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PERCORRENDO
LA FILIERA
A cura di GIUSEPPE CREMONESI [ cremonesi.web@asa-press.com
]
Check up 2008 sul sistema agroalimentare
Il settore, monitorato da Ismea, è notoriamente
tra i più significativi dell’economia nazionale, contrassegnato
tuttavia da ombre e luci
Il 2007 avrebbe potuto essere per l'agricoltura italiana l'anno del
riscatto. Non è stato esattamente così; infatti, i risultati
conclusivi in termini di produzione e di valore aggiunto, hanno in parte
deluso le attese, anche, se giusto sottolinearlo, si è registrato
il ritorno alla crescita della produttività del lavoro. E' quanto
emerge dallo studio Ismea "La competitività dell'agroalimentare
italiano" i cui dati rivelano per il settore primario (agricoltura,
silvicoltura e pesca) una stabilità del valore aggiunto in termini
reali, fattore apprezzabile, ma un incremento modesto di appena lo 0,1%
a prezzi correnti. Ben più deludente la performance dell'industria
alimentare che ha conseguito un risultato negativo in termini di valore
aggiunto reale (-1,7% rispetto al 2006), a fronte di una crescita rilevata
per il resto dell'industria e per il prodotto interno lordo nel complesso.
Lo scorso anno la produzione di beni e servizi dell'agricoltura si è
ridotta complessivamente dello 0,6%. Il risultato - spiega il rapporto
- è stato determinato dalla variazione negativa registrata nel
comparto delle coltivazioni, compensata in buona parte dall'incremento
degli allevamenti. A valori correnti la produzione agricola è invece
aumentata del 2,5% grazie alla dinamica espansiva dei prezzi di base,
particolarmente marcata nella seconda parte dell'anno.
Meglio la zootecnia
E' tornata a crescere anche la produttività del lavoro in agricoltura,
migliorata del 2,9 percento. Risultato in controtendenza rispetto all'andamento
rilevato per l'industria alimentare che ha chiuso il 2007 con una flessione
della produttività del 3,6%. La forbice, in termini assoluti, tra
la produttività agricola e quella dell'intera economia e dell'industria
nazionale resta comunque molto elevato. La crescita rilevata nel 2007
non è però dipesa da un aumento del valore aggiunto, che
è rimasto sostanzialmente invariato, ma riconducibile interamente
ad una flessione delle unità di lavoro impiegate. L'analisi di
medio termine evidenzia poi che alla graduale fuoriuscita di forza lavoro
dall'agricoltura, che peraltro ha accomunato la maggior parte dei Paesi
Ue, ha corrisposto in Italia una tenuta del valore aggiunto reale, interpretabile
come uno dei segnali dello sforzo di ristrutturazione del settore, alle
prese con la liberalizzazione del mercato. Nella graduatoria dei partner
comunitari l'Italia risulta in settima posizione per produttività
del lavoro in agricoltura, come nel 2006. La precedono Danimarca (al primo
posto), Paesi Bassi, Regno Unito, Francia, Svezia e Belgio, mentre alle
spalle dell'Italia figurano Spagna, Finlandia, Austria e Germania. Ismea
sottolinea che all'aumento registrato in Italia si è contrapposto
un calo della produttività agricola in importanti nazioni, come
Francia e Regno Unito. La Germania, al contrario, con un incremento del
4,7%, ha recuperato la forte riduzione registrata nel 2006. La classifica
europea della produttività del lavoro nell'industria alimentare
vede l'Italia solo in decima posizione alle spalle anche della Spagna.
Un risultato, in realtà, che rispecchia quello dell'intera industria
manifatturiera, come evidenziato dalle recenti statistiche Ocse, che attribuiscono
all'Italia una delle ultime posizioni nell'ambito di 23 importanti Paesi
per la dinamica della produttività del lavoro. In base ai dati
occupazionali, nel 2007 il settore agroalimentare nel complesso ha impiegato
1,5 milioni di persone, registrando una flessione dello 0,8% rispetto
l'anno precedente. L’andamento è ricollegabile al calo degli
occupati nel settore agricolo, scesi a 1.016.000 addetti (-2,2%), a cui
si è contrapposto un aumento del 2,2% nell'industria alimentare
(497.000 unità). Dal check up emerge un incremento dei prezzi agricoli
alla produzione del 7,9%, a fronte di un aumento dei costi del 5,4%, legato
soprattutto ai rincari di mangimi e fertilizzanti. L’atteso recupero
dei margini di redditività è limitato per alcuni comparti
nell'ambito delle coltivazioni, mentre per gli allevamenti l'erosione
dei margini è proseguita anche nel 2007 malgrado gli aumenti dei
prezzi alla produzione registrati dalle carni e dai prodotti lattiero-caseari.
L'ultima annata ha fatto anche segnare una riduzione dello 0,8% in quantità
degli acquisti di prodotti alimentari per il consumo domestico, a fronte
di un incremento medio dei prezzi del 2,6% (ben superiore è quello
dei primi mesi del 2008 che verranno analizzati in futuro). Si è
interrotta quindi la tendenza, che nel 2006 sembrava consolidarsi, di
lieve recupero dei volumi di acquisto, mentre l'analisi di dettaglio evidenzia
una crescente attenzione delle famiglie a far quadrare i bilanci, ridisegnando,
in molti casi drasticamente, il paniere dei consumi in risposta alle variazioni
dei prezzi. Resta comunque significativa l'attenzione ai prodotti caratterizzati
da un maggiore contenuto di servizio e in generale più innovativi.
L’export: miglioramenti soft in generale, buoni quelli del Made
in Italy
Le esportazioni agroalimentari, ammontate a 23,7 miliardi di euro, sono
cresciute del 6,4%, mentre l'import è aumentato del 2,8% portandosi
vicino ai 33,1 miliardi. In ogni caso la bilancia commerciale del settore
ha chiuso con un saldo negativo di 9,4 miliardi, registrando un discreto
miglioramento rispetto al 2006 (-5,2%). Risultati migliori sul fronte
delle esportazioni si rilevano però per i prodotti di punta del
made in Italy alimentare, che includono quelli a forte connotazione di
tipicità, cresciuti nel complesso del 7,6%. L'insieme di questi
prodotti, mediamente più orientati verso le destinazioni extra-Ue
rispetto all'intero settore agroalimentare, ha potuto beneficiare di una
dinamica crescente dei valori unitari all'esportazione anche nei Paesi
terzi, dove la competitività è stata in generale penalizzata
dall'apprezzamento dell'euro. E' cresciuto in misura considerevole anche
il ruolo dell'Italia nel panorama internazionale. L'export ha raggiunto
nel 2007 un'incidenza pari al 5,2% in rapporto alle esportazioni mondiali
agroalimentari, contro il 3,7% rilevato l'anno precedente.
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