|
PERCORRENDO
LA FILIERA
A cura di GIUSEPPE CREMONESI [ cremonesi.web@asa-press.com
]
Nei campi meglio la laurea della
zappa
Nel settore agricolo, nonostante i lacci e lacciuoli caratteristici
del Bel Paese, si fanno largo le nuove generazioni armate di cultura e
di piglio manageriale
Nell’articolo precedente postato 11 dicembre scorso commentavo
i risultati di una indagine di Nomisma riguardante i non precisamente
rosei scenari del settore agricolo nazionale. Tra le diverse voci elencate
nel cahier de doléance del comparto era leggibile un passaggio
che denunciava il lento ricambio generazionale degli operatori che strangola
l’ingresso a giovani con preparazioni tecniche e tecnologiche più
adeguate ai nostri tempi, visioni più ampie e, soprattutto, con
poteri decisionali. Tuttavia scrivevo anche che qualche avvisaglia di
“ringiovanimento” si avvertiva. A conforto di tale percezione,
proprio recentissimamente la stampa nazionale ha riportato i risultati
di ben tre qualificati istituti di ricerche sociali e di un osservatorio
universitario che si sono espressi, seppure con sfumature diverse, in
questo senso. Sfrondandoli parzialmente dal tipico linguaggio degli statistici
riporto quanto emerso in quanto positivo segnale che autorizza ad ipotizzare,
con pacato ottimismo, un futuro migliore per questo vitale settore.
Censis
L’indagine effettuata dall’ istituto di ricerca socio-economica
ha individuato quattro differenti gruppi tipologici di imprenditorialità
agricola emergente: imprese market driven e market oriented guidate da
giovani; i segmenti attivi di filiera ad alto potenziale di crescita;
produttori di seminativi ed altre commodity. Le aziende guidate da giovani
dinamici e innovativi prediligono la leva dell'innovazione e, puntando
su politiche commerciali selettive e alternative, riescono a collocarsi
in nicchie di mercato vantaggiose.
Gli imprenditori alla guida delle aziende di questi gruppi sono contraddistinti
da due particolari caratteristiche: un'età anagrafica decisamente
bassa per il sistema agricolo nazionale, con il 51% dei titolari con un'età
inferiore ai 40 anni e una spiccata omogeneità culturale che si
concretizza in comportamenti manageriali e in un approccio dinamico al
mercato applicando le più moderne strategie disponibili. Sono imprese
non ancora pienamente mature sotto il profilo della struttura interna,
hanno un fatturato medio attorno ai 500mila euro ed un'organizzazione
che può contare su circa 14 addetti, ma che, agendo con efficacia
sulle leve commerciali e dell'innovazione, hanno tutte le carte in regola
per entrare rapidamente da protagonisti nel sistema dell’agricoltura
italiana. (Sistema notoriamente farraginoso piagato da chilometrici percorsi
di filiera n.d.r.) che aiuteranno a snellire e a migliorare. La crescita
del loro fatturato è dovuta principalmente all'ingresso in nuovi
mercati e al tentativo di attrarre nuovi segmenti di clientela. Le giovani
imprese di questa tipologia hanno deciso di dotarsi di una risorsa professionale
autonoma responsabile della fase commerciale e distributiva. Per il 32%
di queste aziende, l'introduzione di innovazioni tecniche è considerato
il principale fattore che contribuisce all'attuale fase di crescita economica.
In prevalenza legate al comparto vite-olio, cui appartengono nel 40% dei
casi, tra queste aziende si osserva anche una significativa presenza nei
seminativi.
Il miglioramento qualitativo della produzione è l’obiettivo
che perseguono attraverso politiche selettive e raffinate quali la diversificazione
varietale e la sperimentazione di nuove cultivars e nuove razze. Inoltre,
il 72% si avvale di un marchio aziendale autonomo ed intrattiene rapporti
diretti con la rete distributiva. La maggior parte, inoltre, dispone di
uno spaccio interno o di un agriturismo a completamento della propria
attività commerciale. Con buona pace delle ‘quote rosa’
altrove centellinate col contagocce, la ricerca evidenzia che in un terzo
delle aziende analizzate le donne assumono, da sole o insieme ad altre
figure professionali, una funzione imprenditoriale e direttiva importante.
Il dato, seppur ancora piuttosto contenuto, getta una luce positiva sul
futuro e sul ruolo propositivo ed attivo che le donne hanno oggi in molte
imprese agricole emergenti.
