PERCORRENDO LA FILIERA
A cura di GIUSEPPE CREMONESI [ cremonesi.web@asa-press.com ]


Sommario

VINI
NOVELLI: UN PO’ AFFATICATI

CONSUMI
UN ORTOFRUTTO ACQUISTATO SU QUATTRO VIENE DALL'ESTERO

SOLDI & VIGNETI
100 MILIONI DI EURO PER GLI ITALICI PAMPINI


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VINI
NOVELLI: UN PO’ AFFATICATI

Questo comparto dell’enologia tecnica, una tipologia alla “carpe diem” - come ebbe a dire l’enologo Giacomo Tachis, che peraltro è stato, dopo Angelo Gaja, tra i primi ad applicarla (il S. Giocondo di Antinori è opera sua) - sta ancora tenendo discretamente, specie se si pensa che la vendemmia 2005 non è certo stata generosa. Rispetto alla precedente è stato registrato un calo medio dell’11%. Consequenzialmente anche i Novelli flettono. Prima però di snocciolare i dati presentati al 18° salone dedicato alla Fiera di Vicenza da “Civiltà del Bere”, che puntigliosamente segue da sempre il comparto, è bene precisare alcune cose partendo dal fatturato che ammonterebbe a 77,5 milioni di euro. Spiccioli, rispetto al valore globale dell’enologia nazionale ma pur sempre un bel “bocconcino”.
La prima considerazione è che il Novello è una sorta di fenomenologia enoica, frutto di una furbesca imitazione del francese Beaujolais, sfruttata peraltro commercialmente assai bene ed altrettanto bene emozionalmente lasciando intuire che trattasi di un vino nuovo, rampollo di generazione tradizionale. Cosa che non è, essendo una tipologia a sé stante. Sulla scorta di tale percezione, circonfusa da quelle sensazioni positive che solitamente generano “la nascita”, “una nuova vita che sboccia”, eccetera, ha trovato psicologicamente terreno fertile per agevolarne i consumi. Certo, profumi e sentori perlopiù freschi insiti nei Novelli fanno la loro parte, ma non scommetterei un centesimo che il consumatore medio sappia davvero cosa sta bevendo; insomma come questo vino è stato ottenuto, che percentuale di uve fresche di vendemmia lo compongono e quali siano gli abbinamenti migliori ai cibi. Spiegargli poi la tecnica della macerazione carbonica non è vantaggioso: anzitutto è complicato, inoltre ha sentore di chimica, di manipolazione, di qualcosa che esula il processo di vinificazione naturale. Fa premio, volendo, il prezzo anche se i 4,6 euro medi a bottiglia stimati dal monitoraggio di “Civiltà del Bere” è quantomeno sballato. Nella grande distribuzione organizzata (Gdo) il prezzo è parecchio inferiore (non supera i 2,60 €) mentre nelle enoteche e soprattutto sulle tavole della ristorazione è di molto maggiore. Cos’è allora il Novello? Un discreto prodotto di marketing che, se pur bocciato dei puristi di Bacco, è gradito dal mass market. Ma soprattutto dai produttori anche se alcuni (anche nomi prestigiosi) hanno deciso di abbandonare questo settore. Perché gradito dalle case vinicole? Semplice, il Novello è un vino “on demand”, un prodotto che si prepara su prenotazione, come la torta di compleanno. Fa cash flow e i maligni (compreso chi scrive) sostengono che aiuta inoltre a smaltire un po’ le scorte di magazzino.
Ma veniamo ai dati: negli ultimi tre anni, dopo aver raggiunto il suo apice nel 2002, il Novello si è assestato come numero di bottiglie e di produttori (16.818.900 bottiglie nel 2005 contro le 16.884.508 del 2004); 20 le regioni produttrici, 60 i vitigni utilizzati, 71 i monovitigni di cui 42 autoctoni. Quanto alla distribuzione geografica produttiva, dal Nord Italia provengono 6 bottiglie su 10 grazie a 206 produttori (61,1% del totale) e 10.350.000 bottiglie (61,5% del totale). Segue il Centro con 86 produttori (25,6%) e 3.898.600 bottiglie (23,2%) ed infine Sud e Isole con 45 produttori (13,3%) e 2.570.300 bottiglie (15,3%). Nella classifica regionale il Veneto, con 22.482.000 euro di fatturato (29% del totale) e 5.620.500 bottiglie (33,4% del totale.) si riconferma al primo posto seguito dalla Toscana (2.098.600 bottiglie pari al 12,5%) e Trentino.
Va ricordato che i Novelli rappresentano lo 0,27% della produzione vinicola nazionale (126.142 ettolitri di novello contro 47.500.000 ettolitri del vino prodotto in Italia). Quanto ai canali distributivi il 60% passa attraverso la Gdo ed il restante 40% (in continua diminuzione) dal canale Ho.re.ca. A questo proposito va sottolineata l’azione di supporto che la Fiera di Vicenza, congiuntamente con l’Associazione Italiana Sommelier (Ais) ha organizzato indicendo il concorso “Novello Sommelier” per promuovere nei confronti delle nuove generazioni e delle nuove leve la conoscenza e il consumo del Vino Novello soprattutto presso la ristorazione. Vincitore di questa prima (e probabilmente unica edizione) Nicola Bonera di Brescia.


