AGRICOLTURA E DINTORNI

A cura di Luisa Doldi ed Emanuela Stìfano [agricoltura@asa-press.com]


Anche dal basso si può cambiare!

Karl Totter e Friedrich Krumböck sono due signori nel vero senso della parola: schiena dritta, modi educati e quando parlano ti guardan negli occhi. Il primo è un agricoltore in pensione che vive in Mureck, un paesino di 1700 anime in Austria al confine con la Slovenia. Il secondo ha un ufficio tecnico di progettazione nel quarto distretto a Vienna. In comune hanno che entrambi hanno iniziato - ognuno a modo suo - una piccola rivoluzione. Tutti e due, infatti, sono pionieri - a livello austriaco di sicuro, ma probabilmente anche a livello europeo - del pensiero dell’autarchia energetica, pensiero che in Austria sta prendendo piede, visto che ad aprile si è tenuto il primo congresso sull’autarchia energetica con ben 370 (!) partecipanti. Il concetto di autarchia energetica può suonare un po’ sospetto perché molte parole che terminano in “-archia” hanno un alone un poco negativo, soprattutto in un contesto politico. Ma nell’ambito energetico e nella definizione dei due pionieri esso è inteso come l’indipendenza da fonti fossili e l’approvvigionamento di energia solo da fonti rinnovabili. Utopia o realtà? Non lo abbiamo chiesto ai due pionieri, che ovviamente risponderebbero “REALTÀ!” Abbiamo però guardato quello che essi hanno realizzato nel corso degli anni, da quando hanno iniziato a concepire il pensiero dell’autarchia energetica.
Karl Totter inizia nel 1985 con altri agricoltori suoi colleghi a discutere della possibilità per l’agricoltura di tornare a chiudere il ciclo energetico almeno per la mobilità del settore, eliminando le fonti fossili e producendo energia con i prodotti dei campi. In collaborazione con l’Università di Graz (Stiria, Austria) e con il supporto finanziario della regione, mette a punto il primo sistema mondiale per la produzione di biodiesel e nel 1987 si produce a Mureck il primo litro di biodiesel da semi di colza. Da allora è stata fatta molta strada, non solo sulla via del biodiesel, ma anche del biogas, del calore da biomassa e del fotovoltaico. Mureck oggi, grazie all’associazionismo degli agricoltori locali, alla collaborazione dei cittadini diventati proprietari collettivi degli impianti fotovoltaici, alla collaborazione con la ricerca e al sostegno di fondi regionali ed europei, ha messo a punto un sistema di produzione energetica per cui la cittadina produce il 100% del proprio fabbisogno di energia elettrica, il 95% del proprio fabbisogno di calore e più del 100% del proprio fabbisogno di combustibili da trazione, tutto in loco e da fonti rinnovabili. Spiega Karl Totter: “Le fonti rinnovabili vengono dalla regione, qui sono elaborate e qui rimangono sotto forma di energia, di sicurezza dell’approvvigionamento energetico, di capitale, di creazione di posti di lavoro ed infine di conservazione dell’ambiente per le generazioni future”. Autarchia energetica dunque come utilizzo delle fonti rinnovabili disponibili nella regione, come produzione decentralizzata dell’energia, come strumento di sviluppo rurale e come sovranità regionale nella scelta dell’approvvigionamento energetico, in sintonia con la propria territorialità e produttività.
Ma - aggiunge Friedrich Krumböck - per poter arrivare ad una autarchia energetica, l’utilizzo delle rinnovabili deve essere accompagnato da una riduzione nei consumi e da un aumento nell’efficienza energetica di qualunque processo. Questi tre sono gli ingredienti essenziali che possono portare all’autonomia energetica”. Come progettista, Friedrich Krumböck si è dovuto spesso scontrare con il paradosso di architetture ultra-moderne non supportate da un altrettanto moderno concetto energetico. Dalle discussioni con i colleghi sulla necessità di creare coscienza sui consumi energetici degli edifici e sulle possibilità di risparmio energetico è nato nel 2008 quello che oggi è un gruppo di lavoro che riunisce 136 tecnici e progettisti, tutti con il preciso scopo di realizzare qualunque progetto integrando al massimo l’utilizzo di energie da fonti rinnovabili, l’ottimizzazione dell’efficienza energetica e la creazione nel consumatore/committente di una consapevolezza sulle possibilità di risparmio energetico perché “l’energia più preziosa è quella che non consumiamo!” Sulla base della loro esperienza ormai pluriennale si sta creando in Austria una rete di centri di competenza e formazione professionale per tecnici progettisti con una specializzazione nell’utilizzo efficiente dell’energia e nell’integrazione di fonti rinnovabili in tutti gli edifici, dall’industria alla casa privata… e intanto Vienna ha il primo hotel cittadino a livello mondiale in grado di produrre in toto - tramite pompe di calore, impianti fotovoltaici e piccole pale eoliche sul tetto - l’energia che consuma.

Secondo l’ultimo rapporto “World Energy Outlook 2010” della International Energy Agency, il bisogno mondiale di energia primaria è destinato ad aumentare dell’1,2% annuo tra il 2008 e il 2035, raggiungendo 16.750 milioni di tonnellate di equivalenti di petrolio, con annesse tutte le conseguenze che questo avrà sul clima, sui prezzi del carburante, sulla sicurezza energetica e, in ultima analisi, sugli equilibri politici. Nel sopra citato studio si legge anche “il quadro energetico mondiale all’orizzonte del 2035 dipende in modo cruciale dall’azione politica e dal modo in cui essa influenza la tecnologia”. Quindi, l’affermazione o meno di un modo diverso di produrre e consumare energia dipenderà da decisioni prese in alto. Sicuramente vero! Ma gli agricoltori di Mureck e i progettisti di Vienna mostrano che anche partendo dal basso si può innescare un cambiamento.

Maria Luisa Doldi


Foto 1: Friedrich Krumböck

Foto 2: Distretto energetico di Mureck (Austria) – Su questi 8 ettari di terra si producono 1)8MW da biomasse (cippato forestale o scarti di segherie), 2)2100MW/h di elettricità da fotovoltaico 3)8300MW/h di elettricità e altrettanti di calore da biogas che funziona per 2/3 con reflui e scarti agricoli e 1/3 mais 4) 15 milioni di litri di biodiesel/anno, di cui solo il 10% da colza, il resto da oli esausti.


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