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PERCORRENDO
LA FILIERA
A cura di GIUSEPPE CREMONESI [ cremonesi.web@asa-press.com
]
Sommario
VINO
VENDITE DIRETTE IN CANTINA: BUSINESS
DA UN MILIARDO DI EURO
VINO
INIZIATIVA ORIGINALE (MA DA PERFEZIONARE)
VINO
LA HIT PARADE DEI PRODUTTORI DI VINO
IN ITALIA
FRUTTA
COL MARCHIO PIU’ APPEAL E PIU’
VALORE
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VINO
VENDITE DIRETTE IN CANTINA: BUSINESS DA UN MILIARDO
DI EURO
25.5.2006. Bacco al ristorante (causa prezzi), sia per una etichetta
griffata sia per una meno prestigiosa, è praticamente inavvicinabile;
in enoteca è comunque caro, al supermarket non sempre si trova
ciò che vorremmo. E allora? Bagagliaio vuoto e via per cantine
per rifornimenti a prezzi adeguati - anche se non poche aziende vinicole
ormai “ci marciano” - coniugando gli acquisti con generosi
plurimi assaggi, facendo, forse per la prima volta, incontri ravvicinati
con vigneti, vitigni e metodi di vinificazione scoprendo in pari tempo,
culturalmente, turisticamente e gastronomicamente i tanti territori vocati
alla vitivinicoltura che punteggiano il nostro Paese. Ghiotte occasioni,
come l’ormai ultradecennale manifestazione “Cantine Aperte”
organizzata dal Movimento Turismo del Vino, presieduto dalla neo eletta
Chiara Lungarotti, che si tiene annualmente alla fine di maggio. Evento
che trasforma paciosi ragionieri, ricchi dentisti, carrozzieri, pensionati
e tranquille (e non disperate) casalinghe in altrettanti scatenati enoturisti.
Lo scorso anno sono state 21mila le imprese vitivinicole che hanno ricevuto
ospiti-acquirenti dei loro prodotti realizzando un fatturato stimato attorno
al miliardo di euro.
VINO
INIZIATIVA ORIGINALE (MA DA PERFEZIONARE)
25.5.2006. All’ultima edizione di Vinitaly si è
visto, come recitava il felice slogan, “di tutto, di più”.
Accanto alla parata di grandi, medie e piccole aziende vitivinicole la
rassegna ha ospitato una serie di eventi collaterali e svariate innovazioni
sia di prodotto sia di marketing. Alcune interessanti, certune intriganti,
altre soltanto curiose. In tutta onestà non saprei come collocare
l’iniziativa proposta dalla Achieve, società distributrice
del marchio Housewine, che propone, implicitamente, di chiarire la mistificante
formula del “vino della casa” proposto da parecchia ristorazione
pubblica. Vino della casa? Ma la casa di chi? Si sottende forse che il
ristorante “Da Piero” piuttosto che la trattoria “Pergolato”
o “dalle Tre Sorelle” hanno vigneti, cantine, enologi, insomma
che si vinificano uve proprie? Suvvia. Ecco allora l’idea che ha
in nuce un buon concetto di marketing strategico ma presta il fianco a
qualche mugugno e qualche resistenza dei ristoratori possibili acquirenti.
Sunteggio: lo scopo di “Housewine” è anzitutto d’essere
un marchio che certifica e garantisce la provenienza e la qualità
del prodotto consentendo a chi lo propone (quindi ai pubblici esercizi)
di creare una carta dei vini etichettati appositamente per ciascuno di
questi locali col proprio nome e logotipo unitamente al nome dell’azienda
produttrice, al nome e all’annata del vino stesso e della sua provenienza.
L’idea commerciale sarebbe quella di consentire alle cantine fornitrici
di incrementare la penetrazione sul mercato Horeca con i propri vini “firmati”
assieme al ristorante, al wine bar, all’enoteca, ecc e a questi
ultimi di pubblicizzarsi trasversalmente grazie all’etichetta e
retroetichetta che potranno contenere, oltre alla citata tracciabilità
del vino, alcune informazioni utili che l’esercizio vorrà
dare (ad esempio: suggerimenti per l’abbinamento più adeguato
con i cibi) . Infine, al consumatore si offre la certezza di ordinare
un ben preciso vino e non un generico quanto anonimo “vino della
casa”. Tutto sommato un’idea non male, ma, con la necessità
di una opportuna messa a punto. Anzitutto l’allargamento della gamma
d’offerta; attualmente i vini disponibili sono soltanto i bianchi
Martina doc e Locorotondo doc vendemmia 2005, e due rossi, precisamente
un Primitivo del Salento Igt e un Salice Salentino riserva 2000. Altro
punto, la contrazione dei volumi minimi previsti dal contratto: 600 bottiglie
minimo, seppure esitate ad un prezzo interessante, potrebbero risultare
onerose per un esercizio medio anche perché la tendenza a non fare
stoccaggi pesanti è un’esigenza molto sentita.
