PERCORRENDO LA FILIERA
A cura di GIUSEPPE CREMONESI [ cremonesi.web@asa-press.com ]


Sommario

MONDO BIO
NELLE MENSE SCOLASTICHE C’E’ IL BOOM DEL BIOLOGICO


VINI
PIACCIONO TANTO LE “BOLLICINE” ITALICHE


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MONDO BIO
NELLE MENSE SCOLASTICHE C’E’ IL BOOM DEL BIOLOGICO
CURIOSA CONTRADDIZIONE, IN FAMIGLIA NE COMPRANO MENO MENTRE A SCUOLA SE NE CONSUMA DI PIU’
Passerò per un odioso cinico ma non ho mai creduto al manifesto dei cibi biologici per la semplice ragione che l’autenticamente biologico, malgrado i rigidi capitolati che lo governano, gli obbligatori quaderni di campagna, le severe regole di trasformazione e i consorzi di certificazione che ne garantiscono l’autenticità, in una società pur post industriale come l’attuale, di autenticamente naturale non c’è neppure l’aria d’alta montagna. Credo, invece, riguardo al cibo, trattasi prevalentemente di business. Si pensi che nel nostro Sud, grazie ai cospicui contributi Ue, vi è la massima concentrazione europea di aree dedicate alle coltivazioni biologiche, e tutti sappiamo le condizioni per lo smaltimento dei rifiuti che vengono “depositati” ogni dove inquinando mostruosamente i terrenti, quello delle acque irrigue (per tacere d’altro); situazioni per cui oggettivamente la credibilità in questa filosofia vacilla. Tuttavia il bio, quantomeno nelle scuole, marcia spedito. Lo si evince dai fatturati crescenti anni dopo anno, e, secondo le previsioni destinati a crescere ancora, di gran parte degli operatori che si occupano del settore. Le aziende di ristorazione, ad esempio, che preparano i pasti biologici delle mense scolastiche si sono quasi decuplicate in dieci anni. Lo rileva Biobank, la banca dati italiana di questo universo che dal 1992, pubblica annualmente un rapporto sul settore. “Del biologico abbiamo assistito alla nascita - spiega la fondatrice Rosa Maria Bertino - alla escalation e, nell’ultimo periodo, al calo”. Quello che non cala da dieci anni invece è il numero delle mense scolastiche bio e il numero dei pasti serviti quotidianamente, soprattutto nei nidi, scuole materne ed elementari forse a compensare merendine farcite di chissà cosa. Nel 1996, in Italia c’erano solo 69 mense bio, nel 2006 si è arrivati a quota 658”. Riflettendo, delle due l’una: i consumatori comprano meno cibi biologi (scaffali della gdo semivuoti, molte insegne che all’inizio di una certa enfatizzazione mediatica li includevano hanno ora cessato di referenziarli) ma a scuola i loro pargoli vengono nutriti con quei prodotti che in casa non entrano. Curioso no?.
“La tendenza per il 2007 il cui censimento - dicono a Biobank – stiamo completando in attesa dell’apertura delle scuole, stando alle notizie degli operatori delle aziende di ristorazione, anche per il prossimo anno è previsto che il lavoro aumenti”. Si stima che il numero dei pasti serviti nelle scuole arrivi a un milione in totale, con il Comune di Roma in testa che giornalmente serve 140 mila pasti, 80 mila in appalto a imprese di ristorazione e 60 mila in gestione diretta delle rispettive scuole, ai quali aggiungere circa 4.000 diete speciali, ossia pasti preparati separatamente per motivi etnico-religiosi e di salute. Se si considera che nel 1996 i pasti bio erano 24 mila, è evidente il boom sviluppato anche grazie all’azione normativa che, dal 2000, ha segnato una vera e propria svolta. La distribuzione regionale della classifica di Biobank è guidata dall’Emilia Romagna con 127 mense, seguita da Lombardia (111), Toscana (80), Veneto (72), Friuli Venezia Giulia (68), Piemonte (38), Marche (30), Lazio (25), Trentino Alto Adige (24), Liguria (20), Basilicata (14), Abruzzo (11), Puglia e Sardegna (8), Umbria e Campania (7), Sicilia (5), Valle d’Aosta, Molise e Calabria con una sola mensa.

