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PERCORRENDO
LA FILIERA
A cura di GIUSEPPE CREMONESI [ cremonesi.web@asa-press.com
]
Sommario
VINO
LA RIVINCITA DELLA GDO
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VINO
LA RIVINCITA DELLA GDO
Era solo l’altrieri che, chi scrive, osservava e
raccontava la miopia nonché l’albagia di buona parte dei
vigneron nostrani che al solo sentir parlare di supermercati, ipermercati
e superette facevano cenni di scongiuro quando non proprio di disgusto.
Il coro era pressoché unanime: “il mio vino nel supermarket,
mai e poi mai”. Qualcuno poi andava al Vinexpo di Bordeaux o ad
altre rassegne enoiche internazionali, sia da visitatore sia da espositore,
e si accorgeva che tra gli stand si aggiravano ‘funzionari’
(scoprendo poi che si chiamano buyer) delle maggiori insegne di retail
europee e non. Inoltre, si tenevano addirittura convegni sui rapporti,
appunto, tra produzione e grande distribuzione. Stupore. Tuttavia restavano
graniticamente arroccati alle proprie idee di duri e puri: in Italia sugli
scaffali non metteremo neppure una bottiglia.
Intanto le giacenze di cantina crescevano così come crescevano
gli alti lai contro il ‘sistema’ chiedendo a Ministeri e Autorità
piccole e grandi maggiori quote di distillazione, contributi, aiutini
e aiutoni per la vigna, per la cantina, per le botti, per i fertilizzanti,
per la manodopera e chi più ne aveva....
Ovviamente sto generalizzando, ma non sono certo lontano dal vero da ciò
che succedeva sino a pochissimi anni fa. Al recente Vinitaly dove è
stato ribadito il successo del nostro export vinicolo mi piace ora rammentare,
per chi non ha potuto assistervi, la presentazione dei risultati di una
ricerca elaborata, per conto di Veronafiere, da AcNielsen sul rapporto
tra vino e grande distribuzione dove si è esplicitamente asserito
che questo canale è finalmente riconosciuto davvero importante
per gli operatori (grandi e piccoli) del settore.
Nel 2006, dicono i dati, la quota di mercato di vino nella grande distribuzione
ha raggiunto il 69,2% delle vendite totali (al netto del circuito Horeca),
con una crescita dello 0,2% in quantità, sul 2005, ed un incremento
del 2,5% a valore. Più della metà del vino venduto sugli
scaffali di super e iper è a denominazione d’origine (doc,
docg e igt) per un valore pari al 74% del mercato della gdo. Il prezzo
medio al litro dei vini è 4,04 euro e 3,03 euro a bottiglia, ma
a crescere lo scorso anno sono state soprattutto le fasce di prezzo sopra
i 6,4 euro (+12%), mentre il 64% delle vendite totali si concentra ancora
nei range sotto i 2,6 euro fino ai 4,1 euro. I dati hanno mostrato anche
quali sono i vini più venduti nel canale retail. La migliore performance
spetta al Chianti, con oltre 34,6 milioni di euro, a seguire il Montepulciano
d’Abruzzo, il Sangiovese (Emilia Romagna, Toscana) e il Nero d’Avola.
A crescere esponenzialmente sono però soprattutto le vendite di
vini a denominazione. In testa il Brunello di Montalcino con un aumento
del 68,5%, seguiti dal Nero d’Avola (42%), Gewurztraminer (38%),
Morellino di Scansano (26%), Verdicchio di Jesi (23,8%) fino al Rosso
di Montalcino a quota + 15%. A livello di contenitori, il 62,9% delle
vendite totali è orientato ai prodotti confezionati in vetro con
il 37,4% rappresentato da bottiglie da 75 cl. Seguono confezioni in cartone
(34,1%) e plastica (3%). Ma sorprendentemente, secondo il direttore commerciale
di AcNielsen non si deve in ogni caso dimenticare che “grandi bottiglie
Barolo e Brunello di Montalcino hanno fatto la loro comparsa oltre che
nei supermercati anche nei discount. Recentemente 80 mila bottiglie di
Brunello sono state vendute da una catena di discount con un prezzo di
poco superiore ai 10 euro mentre il Barolo era prezzato a 9,90 euro.
Ed ecco i commenti dei protagonisti
della tavola rotonda
Enrico Viglierchio, di Federvini nonché
direttore generale di Castello Banfi
Il 2006 è un anno positivo per il vino italiano: sul mercato
nazionale stiamo assistendo ad una razionalizzazione della filiera e dei
portafogli più in linea con le reali necessità del consumatore,
mentre i mercati esteri sono stati oggetto di politiche commerciali più
aggressive che stanno generando una crescente domanda di prodotto. Va
sottolineato anche il netto miglioramento dei rapporti tra produttori
e grande distribuzione: una volta la gdo era vista da alcuni di noi unicamente
come venditrice di fascia bassa, mentre il vino di qualità si vende
sempre più sugli scaffali dei supermercati. Questo perché
la gdo ha mostrato di capire la logica del brand, non concentrandosi solo
sul fattore del prezzo. Siamo quindi ottimisti anche su una collaborazione
tra produttori e gdo italiana sui mercati esteri, tenendo però
ben presente che non basta esportare il vino di qualità italiano,
occorre anche un’opera parallela di divulgazione e informazione
nei punti vendita della gdo”.
