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PERCORRENDO
LA FILIERA
A cura di GIUSEPPE CREMONESI [ cremonesi.web@asa-press.com
]
Filiera agroalimentare & Mafia
Un rapporto circostanziato evidenzia le connection
La parola mafia viene associata forse troppo sbrigativamente
con la droga, con lo smaltimento dei rifiuti, con il traffico delle armi
e con tutto ciò che procura illegalmente (nonché vigliaccamente
e brutalmente) soldi facili. Pochi pensano che anche il mondo agricolo,
dalle nostre parti peraltro in perenne affanno, potesse attirare gli appetiti
della criminalità. Mondo agricolo da intendersi nella sua intera
filiera. Eppure è sciaguratamente vero. Infatti i fenomeni illegali
e criminali in agricoltura hanno necessità di una lettura unitaria
e di sistema, poiché sono elementi in grado di condizionare e penalizzare
l’intero sistema agroalimentare nazionale nelle sue diverse articolazioni
di filiera. E’ quanto emerge dal rapporto della Fondazione Cloe
- uno dei nomi di Demetra dea dell’agricoltura che significa “verde
germoglio”. Insomma, anche se molti lo paventavano o ne avevano
notizie confuse, la mafia minaccia di dominare l'agroalimentare italiano.
Presentando il suo primo rapporto sul settore, la fondazione mette in
evidenza le crescenti minacce della criminalità organizzata alle
specialità italiane. Nel 2006, si legge, il valore dei prodotti
contraffatti e delle usurpazioni delle denominazioni protette aveva superato
i 5,4 miliardi di euro. Tra il 2005 e il 2006 sono state denunciate oltre
2.600 persone e sequestrate oltre 400 aziende. Le reti criminali controllano
spesso mercati ortofrutticoli e florovivaistici, soprattutto al Sud ma,
come riportato spesso dalle cronache anche il mercato ortofrutticolo di
Milano è da tempo al centro di polemiche per presunte infiltrazioni
mafiose. In alcune aree del Paese l'acquisto e la vendita dei terreni
agricoli è condizionata "da soprusi, minacce violente e meccanismi
di compravendita pilotati". Esiste un vero e proprio mercato fondiario
parallelo, in cui gli agricoltori sono costretti a cedere la terra o l'attività
ai clan che in questo modo riciclano il denaro. Ma le attività
criminali riguardano anche la macellazione clandestina, il cui volume
di affari ha raggiunto i 2,4 miliardi di euro e le truffe scoperte sui
finanziamenti europei, che ammontavano nel 2006 a 454 milioni di euro.
"Il confine tra legale e illegale - ha spiegato il presidente della
Fondazione, Marco Minniti - è a volte indistinto e ambiguo: si
sono verificati casi in cui anche grosse catene distributive e titolari
di marchi noti hanno operato sotto il controllo di organizzazioni mafiose
attraverso l'uso di prestanome e la copertura di insospettabili imprenditori".
Per la fondazione serve l'introduzione di un quadro normativo più
organico, con un coordinamento operativo dei numerosi organismi di vigilanza,
"che spesso lasciano disapplicate talune norme fondamentali, altre
volte rendono onerosa presso gli operatori del settore l'attuazione di
altre".
Il rapporto evidenzia e specifica inoltre alcuni dati che testimoniano
della grande forza e vitalità del sistema agroalimentare italiano.
L’agroalimentare è notoriamente e da sempre un settore economico
ad elevata competitività in grado di rappresentare nella maniera
più efficace la qualità ed i contenuti simbolici del made
in Italy nel mondo.
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