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AGRICOLTURA
E DINTORNI
A cura di
Luisa Doldi ed Emanuela Stìfano [agricoltura@asa-press.com]
Vini e dintorni: i magnifici 6
Sulle colline Saluzzesi, sei vini e un territorio.
Tutti da scoprire.
Siamo ai piedi del Monviso, precisamente a Saluzzo, dove il tempo sembra
essersi fermato e dove ha ancora un senso ragionare in giornate piemontesi
(3810 metri quadri) e non in ettari: il vigneto più grande di Pelaverga,
qui, ha una superficie di 3 ettari.
Ed è su questi colli che prendono vita i vini del Consorzio di
Tutela dei vini DOC “Colline Saluzzesi”, e cioè i vini
Piemontesi meno conosciuti – non sono quelli delle Langhe, amati
e osannati da tutti – ma non per questo privi di sorprese.
E poi il territorio: qui, tra Saluzzo e dintorni, c’è il
Piemonte che non ti aspetti. Siamo in un territorio dove l’agricoltura
è senza dubbio una cosa seria: oltre ai vigneti, a farla da padrone
ci sono dei “signori frutteti”, a cui si sommano gli allevamenti
che hanno tenuto duro, e che nonostante la crisi e la fatica oggettiva
di perseverare in questo settore, continuano ad esserci, e continuano
ad allevare la razza di bovine più nota per la carne di qualità.
Non solo. A contorno di un settore primario decisamente interessante,
vi sono delle perle culturali non da poco: per capire di cosa stiamo parlando,
è sufficiente citare la splendida Abbazia cistercense di Staffarda
– non per niente i monaci sono agricoltori per eccellenza - o il
favoloso Castello di Lagnasco.
Ma torniamo ai vini.
E il plurale è d’uopo, poiché Le DOC tutelate dal
Consorzio sono ben 6, e precisamente: Colline Saluzzesi Pelaverga DOC;
Colline Saluzzesi Pelaverga Rosato DOC; Colline Saluzzesi Rosso DOC; Colline
Saluzzesi Barbera DOC; Colline Saluzzesi Chatus DOC e Colline Saluzzesi
Quagliano DOC.
Per quanto riguarda la storia di questi vini, occorre andare lontano nel
tempo. Spiega infatti Emidio Maero, Presidente del Consorzio: “le
colline saluzzesi erano già famose nel 1500, per la produzione
di un vino che affascinò l’allora pontefice Giulio II. E
questo vino – prosegue Maero – era proprio il Pelaverga, che
non mancò mai sulle tavole papali”.
Tornando ai giorni nostri, troviamo due date chiave: il settembre 1996,
e cioè la data in cui viene assegnata la DOC, e il dicembre 2001,
e cioè la data in cui viene costituito il Consorzio di Tutela Vini
DOC “Colline Saluzzesi”, un’associazione interprofessionale
senza scopo di lucro, che ha come mission la tutela e il miglioramento
della conoscenza, della diffusione e dell’affermazione sui mercati
di questi vini.
I produttori che fanno parte di questa compagine oggi sono quindici, di
cui undici che coltivano, producono e commercializzano i loro vini, mentre
quattro si limitano alla coltivazione ed al conferimento delle uve per
la vinificazione alle altre aziende collegate.
La zona di produzione
La zona di produzione dei vini delle Colline Saluzzesi comprende, in tutto
o in parte, i territori dei Comuni di Brondello, Pagno, Castellar, Saluzzo,
Manta, Verzuolo, Piasco, Costigliole Saluzzo e Busca, ai quali si sono
aggiunti, a seguito dell’approvazione della modifica del disciplinare
di produzione, anche i Comuni di Envie, Revello, Martiniana Po, Villar
San Costanzo e Dronero.
L’area di produzione comprende la Valle Bronda, dove prevale tra
le varietà il Pelaverga, e tutta la dorsale collinare che da Saluzzo
arriva fino a Busca, dove si è conservata, in particolare a Costigliole
Saluzzo, la coltivazione del Quagliano. Si tratta di un’area particolarmente
favorevole dal punto di vista climatico, che ha conservato alcuni vigneti
malgrado la forte concorrenza delle colture frutticole.
Il primo
vino: Colline Saluzzesi Pelaverga DOC
Ottenuto da uve Pelaverga al 100%, la resa massima non supera i 70 quintali
all’ettaro. La vendemmia avviene, generalmente, nella seconda metà
di ottobre. Dopo un periodo di affinamento, prima in acciaio, e poi in
bottiglia, il colore risulta rosso rubino e i profumi tendono al fruttato,
in cui prevalgono i sentori di ciliegia e lampone, talvolta accompagnati
da una leggera nota speziata. Decisamente più apprezzabile, se
invecchiato.
Il secondo vino: Colline Saluzzesi Pelaverga Rosato DOC
E’ – o dovrebbe essere - il traino di questa DOC: si tratta
di un vino ottenuto da uve Pelaverga vinificate in rosato, il cui colore,
a seconda della cantina che lo produce, può essere più o
meno intenso. E’ un vino su cui ci si può scommettere: se
conosciuto, soprattutto in tempi i cui i rosati vanno di moda, certamente
non può deludere.
Il terzo vino: Colline Saluzzesi Rosso DOC
E’ la denominazione riservata ai vini rossi ottenuti da uve provenienti
da uve Peleverga, Nebbiolo, Barbera da soli o congiuntamente, con un minimo
del 60%, la vendemmia generalmente tra la fine di settembre e la prima
decade di ottobre.
Di colore rosso rubino intenso, di notevole intensità gustativa,
e con buona tannicità.
Il quarto vino: Colline Saluzzesi Barbera DOC
E’ la denominazione riservata ai vini ottenuti con l’impiego
del vitigno Barbera autoctono in purezza. Il vino cosi ottenuto presenta
colore rosso rubino, con riflessi violacei, da giovane, mentre assume
tendenze alla tonalità del granato con l’invecchiamento.
Il quinto vino: Colline Saluzzesi Chatus DOC
Denominazione riservata ai vini ottenuti con il solo impiego di questo
vitigno autoctono, che da molto tempo è coltivato in queste zone.
Il vino presenta un colore rosso rubino intenso, spesso con tonalità
vivaci, ma impenetrabili. I profumi sono fruttati e il gusto risulta secco.
Il sesto vino: Colline Saluzzesi Quagliano DOC
Il Quagliano, diffuso solo nella zona delimitata dalla sua denominazione
- vale a dire l’intero territorio dei comuni di Pagno e Piasco e
parte di quelli di Costigliole Saluzzo, Manta, Verzuolo, Busca, Brondello,
Castellar e Saluzzo -, è un vitigno raro e di origini antichissime.
La vendemmia avviene normalmente nell’ultima decade di settembre;
segue una pigiadiraspatura soffice, l’immediata pressatura, e dunque
la parziale fermentazione in autoclave, la stabilizzazione a freddo, e
l’imbottigliamento.
Il disciplinare di produzione del vino richiede una gradazione alcoolica
minima complessiva del 10% Vol. per il tipo normale e dell’11% Vol.
per il tipo “spumante”.
Ne deriva un vino particolare, di colore variabile, amabile, dolce, vivace
o spumante. Consigliato dal Consorzio come vino da dessert, si presta
molto bene anche per un aperitivo a base di prodotti tipici di queste
parti.
(a cura di Emanuela Stìfano)
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