Vincenzo Carbone, consiglio direttivo di
Federdistribuzione e direttore merci Food di Carrefour
L’andamento delle vendite nel 2006 conferma il fenomeno sociologico
di tanti consumatori italiani che vanno a cercare il vino di qualità
sugli scaffali di supermercati ed ipermercati. Oggi ci confrontiamo con
un consumatore che evolve e che alterna al tempo stesso l’acquisto
di un vino da 2-3 euro con un acquisto di 15-20 euro, che vuole risparmiare,
ma che desidera anche potersi togliere poi il piacere di provare il vino
“top”, come evidenziato dai dati di AcNielsen dei vini più
venduti. In questo senso si può dire che la Gdo dà un contributo
alla crescita della cultura enologica in Italia operando in sinergia con
i produttori nel comune intento di far conoscere ed apprezzare la produzione
vinicola italiana. L’obiettivo è quello di far accostare
al mondo del vino anche i meno esperti, per i quali uno scaffale di una
catena distributiva può essere di più facile accesso e dove
oggi può trovare anche suggerimenti di abbinamento ai cibi ed informazioni
di vario tipo.
Roberto Fiammenghi, direttore operativo
Food di Coop Italia
Possiamo parlare di un 2006 sostanzialmente positivo. Torniamo a crescere
nei vini aventi prezzo compreso tra 3 e 6 euro, con punte ancora più
importanti nella fascia 4 e 5 euro. Per promuovere il vino abbiamo sottoscritto
da tre anni un accordo con Agea Unavini per una campagna, finanziata con
il contributo della Comunità Europea, avente come obiettivo la
divulgazione e lo sviluppo della conoscenza delle tipologie di vini Doc
e Docg nel nostro Paese e nei prossimi anni all’estero, con giornate
formative per gli addetti ai punti vendita e la distribuzione gratuita
ai clienti di migliaia di opuscoli sul vino. All’estero stiamo collaborando
con la Eataly, società di cui Coop fa parte, che proporrà
nelle principali piazze mondiali (New York, Parigi, Londra, Tokio) nonché
ovviamente … nelle principali città italiane, il meglio della
produzione alimentare e vinicola del nostro Paese.
Emilio De Piazza, presidente di Buonitalia
Internazionalizzare l’agroalimentare made in Italy è
l’elemento chiave del ruolo di Buonitalia, per questo lavoriamo
ad una strategia che prevede un approccio diverso in base ai mercati:
aumentare le quote di esportazione nei mercati tradizionali e favorire
soluzioni distributive che consentano una presenza strutturata delle imprese
italiane nei mercati emergenti. Il nostro obiettivo è, quindi,
quello di aiutare gli imprenditori italiani a sviluppare relazioni dirette
su quei mercati, dando sostegno alle aziende produttrici attraverso un
programma di interventi rilevanti ed efficaci, specialmente sulle catene
distributive e sui ristoranti di qualità, la prima vetrina all’estero
per i prodotti italiani.
Giuseppe Zuliani, direttore marca privata Conad
Conad sta sviluppando, per il 2007, per il mercato italiano, un approccio
innovativo anche in termini di comunicazione, evidenziando gli abbinamenti
dei vari vini col cibo ed esplorando le più svariate provenienze
geografiche. Nell’estero sta crescendo l’esperienza del consorzio
internazionale Coopernic. Questa ci consente di selezionare assortimenti
da proporre ad altri distributori esteri, il che rappresenta un opportunità
significativa per i produttori che altrimenti non sarebbero in grado di
raggiungere molti mercati per i costi di introduzione e talvolta anche
per la impossibilità di proporsi come singoli.
Chiosando, se è pur vero che in
Italia la grande distribuzione organizzata si è ‘accorta’
tardi della potenzialità (e redditività) del vino come prodotto
e come servizio al consumatore, colpevolmente, è stata culturalmente
e strutturalmente in ritardo a proporsi adeguatamente al mercato, é
altrettanto vero che ha trovato l’ostracismo sopra menzionato di
tanti e tanti produttori. Ora, come si evince dalle cifre, le cose sono
cambiate parecchio. I buyer ora sanno di cosa trattano, conoscono il prodotto
ed in più conoscono il marketing e non solo l’odiata barriera
del prezzo, e i nostri vigneron hanno, quasi tutti, capito che da quelle
porte è giusto e conveniente passarci.
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