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PERCORRENDO
LA FILIERA
A cura di GIUSEPPE CREMONESI [ cremonesi.web@asa-press.com
]
Sommario
VINI
LA GENIALE (sic) IDEA DEL PROSECCO
IN LATTINA
VINI
QUANDO IL GUSTO E’ SEGNALATO
DALL’ ETICHETTA
PIANTE AROMATICHE E OFFICINALI
300 MILIONI DI EURO PER GLI “ODORI”
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VINI
LA GENIALE (sic) IDEA DEL PROSECCO IN LATTINA
27 settembre 2006. Parte all’attacco Luca Zaia,
vicepresidente della Giunta regionale del Veneto, annunciando con un comunicato
la messa in commercio del Prosecco in lattina. «Nessuno si scandalizza
perché il caviale viene venduto in scatola, e nessuno confonde
la carne in scatola con la fiorentina: non vedo perché dovremmo
stracciarci le vesti per la vendita in lattina del Prosecco del Veneto».
Paragoni strampalati a parte, ammesso, come si afferma, sia un’operazione
di marketing rimane tuttavia discutibile pur se è verosimile che
vi siano mercati europei o extraeuropei disposti ad accettare questa “geniale
innovazione” e magari anche qualche produttore, che sò, cileno
piuttosto che sudafricano o californiano che ci avrà pure pensato
e ora magari si mangia le mani per essere stato anticipato. Non lo credo,
ma se anche così fosse che ne è della politica d’immagine
dei vini made in Italy che abbiamo faticosamente (quasi) del tutto recuperata?
Insomma Zaia, e con lui evidentemente qualche vigneron del Nordest ci
crede, tant’è che sull’onda di questa trovata l’assessore
si lancia in affermazioni perigliose: «Ricordo che ci sono prodotti
che, proprio grazie ad iniziative similari - spiega -, hanno ampliato
a dismisura il numero di conoscitori ed estimatori, senza che questo abbia
significato un appiattimento della qualità o una confusione tra
produzioni di vertice e quelle di massa, come nel caso dell’aceto
balsamico». Peccato che citando l’aceto balsamico il Nostro
è caduto in una topica gigantesca. Infatti, la confusione e l’appiattimento
che esiste sul mercato riguardo l’aceto balsamico è colossale.
Il tradizionale, sia di Modena che di Reggio Emilia costoso come un gioiello
di Bulgari (ma che è quello autentico) viene confuso, anzi, irriconoscibile
da un’offerta di bottiglie da mezzo litro che costano quattro soldi.
E per la maggior parte di consumatori, sia italiani sia esteri, l’aceto
balsamico quello è. Auspicabile che il Prosecco del Veneto non
faccia la stessa fine.
VINI
QUANDO IL GUSTO E’ SEGNALATO DALL’ ETICHETTA
27 settembre 2006. Se nel pezzo “Prosecco in lattina” postato
qui sopra ho scritto che la “geniale” operazione di marketing
è quantomeno discutibile, non ho invece dubbi sulla bontà
e originalità di quanto messo in campo dalla Folonari, marchio
storico dell’enologia nazionale appartenente ora al Gruppo Italiano
Vini (Giv). Si tratta di un progetto che prende le mosse da una ricerca
condotta su un campione rappresentativo della popolazione italiana teso
a verificare quali caratteristiche cercano i consumatori di vino nella
fascia di prezzo tra i 2 e 3 ero e se esisteva interesse all’acquisto
di una bottiglia che presentasse il nome del gusto in etichetta. Le positive
risposte a questi quesiti hanno attivato, da parte di Giv, il lancio della
linea “FCL” (fruttato-corposo-leggero) appositamente studiata
per il canale della Grande Distribuzione Organizzata. I vini in questione
sono tutti ad Indicazione Geografica Tipica (Igt), blended specifici che
ne sottolineano le caratteristiche gustative. Il Fruttato è un
rosso giovane adatto a piatti non elaborati; il Corposo è un rosso
pieno indicato per piatti saporiti; il Fruttato è invece un bianco
profumato abbinabile ad una cucina leggera, semplice e naturale. (Verificare
sul sito dedicato: www.ilvinogusto.it). Perché l’operazione
è da ritenersi azzeccata? Per il prezzo equo ed abbordabile: 2,49
euro la bottiglia; per il canale di vendita, esclusivo e dedicato; per
il posizionamento sullo scaffale; per la nutrita attività di promotion
in-store; per le bottiglie personalizzate con un pakaging giovane e colorato.
Non è superfluo rammentare che oltre il 65% del vino venduto passa
dal canale GDO; che in questo caso si tratta di vini da pasto di buona
qualità nobilitati, per così dire, da una personalizzazione
precisa; infine, è bene ricordare che ben pochi italiani, checché
se ne dica o si sproloqui, conoscono davvero il vino. Le semplici ma immediatamente
visibili segnalazioni in etichetta del gusto non faranno probabilmente
sentire tutti provetti sommelier ma aiuteranno a non commettere abbinamenti
catastrofici.
PIANTE AROMATICHE E OFFICINALI
300 MILIONI DI EURO PER GLI “ODORI”
27 settembre 2006. E’ questo il giro d’affari annuo ricavato
dal basilico, dall’alloro, dall’erba cipollina, dalla menta
piperita, dalla maggiorana e dal timo, dalla melissa, dall’origano,
dal finocchietto, dal prezzemolo e dalla salvia e da altre piante aromatiche
e officinali coltivate e commercializzate nel nostro Paese. Insomma questi
spesso banalizzati “odori” che oltre ad impreziosire piatti
e vivande anche non necessariamente elaborate costituiscono l’indispensabile
materia prima fondamentale per moltissimi prodotti farmacologici e di
erboristeria. A tale proposito la Fao rammenta che ancora oggi il 25%
dei medicinali utilizzati nel mondo provengono appunto dalle piante officinali.
Si pensi inoltre che in Italia le attività connesse alla loro produzione
e al suo indotto, impegnano oltre 30mila addetti. Un business di tutto
rispetto quindi, eppure si stima che dalle nostre parti oltre il 75% delle
fabbisogno di essenze di piante officinali per soddisfare le diverse tipologie
d’impiego è importato.
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