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PERCORRENDO
LA FILIERA
A cura di GIUSEPPE CREMONESI [ cremonesi.web@asa-press.com
]
Agribusiness
Chi c’è dietro alla
Banca sementiera più grande del mondo
Torno su una notizia postata nella newsletter n. 48 del
3 marzo scorso di questo sito, ripresa poi il giorno 11 nella rubrica
“Qualità”, poiché merita un maggior approfondimento
e migliori chiarimenti. Dunque: è stata creata una enorme banca
mondiale di semi, chiamata Global Seed Vault, per ospitare duplicati di
varietà uniche delle colture mondiali più importanti. La
sede è nelle isole Svalbard a un migliaio di chilometri dal Polo
Nord. La struttura, appena inaugurata, è all'interno di una montagna
dove i ghiacci permanenti e la roccia consentono, anche senza elettricità,
che il materiale conservato nel caveau rimanga integro e protetto anche
grazie all’impiego di porte corazzate antintrusione. Secondo il
Fondo mondiale per la diversità colturali che provvede ad assistere
i Paesi in via di sviluppo a predisporre, imballare e trasportare le loro
sementi al caveau artico, reputa che la banca è vitale per conservare
la diversità di tutte le specie coltivate. E’ previsto che
la struttura riceverà circa 200mila sementi, pur se la sua capienza
è di 2 miliardi di semi. A promuoverla è stato un accordo
internazionale adottato dai Paesi membri della Fao, ratificato da 116
Nazioni, che assicurerà la necessaria diversificazione genetica
per affrontare le future sfide dell'agricoltura.
Meraviglioso! Però…
…per completezza d’informazione, credo sia utile
indicare i supporter economici di questa arca delle sementi che sono la
Fondazione Rockefeller, unitamente a Monsanto e Syngenta (due colossi
del geneticamente modificato), la Pioneer Hi-Bred che studia gli OGM per
la multinazionale chimica DuPont, a cui si è ultimamente unito
Bill Gates, l'uomo più ricco dell’universo, attraverso la
sua fondazione di charity: Biul & Melinda Gates Foundation. Quest’ultima
devolve al progetto 30 milioni di dollari l'anno. Ora, alla luce di questo
ingente potere economico, mica tanto maliziosamente ci si può chiedere
se questi Paperoni buttano soldi disinteressatamente. Che si aspettano
concretamente, nel futuro, da una simile banca sementiera? Mi sovviene
una frase rimasta celebre di Henry Kissinger: «Chi controlla il
petrolio controlla il Paese; chi controlla il cibo, controlla le popolazioni».
La Rockefeller Foundation è quell’entità che negli
Anni '70 finanziò con 100 milioni di dollari il primo progetto
di “rivoluzione agricola genetica”. Fu un paziente lavoro
che portò alla creazione dell'Agricolture Development Council (emanazione
appunto della medesima fondazione), successivamente dell'International
Rice Research Institute (IRRI) nelle Filippine con i dollari stavolta
della Fondazione Ford. Nel ‘91 questo centro-studi sul riso si coniugò
con il centro messicano International Maize and Wheat Improvement (proprietà,
manco a dirlo, dei Rockefeller), quindi con uno analogo per l'agricoltura
tropicale, con sede in Nigeria (ancora con i dollari dei Rockefeller).
Tutti assieme formarono infine il Consultative Group on International
Agricolture Research (CGIAR). Nelle svariate riunioni internazionali di
esperti (e politici) tenute nel centro congressi della Rockefeller Foundation
a Bellagio, il CGIAR ospitò ed istruì generazioni di scienziati
agricoli, in particolare del Terzo Mondo, sulle meravigliose opportunità
del moderno agribusiness e sulla nascente industria dei semi geneticamente
modificati. Questi portarono il sapere appreso nei loro Paesi, costituendo
una straordinaria rete d’influenza per la loro penetrazione nel
nome della scientificità umanitaria (leggi:“la fame nel mondo”)
e di una nuova agricoltura adatta al libero mercato globale.
Non ultimo - e non è cosa da poco - il CGIAR attrasse nella sua
‘umanitaria’ ragnatela nientemeno che la FAO. Ulteriore ragguaglio:
la citata Monsanto dal 2007, ossia solo lo scorso anno, unitamente al
governo USA, ha brevettato su scala mondiale delle sementi che rientrano
nel piano tecnicamente chiamato Genetic Use Restriction Technology; sementi
che dopo il raccolto fanno “hara-kiri”, insomma non si riproducono
più. E’ questa una scoperta volta a ridurre l'uso di sementi
non brevettate. Notizie dell’ultima ora dicono inoltre che per accrescere
la propria presenza nel settore dei semi per colture in serra e accelerare
lo sviluppo sui prodotti a maggior valore aggiunto, l’iper attiva
Monsanto ha acquistato recentemente per 546 milioni di euro la società
olandese De Ruiter Seed dando vita a un colosso del mercato delle sementi.
In particolare, la condivisione del know-how delle due aziende potrà
dare nuova spinta al business sfruttando ogni sinergia possibile. I selezionatori
di De Ruiter avranno accesso all'enorme banca-dati genetica della multinazionale
Usa, mentre Monsanto potrà focalizzarsi maggiormente nel segmento
delle colture protette in serra a rapido accrescimento (per intenderci
quelle per la IV gamma), uno dei più vivaci dell'intero mercato
ortofrutticolo, con un giro d'affari stimato in 600 milioni di dollari
in tutto il mondo, con previsioni di crescita attorno al 10% l'anno per
il prossimo quinquennio. Questa acquisizione ridisegnerà il profilo
con cui Monsanto coprirà il mercato internazionale delle sementi.
Saranno tre le divisioni, ognuna con una sua specializzazione e un suo
target definito: Seminis si occuperà dei semi per colture in pieno
campo, International Seeds Group delle colture vegetali locali mentre
De Ruiter si focalizzerà sulle colture in serra. Secondo le prime
stime, con l'acquisizione di De Ruiter il valore del comparto delle sementi
vegetali di Monsanto dovrebbe raggiungere un miliardo di dollari di fatturato
entro il 2012. Non è stravagante immaginare che tutto questo fermento
chiarisce in gran parte le vere motivazioni della creazione della banca
alle Svalbard: le sementi naturali custodite nel forziere glaciale dovranno
essere controllate dal gruppo dell'agribusiness, e da nessun altro, mentre
quelle geneticamente modificate praticamente già lo sono. Pertanto
è bene ricordare che le Banche, dei soldi o di altri beni, sempre
Banche sono.
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