VINI
PIACCIONO TANTO LE “BOLLICINE” ITALICHE
"Il trend positivo delle bollicine italiane continua senza soste: il 2006 ha registrato una crescita dei consumi del 10%, analogamente diviso sia sul mercato domestico che sui mercati esteri, con il nuovo record degli ultimi 10 anni, ossia 276 milioni di bottiglie vendute e circa 1,960 miliardi di euro di fatturato al consumo. Ed il primo semestre di quest’anno fa segnare una ulteriore crescita del 9%”. Lo afferma Giampietro Comolli, patron del Forum degli Spumanti d’Italia che a Valdobbiadene ha celebrato la spumantistica italiana.
Ma Comolli conferma anche il successo dei nuovi obiettivi con una strategia concreta al servizio di tutta la filiera ed annuncia le nuove linee guida: “il Forum degli Spumanti d’Italia ha una organizzazione autonoma, grazie anche all’impegno di istituzioni del Veneto, ma da quest’anno, e sempre più in futuro, anche delle sponsorizzazioni di grandi imprese italiane delle “bollicine” e di istituzioni pubbliche nazionali (da Oiv a Ismea, dal Mipaaf al Ministero sviluppo economico, da Agea all’Ice). Un impegno superpartes con l’oppurtunità di avere eventi tutto l’anno e in tutta Italia, con l’istituzione di un Master interuniversitario, la Guida degli Spumanti con Veronelli Editore, l’Osservatorio nazionale dei mercati e consumi degli Spumanti ed il Centro Studi”.
L’importanza di fare sistema all’estero assieme alle istituzioni per creare una immagine forte e difendere la strategia delle docg e doc italiane è l’atout del Forum andato in scena a Valdobbiadene dal 7 al 10 settembre scorso. Degustazioni a scelta e libere al Banco d’assaggio dei 310 spumanti e tessera giornaliera di accesso alle aule docg e doc, divise per metodo di produzione, con degustazioni guidate da Veronelli editore e da esperti con vini delle Donne del vino, della associazione Anima, Franciacorta, Trento, Altalanga, Asti, Conegliano e Valdobbiadene e Oltrepo’ Pavese. Agli spumanti classici e charmat delle tante regioni italiane, sono stati abbinati i salumi di De Stefani, il pesce italiano di acqua dolce e di mare della Associazione Piscicoltori Italiani, il Parmigiano Reggiano e il Piave di Lattebusche, il riso del Consorzio tutela varietà tipiche italiane. Da Valdobbiadene, il Forum decollerà in giro per l’Italia: in ottobre a Fabriano, a novembre, a Roma per la consegna del premio Conforto e dell’attestato per la migliore comunicazione “Spumanti a … sproposito” con il Banco d’assaggio delle più note 60 imprese spumantistiche, il talk show dedicato a “Politici & Spumanti” sul consumo misurato e autentico italiano e la difesa delle docg e doc nel mondo … Tutti in casa dei “Sommelier” di Roma diretti da Franco Ricci.

Sintesi di mercato delle “bollicine” italiane. Produzione e consumo (2006)
Sono 734 le aziende che producono almeno un vino spumante, 141 milioni le bottiglie stappate in Italia per un fatturato annuo nazionale al consumo di 1 miliardo di euro. Il comparto dei vini spumanti realizza sui mercati esteri il 50% del fatturato, una voce attiva nella bilancia dei pagamenti del Paese e rappresenta un fatturato più che doppio del valore all’origine.
Il metodo classico ha superato la soglia di 20 milioni di bottiglie con solo Franciacorta e Trento a soddisfare il 70% del mercato interno.
Attualmente gli spumanti d’Italia sono presenti in 42 Paesi, 135 milioni di bottiglie soprattutto segnate dai big del metodo charmat mondiale, Asti e Prosecco che rappresentano il mix ideale gradito da molti consumatori curiosi, neofiti o da raffinati palati. Il mercato che segna la maggior crescita è quello Usa con 22,3 milioni di bottiglie, exploit che ha superato il consumo di Champagne. La Germania resta comunque il primo mercato europeo (580 milioni di bottiglie in totale è il consumo interno), trend positivi anche nel Regno Unito e in Giappone con circa 5 milioni. Importanti i segnali provenienti dalla Russia (+ 20%), dalla Svizzera (+ 12%), dall’Austria (+ 10%) e anche dalla Francia (+ 9%).