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PERCORRENDO
LA FILIERA
A cura di GIUSEPPE CREMONESI [ cremonesi.web@asa-press.com
]
Sommario
MONDO AGRICOLO
SEMPLIFICARE LA MACCHINA BUROCRATICA
CHE LO STRITOLA
CONSUMI
COSA SI BEVE AL BAR
CONSUMI
PRODOTTI DOP E IGP IN CRESCITA
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MONDO AGRICOLO
SEMPLIFICARE LA MACCHINA BUROCRATICA CHE LO STRITOLA
La burocrazia è uno dei vincoli endemici di questo Paese
che ne soffocano lo sviluppo. Nelle sue spire avviluppa il cittadino così
come le imprese di ogni settore comprese, ovviamente, quelle agricole.
Queste ultime di ciò si lamentano ma per onestà va detto
che parte della responsabilità è un po’ anche loro.
Sono centinaia le istituzioni pubbliche, comunitarie, centrali e locali,
oltre a enti e società regionali, province, comunità montane,
singoli comuni che si occupano a vario titolo di agricoltura. Se talune
sono ineludibili, altre sono state volute, incoraggiate e perorate proprio
da alcuni comparti del mondo agricolo affinché - ad esempio - il
pomodoro piuttosto che l’asparago rosa o la castagna, la pera o
l’insalata riccia ottenessero riconoscimenti, aiutini o aiutoni.
Per far ciò si sono create “macchinette” che vanno
ad incistarsi in una “macchina” più grossa che alla
fine stritola tutto. Il risultato è infatti una gigantesca macchina
burocratica, che occupa centinaia di migliaia di dipendenti, e che si
traduce, per l’imprenditore agricolo, in una mole insostenibile
di carte, timbri, procedure che, in ultima analisi, significano tempo
e costi. Confagricoltura ha stimato che su 100 giornate lavorative 2 giorni
settimanali sono da dedicare alla burocrazia. Per questo ha commissionato
ad un team di esperti un “rapporto” sulla semplificazione
in agricoltura, di cui è stata presentata una prima parte, con
l’obiettivo di avviare un dibattito positivo con il mondo della
politica, le amministrazioni e tutte le componenti che vorranno partecipare
a questo sforzo.
Lo studio prende in considerazione, a titolo esemplificativo, le procedure
relative a due adempimenti, importanti, a cui è soggetto l’imprenditore
agricolo: quelle per l’accesso ai pagamenti della Pac, e quelle
relative alla assunzione/gestione dei dipendenti, inclusa la sicurezza
del lavoro.
In pari tempo, Confagricoltura ha elaborato un suo Piano di azione, che
si basa su due principi:
la semplificazione del quadro giuridico con la creazione di una Ocm unica
al posto delle attuali di settore, senza però modificare l’impianto
degli strumenti di intervento della Politica agricola comune. Altro punto,
la necessità di alcune modifiche ai vari regolamenti della Pac
per ridurre gli oneri amministrativi imposti agli agricoltori. Infine,
snellire le procedure di assunzione/gestione della forza lavoro, che comportano
una quantità notevolissima di adempimenti, che diventano ancora
più complessi nel caso dei lavoratori extracomunitari, o stagionali,
che in agricoltura rappresentano una parte rilevante. In conclusione.
Le discrasie organizzative della Pubblica Amministrazione, centrale e
locale, la faragginosità delle procedure, i costi altissimi che
tutto ciò comporta, dimostrano che la semplificazione in agricoltura
è una necessità improcrastinabile per la competitività
del sistema agroalimentare italiano. Pertanto la Confederazione chiede
che questo argomento passi dai tavoli degli studiosi, ai tavoli di confronto,
divenendo un preciso obiettivo politico che coinvolga i diversi livelli
di governo, Stato, Regioni e enti locali”.
CONSUMI
COSA SI BEVE AL BAR
Sempre più poveri! Alle soglie della sussistenza! Italiani con
l’acqua alla gola! Questi i titoli dei giornali di ogni giorno.
