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PERCORRENDO
LA FILIERA
A cura di GIUSEPPE CREMONESI [ cremonesi.web@asa-press.com
]
Sommario
RISTORAZIONE
“BOLLINO BLU”, MEDAGLIA
O PATACCA ?
FORMAZIONE
VENDERE IL FORMAGGIO CON PROFESSIONALITA’
DISTRIBUZIONE
UNA SPALLATA AI MONOPOLI
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RISTORAZIONE
“BOLLINO BLU”, MEDAGLIA O PATACCA ?
La ristorazione commerciale continua ad essere generalmente parecchio
costosa e l’onerosità della spesa è molto avvertita
specie in quest’ultimo periodo nel quale la congiuntura è
non solo percepita ma “toccata con mano” dai commensali-utenti.
Alcuni patron e gestori avveduti per aggiungere valore e giustificare,
almeno in parte, il conto che presentano a fine pranzo hanno aderito ad
una iniziativa promossa del Ministero della Salute e dalla Fipe-Confcommercio
tesa a garantire alcune peculiarità specifiche dei ristoranti aderenti.
Le più rilevanti: pulizia, sicurezza e qualità nel piatto,
nonché menu salutistici, informazione certa sull’origine
degli alimenti e offerte a prova di intolleranze alimentari. I locali
che posseggono queste caratteristiche, certificate da un organismo esterno,
sono fregiati da un “bollino blu” identificativo. Va detto
che, quantomeno attualmente, gli aderenti non sono moltissimi. A Milano,
una delle città più care d’Europa, i ristoranti che
hanno aderito sono soltanto otto. “Il marchio - spiega Lino Stoppani,
presidente Epam, Associazione milanese dei pubblici esercizi - identifica
quei locali che rispettano i requisiti igienico-sanitari opportunamente
verificati e certificati da una agenzia specializzata”. “In
questi locali - aggiunge il direttore generale della Fipe - si punta ad
abbinare sicurezza e piatti fedeli alla tradizione, con in più
l’offerta di menu attenti alla salute e alle intolleranze alimentari”.
Questi, sinteticamente i pre-requisiti per essere ammessi: autorizzazioni
sanitarie, buone prassi igieniche, applicazione del piano di autocontrollo
igienico-sanitario (HACCP), attributi che oggettivamente sono, o dovrebbero
essere, basilari per tutta la ristorazione pubblica di ogni categoria.
E questi i requisiti di servizio: formazione continua del personale, ossia
competenza e consapevolezza quale garanzia basilare per il consumatore.
Carta dei servizi: valorizzazione dell’offerta esplicitando le caratteristiche
ed i livelli qualitativi dei servizi; evidenziare l’attenzione particolare
a "nutrizione & salutismo"; evidenziare l’adattamento
della tradizione allo stile di vita moderno (?); evidenziare l’offerta
per clienti con malattie metaboliche e/o intolleranze; menu a valenza
salutistica.
Un sano pessimismo a siffatti dettami è d’obbligo. Sono gradite
conferme e originali cotillons multicolori in omaggio a chi: a) individua
in qualche modo i ristoranti “bollati” di blu; b) a chi scopre,
in sala, nelle toilette ma soprattutto nelle inviolabili cucine che siano
seguite letteralmente le buoni prassi igieniche; c) a chi afferma che
gli è stato sottoposto un menu a valenza salutistica; d) a chi
sappia decrittare il significato pratico della locuzione “adattamento
della tradizione allo stile di vita moderno”; infine a chi ha avuto
davvero informazioni certe (e comprovate) sull’origine degli alimenti.
FORMAZIONE
VENDERE IL FORMAGGIO CON PROFESSIONALITA’
Dei Consorzi di tutela dei prodotti agroalimentari c’è
chi ne dice bene, chi li reputa centri di un pur piccolo potere, chi una
robusta barriera contro le imitazioni ma anche chi pensa che, poiché
queste entità si devono chiaramente autofinanziare, siano un ulteriore
gradino che fa alzare il costo finale del prodotto. La questione, volendo,
può essere oggetto di discussione, magari la riprenderemo. Oggi
piace segnalare un’iniziativa - peraltro non nuova - intrapresa
da tre consorzi caseari, precisamente dal Consorzio di tutela del formaggio
Asiago Dop, del Parmigiano Reggiano Dop e della Mozzarella di Bufala Dop
che da settembre a novembre nelle maggiori città italiane organizzeranno
giornate professionali dedicate agli alimentaristi e agli addetti alla
grande distribuzione del banco formaggi. Il programma è articolato
e si snoda in sette punti che a causa del tempo ristretto non riusciranno
a sviscerare completamente la materia, tuttavia assolveranno assai bene
lo scopo di professionalizzare maggiormente (e ce né un gran bisogno)
il personale addetto alle vendite.
Il primo step si occupa di rammentare le leggi che tutelano le Dop, come
riconoscerle e quali i sistemi di controllo adottati. Si prosegue con
un cenno al mercato, quindi ai consumi, alle tendenze e ai canali di vendita.
Avanti con le tecniche di produzione e gli aspetti nutrizionali, quindi
si passa alle degustazioni secondo il modello codificato Etana e, con
lo stesso sistema, a quelle guidate dei prodotti dei tre Consorzi promotori.
Capitoli interessanti, infine, la gestione del banco formaggi con utili
suggerimenti riguardo alla fidelizzazione del cliente, l’esposizione
e la conservazione. A chiudere, un’altrettanto interessante tematica:
gli abbinamenti con altre vivande e i diversi tipi di pane e di vini e
i modi d’utilizzo. Occorre un giudizio su questa iniziativa? Indiscutibilmente
positivo.
DISTRIBUZIONE
UNA SPALLATA AI MONOPOLI
E’ questa infatti l’intenzione di Coop, il
più grande retailer italiano che nello scorso anno ha raggiunto
un fatturato di 11,3 miliardi di euro (+ 2,5% sul 2003), che per bocca
del suo presidente Aldo Soldi ha dichiarato che tra gli obiettivi primari
del gruppo c’è quello di puntare decisamente alla rottura
dei monopoli dei farmaci e della benzina allineandoci ad altri Paesi europei.
In termini di servizi aggiuntivi il gruppo distributivo già ne
vanta alcuni nel campo finanziario e del turismo nonché la gestione
di 25 farmacie. Tuttavia l’obiettivo principe, forte anche del parere
positivo dell’Antitrust, è di poter commercializzare i farmaci
da banco nei supermercati “così da far conoscere - ha spiegato
Soldi - il vero prezzo dei prodotti”. Esempio illuminante, il successo
clamoroso dell’iniziativa relativa al latte in polvere che dal novembre
scorso Coop vende a 10 euro il chilo rispetto ai 25 euro delle farmacie.
Si tratterà di superare i paletti che al Ministero della Salute
sembra non vogliano abbattere facendo persino orecchie da mercante alla
richiesta di un incontro per discutere il problema. Ancor più difficile
sarà (ma ci si prova) ottenere la liberalizzazione nel settore
carburanti poiché esiste una legislazione che ingessa qualsivoglia
tentativo.
Poiché il problema, particolarmente in questo momento dove la crescita
del greggio sembra inarrestabile è molto sentito, c’è
chi tenta di aggirare l’ostacolo con azioni di marketing strategico.
E’ il caso del gruppo francese Leclerc che opera in Italia in partnership
con Conad il quale inaugurerà a settembre a Gallicano (Lu) il primo
distributore di carburante di proprietà di un retailer. Speciali
card, acquistabili presso l’adiacente ipermercato, consentiranno
di ottenere sconti sul pieno di circa il 10%.
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