita: attualmente se ne contano 3.800
che esprimono una quota di mercato dell’8,6% generando un fatturato
che sfiora i 9 miliardi di euro. Di più, a differenza di altri
canali della GDO, le strutture discount sono distribuite in modo molto
capillare sul territorio italiano. Le regioni con il maggior numero di
nuove aperture negli ultimi mesi sono state Lombardia, Sardegna, Lazio,
Puglia e Sicilia, a conferma che lo sviluppo continua ad interessare tutto
il Paese. Le nuove aperture si differenziano rispetto al passato sia dal
punto di vista degli assortimenti, per una maggiore attenzione al reparto
del fresco, sia dal punto di vista strutturale con metrature maggiori
per fornire un assortimento più ricco e un servizio migliore. Anche
la pubblicità, sino a ieri disinteressata a questo canale, non
solo ha fatto capolino ma - penso a quella della Lidl in particolare -
sta dimostrando che sa utilizzare leve strategiche raffinate. I loro spot
non sono indirizzati alle tradizionali responsabili d’acquisto (quindi
donne) che potrebbero essere spinte dalla convenienza di prezzo degli
alimentari, ma agli uomini . Ecco allora che la comunicazione pubblicitaria
di questa insegna diventa trasversale focalizzandosi però artatamente
agli uomini che colpiti dalla promozioni della scala pieghevole, dei piccoli
utensili da lavoro e da quant’altro a loro più congegnale
diventano coloro che scelgono specificatamente questi punti di vendita
rispetto (o in aggiunta) ad altri.
Low cost non solo in tempo di crisi
I dati disponibili sui fenomeni “marca privata” e “discount”
sembrano rivelare tendenze che andranno verosimilmente oltre il periodo
congiunturale. In previsione, o quantomeno nella speranza, di un allentamento
della morsa dell’inflazione i consumatori continueranno a fidarsi
dei prodotti a marchio che troveranno sempre più presenti sugli
scaffali dei supermercati e a recarsi in questi negozi con assortimenti
snelli e dall’allestimento spartano che stanno aprendo sempre
più vicino alle loro abitazioni. Il lavoro dei retailer sulla segmentazione,
al momento appannaggio della GD, continuerà anche nel mondo della
DO, con l’aumentare delle competenze in questo campo e anche dell’offerta
dell’industria, compresa eccome quella di marca, che produce prodotti
a marchio del distributore.
Probabilmente in Italia non si arriverà ai livelli delle PL come
in Gran Bretagna o all’importanza dei discount nel mercato tedesco,
ma è più che prevedibile che esistano ulteriori spazi di
crescita.
* Nielsen HomeScan: panel di 9.000 famiglie statisticamente
rappresentative della popolazione italiana che giornalmente scannerizzano
i propri acquisti di beni di largo consumo. Permette di monitorare i comportamenti
di acquisto su tutti i canali e fornisce dati molto significativi sul
comportamento di acquisto dei consumatori, non disponibili da alcuna altra
fonte.
Osservatorio discount: monitoraggio continuativo del canale con studi
quantitativi e qualitativi sui consumatori, i comportamenti di acquisto
e le motivazioni che inducono a scegliere il discount.
Market Track: monitoraggio settimanale scanner di tutti i canali della
distribuzione moderna.
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