Parrebbe d’essere nel dopoguerra, ma se appena si va a sbirciare
quanto si spende in un contesto quotidiano come, ad esempio, i bar, la
musica è ben diversa. Il fatturato del comparto ho.re.ca. nel 2006
si è incrementato, rispetto l’anno precedente, del 6,1% a
valore e del 5,5% a volume, e le stime circa la tendenza per il 2007 confermerebbero
la crescita. A fotografare il “paradosso del bar” è
il Consorzio distributori alimentari (Cda). Nel dettaglio dei consumi
2006 degli italiani fuori casa, il canale bar segna le migliori performance
di vendita totali (+8,5%), seguito dalla ristorazione (+7%). Analizzando
cosa si beve, autentico boom degli energy drink con un +25,2%, degli aperitivi
alcolici (+ 23,7%), sostenuti dalla dilagante moda degli happy hour, e
i vini Doc (+ 13,82%). Poco dinamico, ma importante in termini di volumi,
il mercato delle acque minerali con vendite in sostanziale parità
(+2,9%). Gli italiani si confermano grandi bevitori di acque, con circa
200 litri pro capite l'anno. Quelle lisce, o ‘piatte’ che
dir si voglia, in particolare, sono le preferite con il 70% dei volumi,
contro il 26% delle gassate e il 4% delle effervescenti naturali. Stabili
anche i consumi di succhi di frutta (+2%) in volume su tutti i formati.
Ma dopo la moda degli stravaganti gusti innovativi si registra un ritorno
ai classici: pera, pesca e albicocca. Il settore birra manifesta invece
(tanto per cambiare) una certa sofferenza e fa fatica a mantenere le proprie
quote. “Una situazione dovuta - spiegano alla Cda - per lo più
ai prezzi alti al consumo e da un conseguente spostamento degli italiani
verso prodotti a maggior contenuto edonistico (energy drink e cocktail)”.
Nel complesso in ogni caso si beve lo stesso quantitativo di birra alla
spina (+2%) e nel comparto crescono i consumi in bottiglia (+9,54). Nel
2007 sono stimate positive vendite di cole, the e bevande a base frutta.
Stabili i prodotti isotonici, quelli ricchi di sali minerali normalmente
richiesti dagli sportivi, e ancora in forte crescita gli energy drink,
soprattutto perché abbinabili ai super alcolici che, nel 2006,
sono cresciuti del 13,6% in valore e del 12,8% in volume, con una impennata
della domanda di vodka (+20,1%), vermouth (+22,3%) e gin (+13%)”.
Incrementi che hanno riguardato anche i prezzi. Nel 2006 si è infatti
registrato un aumento medio del 3,16%, con un picco del 5,01% nel mercato
della birra (complice l’aumento delle accise) e del 4,55% nel segmento
superalcolici. Sostanzialmente fermi i listini del vino da 0,75
CONSUMI
PRODOTTI DOP E IGP IN CRESCITA
Gli acquisti effettuati nel 2006 dalle famiglie italiane di prodotti
agroalimentari a denominazione d'origine hanno registrato un aumento del
2,2% rispetto all'anno precedente. Il valore alla produzione è
stimato in circa 4,6 miliardi di euro, mentre il fatturato al consumo
si avvicina ai 9,3 miliardi. I luoghi d’acquisto nel 65,5% dei casi
si sono concentrati presso la grande distribuzione organizzata, iper e
supermercati, nel 18,5% nei negozi tradizionali e il 16% in altri canali.
Gli aumenti più significativi sono stati realizzati dai formaggi
(+6,7%), dagli insaccati (+5,4%), dai prosciutti (+3,6%) e oli extravergini
d’oliva (+2,5%). Dati questi che dimostrano che le famiglie italiane,
dopo la flessione del 2003 (-4,4%) e i lievi aumenti del 2004 (+1,1%)
e del 2005 (+1,6%), sono tornate ad acquistare in modo consistente prodotti
tipici e di qualità. Riguardp le singole merceologie di prodotti
a denominazione, la spesa è così ripartita: 65% per i formaggi,
16% per i salumi, 18,4% per i vini, 0,3% per gli oli extravergine, 0,3%
per gli altri prodotti (ortofrutticoli, pane, miele). Tra i formaggi spiccano,
per valore d’acquisto, il Grana Padano, il Parmigiano Reggiano,
la Mozzarella di bufala campana; tra i salumi i Prosciutti di Parma e
San Daniele, lo Speck dell'Alto Adige. Meno brillante è stato l'andamento
per alcuni prodotti ortofrutticoli e di panetteria.
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