VINO
LA HIT PARADE DEI PRODUTTORI DI VINO IN ITALIA
25.5.2006. A mo’ di ripasso, in quanto la classifica è
stata realizzata e pubblicata da “Il Mondo”, succinto qui
le prime 10 aziende vitivinicole nazionali considerando soltanto il fatturato
del 2005 (in milioni di €), il numero (in milioni) di bottiglie prodotte
e la quota (in %) relativa all’export, escludendo altri dati, peraltro
importanti e significativi, quali gli ettari vitati di proprietà
e il numero dei dipendenti.
In testa, il Gruppo Italiano Vini (Giv) che ha realizzato un giro d’affari
di oltre 258 milioni con 70 milioni di bottiglie e una esportazione del
68%. Segue Cavit con 198 milioni, 60 milioni di bottiglie, 80% export;
quindi, Caviro, 180,7,milioni, 196 milioni di pezzi di cui 177 milioni
in tetrapak, export 6,9%. In quarta posizione il gruppo Antinori, 115,4
milioni il fatturato, 18 milioni di bottiglie, 55% export; a seguire la
Giordano Vini, 115 milioni il fatturato, 29 milioni di bottiglie e una
quota export del 35%. Sesta posizione per il Gruppo Mezzacorona che ha
realizzato un fatturato di 115 milioni di euro con una produzione di 26
milioni di bottiglie esportandone per il 70%; al settimo posto Gancia,
99,4 milioni il suo fatturato per 30 milioni di bottiglie di cui 17% esportate.
Segue all’ottavo posto Fratelli Martini con un fatturato di 99 milioni
di euro, 50 milioni di bottiglie con una quota export del 92%. Al nono
le Cantine Cooperative Riunite che vantano un fatturato di 84,5 milioni,
67 milioni di bottiglie, esportazioni per il 42,2%. Chiude la prima decade
di questa hit parade, Zonin con un fatturato aggregato di 69,1 milioni
di euro, 23 milioni di bottiglie e una quota export del 40%. Tra gli altri
nomi famosi dell’enologia nazionale Frescobaldi è al 15°
posto, Bolla al 18°, Cavicchioli al 28°, Carpené Malvolti
al 35°, Tasca d’Almerita e Donna Fugata rispettivamente al 41°
e 42° posto, Lungarotti al 46° e infine al 50° la Bersano
Vini.
FRUTTA
COL MARCHIO PIU’ APPEAL E PIU’ VALORE
25.5.2006. Non si può proprio dire che il mercato ortofrutticolo
viaggi alla grande. La redditività per i produttori è pressoché
deficitaria e anche la distribuzione non è che ricavi margini interessanti.
In particolare per le insegne della Gdo questa merceologia è soprattutto
strategica per la fidelizzazione del cliente pur se qualche sforzo per
ottenere maggiore redditività e nel contempo soddisfare la clientela
più esigente, la categoria lo ha fatto inserendo nei reparti frutta
esotica e biologica. Ma il problema per i produttori rimane; davanti allo
scenario di una generalizzata offerta unbranded vissuta, tra l’altro,
dal consumatore come banalizzata, i più attenti e dinamici ragionano
da qualche tempo sull’opportunità di tentare di posizionare,
se non tutta, almeno una parte delle merceologie ortofrutticole, in una
fascia più alta, rendendole più appetibili. La loro capacità
sarà di riuscire a brandizzare il prodotto, ossia di conferirle
un marchio visibile supportandolo, alla pari di altre merceologie, con
adeguati mezzi promo-pubblicitari nonché di strategie di marketing
ben più incisive. Certo occorrono investimenti, tuttavia i pochi
casi nei quali tale operazione è stata fatta hanno dato (scusate
il bisticcio)… buoni frutti: Penso alla società capostipite
di questa ancora balbettante tendenza: Ciquita, seguita dalla Dole (ancora
banane e ananas) e dai vari consorzi di produttori atesini di mele, Marlene,
Melinda, Pink Lady, l’emiliana-veneta Mela Più, quindi dai
neozelandesi Zespri per i kiwi e poi, recentemente dalla Apofruit con
il marchio “Dulcis in fragola”. Rimarchevole anche il percorso
fatto dalla Cooperativa Sant’Orsola che è stata la prima
a proporre col suo marchio i piccoli frutti riuscendo persino a contrastare
e superare la spietata concorrenza degli spagnoli tant’è
che, oggettivamente, mai si è visto sul nostro mercato tanta abbondanza
di questi sfiziosi ancorché salubri frutti.
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