Swg
Praticamente l'indagine del Gruppo triestino ribadisce quanto emerso dalle
rilevazioni del Censis, ossia che gli imprenditori agricoli con un'età
compresa tra i 18 e i 34 anni, forti di una preparazione scolare più
elevata rispetto ai colleghi anziani, si fanno portatori di un'idea imprenditoriale
che si sviluppa a partire dall'organizzazione e della gestione d'impresa;
colgono con maggiore sensibilità le istanze di un consumatore sempre
più attento alla qualità dei prodotti; si informano maggiormente
sui temi della certificazione; certificano la qualità dei propri
prodotti e pongono con forza il tema dell'obbligatorietà della
indicazione d'origine. Più in dettaglio, circa il titolo di studio,
il 33% ha il diploma ed il 10% ha una laurea. Il 74% dei giovani agricoltori
possiede una superficie agricola inferiore ai 5 ettari, il 19% da 6 a
20, il 5% da 21 a 50 e il 2% superiore ai 50. Questa prospettiva dinamica
si coglie anche nella maggiore fiducia riposta nell'aumento del peso del
settore agricolo all'interno del contesto economico italiano, soprattutto
alla luce di una crisi economica che trasformerà ulteriormente
i modelli di produzione e consumo e porterà a rivalutare la vocazione
agricola del Paese. Meno preoccupati delle difficoltà finanziarie
del settore, in termini di accesso al credito e realizzazione di utili,
i giovani mostrano una più forte insofferenza per i macigni burocratici
che frenano la competitività ed esprimono più spiccate esigenze
informative proprio sull'aggiornamento in merito a leggi e normative.
Il 42% dei giovani agricoltori pensa infatti che la burocrazia, al pari
della realizzazione di utili, sia il problema più rilevante del
settore agricolo. Gli intervistati hanno una maggiore dimestichezza con
il web e proprio la consultazione dei siti internet, che presuppone esigenze
informative e volontà di acquisizione delle notizie, viene sempre
più spesso affiancata alla lettura di quotidiani.
In questa prospettiva risulta significativa l'istanza di accelerazione
del processo di modernizzazione del settore agricolo e l'accento posto
sulla necessità di dare spazio alla ricerca scientifica e all'innovazione
del settore. La proiezione verso il futuro e l'approccio dinamico risultano
dunque i caratteri dominanti della nuova generazione agricola che darà
nuovo volto all'agricoltura italiana, restituendole appeal e capacità
attrattiva dimostrando, ancora una volta, essere una validissima risorsa
per l'intero Paese.
Infine, dall'indagine è emerso che il 62% dei giovani agricoltori
associa l'idea di agricoltura alla parola "tradizione", il 42%
a "tutela ambientale", il 35% a "sviluppo" e "autenticità",
il 31% a "sostentamento", il 28% a "innovazione",
il 25% a "occupazione", il 24% a "sapere".
Eurostat
Secondo i dati Eurostat, i giovani agricoltori sotto i 35 anni conducono
in media aziende di 21 ettari contro i 18 della media generale e manifestano
una più spiccata propensione verso la diversificazione e la gestione
manageriale. Questo è quanto emerge da una recente elaborazione
del Centro studi di CremonaFiere su dati Eurostat. Cosa significa questa
tendenza? Certamente che le nuove opportunità di business offerte
dal mondo agricolo fanno presa sugli imprenditori più dinamici
e attenti ai mercati internazionali; ottimo segnale che evidenzia la crescente
vivacità del settore, soprattutto per quanto riguarda il percorrere
le nuove strade che si stanno aprendo nel comparto.
Almalaurea
Secondo Almalaurea, l'attuale ritorno alla terra dei giovani lo si deve
anche all'aumento di iscrizioni che le facoltà del gruppo agrario
hanno registrato nel periodo 2003/2005. Due anni in cui il numero di iscritti
è passato da 7.520 del 2002/2003 ai 7.978 del 2004/2005. Secondo
i dati di Almalaurea, consorzio inter universitario, a un anno dalla tesi
lavora il 67% dei laureati in agraria, quota che sale al 92% dopo cinque
anni. Per questo motivo molti scelgono il lavoro autonomo. Ma la novità
è che ad avvicinarsi alla terra ci sono sempre più giovani
laureati in altre discipline: filosofia, legge, ingegneria, economia e
commercio.
|
|
|