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PERCORRENDO
LA FILIERA
A cura di GIUSEPPE CREMONESI [ cremonesi.web@asa-press.com
]
Sommario
AGGREGAZIONI
“ITALIA DEL GUSTO PER FARE DAVVERO
SISTEMA”
INNOVAZIONI
E’ NATO IL KIT PER SPAGHETTI
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AGGREGAZIONI
“ITALIA DEL GUSTO PER FARE DAVVERO SISTEMA”
30 ottobrer 2006. Già del suo insediamento al Ministero
delle Politiche Agricole e Agroalimentare, Paolo De Castro, aveva detto
a chiare lettere che per fare sistema - attività indispensabile
specie dalle nostre parti pervasi come siamo da radicato individualismo
- che è necessario trovare forme di associazionismo per presentarsi
uniti sui mercati esteri nei confronti sia della distribuzione sia della
ristorazione pubblica e privata. Tale sortita poteva suonare come uno
dei tanti reiterati auspici verbali tipici del linguaggio dei politici.
In ogni caso il concetto è assolutamente valido oltre che una necessità
prioritaria. Solo che nel settore raramente è messo in pratica
e con parecchia riluttanza poiché è forzatamente canalizzato
in carrozzoni pubblici (penso a Ice, Buona Italia, Unione Europea, ecc)
costosi, poco efficienti, molto politicizzati e soprattutto non esattamente
adatti alle esigenze delle imprese. Che fare quindi? Seguire il sano principio
del “do it yourself” ossia il nostrano efficace fai-da-te.
E così è successo. Una ventina tra le più grandi
ed importanti aziende agroalimentare nazionali di marca hanno dato corpo
al consorzio “Italia del Gusto” che in inglese, e quindi per
i mercati internazionali, è contrassegnato con l’ulteriore
dicitura “Taste of Italy”. Gran parte delle merceologie sono
rappresentate senza che nessuna azienda aderente possa sovrapporre gli
stessi prodotti di altre consorziate. Già i nomi delle prime venti
imprese fondatrici rappresentano praticamente il Gotha del food nazionale,
eccoli: Barilla, per la pasta secca, i sughi pronti a lunga conservazione
e prodotti da forno; Pastificio Rana, pasta e sughi freschi (Giovanni
Rana è stato nominato presidente del consorzio); Cremonini (Inalca),
carni rosse; Italia Zuccheri, zucchero; Riso Gallo, riso e preparati;
San Benedetto, acqua e bevande gassate; Parmacotto, salumi; Orogel, vegetali
surgelati; Sammontana, gelati; Aia, carni bianche; Parmareggio Unigrana,
parmigiano reggiano e grana padano; Granarolo, latticini; Parmalat, passata
di pomodoro e bevande piatte; Salov, oli; Auricchio, provolone e pecorino;
Regnoli, specialità ittiche; Amica Chips, snack salati; Noberasco
frutta secca; Illy, caffè; Conserve Italia, conserve vegetali e
pomodori pelati. Questo, negli intenti del board non è che l’inizio,
ci potrà essere spazio per altre “gemme”merceologiche
del nostro patrimonio agroalimentare. Si pensi, ad esempio, agli aceti
balsamici, alla frutta fresca, alle verdure di IV gamma, ai prodotti da
ricorrenza quali pandori e panettoni e colombe, al gorgonzola, alla mozzarella
di bufala, ai tartufi, ai prodotti d’acquisto d’impulso come
caramelle e gomme da masticare, e via enumerando. Non è infine
escluso il coinvolgimenti di piccoli o medi produttori di specialità
tipiche che hanno difficoltà, oppure non riescono per nulla, ad
approdare ai mercati internazionali. Giusto infine sottolineare, come
hanno spiegato il presidente Rana e Bruno Manzelli che ricopre la carica
di direttore, che ogni azienda avrà la più ampia autonomia
e indipendenza circa le politiche di marca e di marketing commerciale.
Il consorzio, opportunamente strutturato con staff di p.r., ufficio stampa,
comitato tecnico composto di manager che già operano nei vari Paesi,
svolgerà invece attività comuni di promozione, nonché
di lobby e di arcigna sentinella verso i sempre più frequenti falsi
e scopiazzature. Insomma, “Italia del Gusto” diverrà
un corposa e qualificata (nonché la prima) multinazionale dell’Italian
food. E Dio sa quanto ve ne sia bisogno in uno scenario di mercati ogni
giorno più globalizzati quali sono nel presente e ancor più
nel futuro. Se mi è concessa una blanda accusa dirò che
questo varo è un poco in ritardo coi tempi, pur se spazi di ricupero
ci sono. Pur in un contesto differente bastava imitare ciò che
è stato fatto dalle industrie del fashion che hanno davvero portato
nel mondo il made in Italy. Vero è che spesso tanti industriali
faticano a dialogare tra loro: ognuno crede d’essere più
bravo dell’altro. La realtà, gli intenti e la determinazione
di questo consorzio lo smentiranno alla grande.
INNOVAZIONI
E’ NATO IL KIT PER SPAGHETTI
29 ottobre 2006. La Sts Group, azienda attiva nella ricettività
turistica, attraverso la società Vesuvio International Food propone
un prodotto di nicchia inusuale e per un certo verso discutibile. Si tratta
di un kit per preparare gli spaghetti, va da sé alla napoletana,
destinato prevalentemente ai turisti, ma non solo. Il kit comprende spaghetti,
peperoncino, pomodoro dell'area vesuviana, basilico e anche (sic) una
bottiglietta di acqua napoletana il tutto esibito in una confezione a
forma di Vesuvio su cui spicca un peperoncino rosso. Con una produzione
iniziale di circa 5.000 unità, è in vendita nei negozi dei
principali luoghi di interesse e traffico turistico del comprensorio napoletano
e vesuviano, dall'aeroporto di Capodichino alla stazione marittima, dagli
scavi di Pompei ai maggiori hotel di Napoli. Tutti i prodotti del kit
sono di provenienza biologica e sono forniti dalle aziende con il marchio
del Parco Nazionale del Vesuvio.
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