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PERCORRENDO
LA FILIERA
A cura di GIUSEPPE CREMONESI [ cremonesi.web@asa-press.com
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INDAGINI
Le 10 “esse” che indicano le attese
dal cibo da parte del consumatore
Sapere, salute, storia, sociale, supernaturalità,
shopping strategy, servizio, sincretismo, sensorialità, sapore
Giampaolo Fabris, il maggiore sociologo dei consumi d'Italia
ha individuato, commentandolo, una sorta di decalogo riguardante atteggiamenti
e comportamenti del consumatore italiano nei confronti dei prodotti alimentari.
Lo ha illustrato nei giorni scorsi a Taormina al Forum di Confagricoltura
spiegando che «gli atteggiamenti dei consumatori si dividono in
due anime: chi ricerca il prezzo più basso e chi invece ricerca
la miglior qualità. Questo consumatore sta cambiando e sempre più
spesso resta deluso dei prodotti che acquista poiché non rispondono
più alle aspettative o alle promesse pubblicitarie».
Il comparto dell'agroalimentare è tra i pochi in grado di riflettere
con estrema immediatezza e trasparenza la straordinaria sintonia con alcuni
dei più significativi valori del nostro presente. Il cibo, oggi
più che mai, ha un ruolo assolutamente centrale - e destinato,
in prospettiva, ad aumentare ulteriormente - nelle scelte di consumo.
Una sorta di crocevia privilegiato in cui confluiscono trend sociali ed
orientamenti di consumo di grande rilievo. «L’ evidenza più
palese - ha sostenuto Fabris – è che il cibo riesce a catalizzare
una serie di dimensioni esistenziali e sociali di crescente attualità.
La ricerca del piacere, l'aspetto fisico e la bellezza, l'energia e la
salute, la fusione con la natura, la convivialità e il tempo libero
trovano, nel cibo, un locus elettivo di espressione».
Il monitoraggio sistematico delle tendenze alimentari ha rilevato una
serie di aree che definiscono la modernità denominate codificate
con le succitate ‘10 Esse’, che rappresentano in sostanza
la summa di qualità attese nel cibo e, se tradotte operativamente,
un'importante griglia per valutare successo e ciclo di vita dei prodotti
alimentari. La mappa alimentare del 2007 – secondo Fabris - si sviluppa
in un sistema tra modernità, tradizione, dell'indulgenza e salutismo.
Noi tutti ricordiamo come negli anni Ottanta i consumi alimentari andavano
decisamente verso la modernità mentre il trend degli anni Novanta
li riportò verso l'indulgenza e della tradizione. Con il Terzo
Millennio assistiamo invece all'allarme alimentare e la tendenza vira
verso il "buono e sano da mangiare". Insomma, molto terrignamente
il dettame esplicito è mangiare bene, valutato come uno dei piaceri
più importanti della vita. Considerarsi un gourmet è uno
status symbol e cambiano i paradigmi di riferimento sui cibi. La dieta
mediterranea ritorna al centro degli interessi. perché il sapore
è al primo posto, confermandosi come una delle principali aree
di gratificazione, di piacere del nostro quotidiano.
La quantità, i piatti ricchi ed i gusti accentuati sono out; anzi,
un corretto calcolo calorico è considerato essenziale per il contenimento
del peso, ed il cibo è il fondamentale contrappasso per una buona
salute. La conseguenza è pollice verso a cibi considerati incongrui
con questa tendenza. La comunicazione pubblicitaria si sta adeguando smorzando
l’enfasi sulla naturalità a favore di alimenti freschi non
trattati industrialmente, che seguono sani metodi di coltivazione. Viene
riscoperto il legame con il territorio, da fenomeno di nicchia è
diventato fondamentale anche per le commodities. In questi ultimi anni
(anche grazie alla stampa, sia di settore sia generalista, più
seria e non condizionata dagli inserzionisti) si è avuto una mole
maggiore di conoscenze circa le proprietà degli alimenti sviluppando
una migliore coscienza nutrizionale, e ciò malgrado informazioni
criptiche, confuse o svianti (esempio: il sistema delle etichette) o dalla
drammatizzazione mediatica di alcuni prodotti.
Considerata l’indiscussa professionalità e probità
del professor Fabris, gli organizzatori del Forum di Confagricoltura,
e perché no, gli italiani tutti, la chiosa verte su un moto di
orgogliosità: l’ ‘Italian food’ torna al centro
non solo dei bisogni, ma anche dei desideri degli italiani che ne riconoscono
il ruolo centrale.
I cibi preferiti dagli italiani: la pastasciutta
è regina
La pasta in ascesa, il riso e le zuppe anche, il
pane rimane costante mentre calano pizza e focaccia; così così
pesce e i crostacei a fronte invece di una crescita della carne, specie
quella di manzo e vitello. Queste le preferenze dei consumatori italiani
in fatto di cibo, fotografate da una ricerca Gpf, condotta su un campione
di 2.500 persone. Dalla ricerca emerge un vero e proprio “borsino”
dei cibi preferiti dove si scopre che la pastasciutta, sia essa di semola
che di uovo, è al primo posto nella “hit parade” degli
italiani, con il 46,9% delle preferenze nel 2007 e in crescita sul 37,9%
del 2005. Consensi anche per le lasagne e le varie tipologie di pasta
ripiena che, però, nel biennio di riferimento, registrano un leggero
arretramento, passando dal 15,3% al 14,2%. Restando tra i primi piatti
bene anche il riso, a quota 5% e in aumento sul 3,4% della precedente
rilevazione, e le zuppe (2,5% contro 1,9%). Costante il pane con una media
dell’1,5% mentre crollano pizza e focacce passate dal 14,1% delle
preferenze nel 2005 all’8,7% nei due anni successivi. In calo anche
gli insaccati (1,2% a fronte del 2,1%), le verdure e i legumi (1,9% contro
il 3,2%) e, soprattutto, il pesce e i crostacei che, in due anni, hanno
perso quote passando dal 7,4% al 5,6%. In crescita invece le carni che
si attestano al 6,1% contro il 4,8% del passato.
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