PERCORRENDO LA FILIERA
A cura di GIUSEPPE CREMONESI [ cremonesi.web@asa-press.com ]


Sommario

Vino
Tocai addio per sempre


Arte bianca
Dacci oggi il nostro (costoso) pane quotidiano


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Vino
Tocai addio per sempre
E’ sancito: con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del 27 ottobre 2007 del Decreto del ministero delle Politiche agricole Alimentari e Forestali, già a partire dalla vendemmia in corso, l’utilizzo per i vini a denominazione di origine controllata della regione Veneto, prodotti dalla varietà di vite Tocai friulano, una volta imbottigliati dovranno porre in etichetta la dicitura “Tai”; nessun altra dizione che appunto la suddetta è lecita. Quindi, non più Tocai, né Tokai né Tokaj ufficializzati come vini stranieri. “In Veneto - ha commentato Luca Zaia vice presidente della Regione Veneto - si producono circa 300 mila ettolitri di vino da uve Tocai, dei quali 60.000 nella zona del Lison Pramaggiore, il resto nelle aree vocate delle province di Venezia, Treviso, Padova, Verona e Vicenza. Le Doc interessate dal provvedimento sono: Colli Berici; Colli Euganei; Corti Benedettine del Padovano; Garda; Lison-Pramaggiore; Merlara; Riviera del Brenta; Vini del Piave o Piave”.

Arte bianca
Dacci oggi il nostro (costoso) pane quotidiano
Ormai anche la più classica delle orazioni cristiane ha cambiato alcuni termini. Chi la recitava a memoria perde il filo. Insomma, l’esortazione alla quale il “panem nostrum” sia reso disponibile a tutti, credenti e non, sulle tavole suona oggi come una provocazione. Il primo, e primario, alimento dell’uomo sta rischiando di diventare una delikatesse e non più la base dell’alimentazione. Il suo costo, unitamente a quello dei cereali in genere, segnalato dall’Istat, ma soprattutto verificato giornalmente nelle rivendite, ha subito una accelerazione dei prezzi passati dal 4,6 % di settembre al 6% di ottobre. In particolare, il prezzo del pane risulta aumentato del 10,3% sul 2006 (+7,5 % a settembre), mentre quello della pasta è cresciuto del 6,4 % (+4,5 % a settembre). Ma non sono i soli prodotti ad aumentare, tendenze accelerative riguardano anche il prezzo del latte: +5 % (dal +3,2 di settembre), del pollame (+7,3 %) e della frutta (+5,3%). Ma torniamo al pane, qui si innesta un enigma: il prezzo del grano a ottobre si è ridotto di oltre il 10% sul mese precedente e non ci sono quindi alibi ad ulteriori rincari del pane e della pasta che dovrebbero, al contrario, diminuire. Aumenti sui quali sta indagando l’Antitrust che hanno contribuito a determinare il calo record nei consumi di pane con una riduzione in quantità del 7,4% mentre si riducono sostanzialmente anche quelli di pasta di semola che registrano una riduzione del 4,5% (dati Ismea - Ac Nielsen relativi agli acquisiti domestici degli italiani nei primi otto mesi dell’anno).
Una ripresa dei consumi potrebbe favorirla il contenimento dei listini anche se l’italica storia dimostra che alla diminuzione delle materie prime non è mai seguita una diminuzione dei prezzi al dettaglio che invece (vedi benzina) tendono sempre ad aumentare. Diciamola tutta: negli ultimi venti anni il prezzo del pane è aumentato del 419% (diconsi quattrocentodiciannovepercento!) a fronte di una sostanziale stabilità del grano. Sorprende quindi la spudoratezza di certi rappresentanti della romantica categoria della cosiddetta “arte bianca” che si presentano a convegni, simposi e tavole rotonde apponendo a questi rincari cervellotiche teorie sottolineando il costo del lavoro e soprattutto l’eccellenza qualitativa del prodotto (la tipica ‘michetta’ lombarda acquistata al mattino, alla sera neppure rimbalza, cade e buca il pavimento) e l’efficienza del servizio. Chi scrive ha raccolto tempo fa le dichiarazioni dell’allora presidente nazionale dei panificatori che prometteva si sarebbe panificato anche al pomeriggio per avere così pane fresco di forno tutta la giornata, e che era allo studio un progetto avanzato di ‘service’, a cura appunto dei panificatori, che avrebbe fornito alle famiglie italiane tra le 7 e le 8 del mattino pane fresco e latte e fors’anche il quotidiano preferito. Per pudore non svelò che la Befana in realtà era Monica Bellucci strizzata in una calza.
Tornando al contesto, il prezzo del pane si moltiplica di circa dieci volte nel passaggio dal grano dei campi al pane dal fornaio a dimostrazione del fatto che, nella forbice dei prezzi tra la produzione e il consumo, c’è abbastanza spazio per recuperare diseconomie e garantire adeguate
remunerazioni agli agricoltori senza aggravare i bilanci delle famiglie.