CONSUMI
UN ORTOFRUTTO ACQUISTATO SU QUATTRO VIENE DALL'ESTERO


Approvata la legge "salva cibo made in Italy" è (o dovrebbe essere) assicurato ai prodotti alimentari legati al territorio il giusto spazio di vendita sugli scaffali della Gdo invasi da merci straniere. Ciò, nell'interesse sia delle imprese agricole sia dei consumatori. Lo afferma la Coldiretti nel commentare la conversione del Decreto Legge su "Interventi urgenti in agricoltura" che prevede inoltre importanti misure per fronteggiare le crisi di mercato, tutelare i formaggi a denominazione di origine e sviluppare le attività di controllo sulle importazioni e sui prezzi contro le speculazioni. Il provvedimento contiene altresì una norma per favorire la presenza di prodotti agricoli regionali nella moderna distribuzione attraverso accordi di filiera. La disposizione, adeguata ai rilievi formulati dall'Antitrust, stabilisce, infatti, che nelle grandi superfici di vendita e nei centri commerciali siano posti in vendita in congrua percentuale - rispetto alla produzione agricola annualmente acquistata - prodotti provenienti da aziende agricole ubicate nel territorio delle Regioni interessate da definire in conformità a intese di filiera. Inoltre, al fine di migliorare l'accesso ai mercati degli alimenti locali i Comuni si impegnano a destinare spazi adeguati agli imprenditori agricoli che intendono vendere direttamente i prodotti, e pertanto si prevede che sulla base delle disposizioni emanate dalle Regioni, gli stessi stabiliscano l'ampiezza complessiva delle aree da destinare a questa attività, le modalità di assegnazione dei posteggi, la loro superficie e i criteri di assegnazione delle aree riservate. Un vero e proprio via libera anche in Italia ai “farmers market”, mercatini degli agricoltori nelle città che stanno avendo grande successo in Francia, Inghilterra e Usa dove il loro numero è cresciuto nell'arco di cinque anni del 30%. Secondo una recente indagine curata da Agri 2000, in Italia nel 2005 sette italiani su 10 hanno fatto acquisti direttamente dagli imprenditori agricoli giudicando conveniente l'acquisto nell'87% dei casi. La volontà di favorire il rapporto diretto tra agricoltori e consumatori e di valorizzare nella distribuzione commerciale la produzione locale è coerente con l'obiettivo di favorire lo sviluppo economico generale dei prodotti nazionali ma anche di assicurare una crescita sostenibile dal punto di vista ambientale per le ricadute che tali cibi hanno sul territorio. Un beneficio anche per la salute, come nel caso degli ortofrutticoli, che possono garantire condizioni di genuinità e freschezza eccezionali non essendo soggetti ai lunghi tempi di trasporto usuali per i prodotti importati. Simpatico e pertinente lo slogan coniato all’uopo: "alimenti a chilometri zero". Tuttavia il dato più preoccupante dal punto di vista economico-commerciale si evince dal rilevamento dell'Ispettorato Repressione Frodi che, sulla base dei risultati di una vasta attività di controllo sugli scaffali di vendita della distribuzione commerciale, emerge che quasi un frutto su quattro è straniero. I controlli hanno infatti rilevato che oltre il 23% dei prodotti proviene da Paesi comunitari ed extracomunitari commercializzati per il 61% della Gdo. Dall'uva del Sudafrica alle pere argentine fino alle mele cinesi che hanno registrato un aumento dell'import del 400%; le famiglie italiane trovano sui banchi sempre più frutta dall'estero che nel 2004 ha raggiunto un valore complessivo di 1,7 miliardi di euro. In particolare, oltre la metà della frutta importata proviene da Paesi del Centro e Sud America come Equador, Colombia, Cile, Argentina e Brasile con un aumento in valore pari al 35% dal 2000 al 2004. Rilevanti anche le importazioni dalla Spagna con il 20% del valore complessivo e dai Paesi africani, Sud Africa in testa, ma anche Tunisia, Marocco ed Egitto. In forte crescita le importazioni dalla Cina con un aumento del 290% dal 2000 al 2004.


SOLDI & VIGNETI
100 MILIONI DI EURO PER GLI ITALICI PAMPINI

Da Bruxelles arriva una notizia che scalderà i cuori nei nostri vitivinicoltori. La Commissione Europea ha deciso di stanziare 450 milioni di euro per ristrutturare e riconvertire i vigneti comunitari per la nuova campagna agricola, dopo aver già concesso 2,1 miliardi di euro per le cinque campagne precedenti. I principali viticoltori europei che fruiranno di questi benefici sono, nell’ordine di fruizione: la Spagna che disporrà di 151 milioni di euro, la Francia di 106 milioni e l’Italia con 100 milioni. Tali emolumenti - precisano dalla capitale belga - entrano nel novero delle priorità dell'Ue tese al miglioramento qualitativo dei vitigni e all'adattamento dell'offerta alla domanda. Quest’ultimo inciso, se letto da un consumatore ottimista potrebbe suonare positivo. Significherà che il vino sulle tavole sia della ristorazione pubblica sia di casa propria costerà meno? Ossia, per dirla con termini burocretesi, il prezzo verrà davvero adeguato tra l’offerta e la domanda? Bastasse crederci!