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AGRICOLTURA
E DINTORNI
A cura di
Luisa Doldi ed Emanuela Stìfano [agricoltura@asa-press.com]
Imperativo sostenibilità ambientale
L’Unione Europea detta regole sempre più
restrittive in ordine all’utilizzo dei prodotti fitosanitari. L’obiettivo
è la sostenibilità economica, sociale e ambientale dell’agricoltura.
Delle Linee guida predisposte da un team di esperti, possono essere il
primo passo verso comportamenti più responsabili.
La direttiva comunitaria 128/2009 è stato l’ultimo
tassello, in ordine cronologico, circa i mutamenti della normativa riguardante
l’uso sostenibile dei fitofarmaci. E nei giorni scorsi è
stata oggetto di un Convegno organizzato da Fondazione Minoprio, con la
collaborazione di Regione Lombardia e ERSAF teso a fare il punto su quanto
si è già fatto, si sta facendo, e si dovrà fare per
essere in regola con i dettami europei.
Con tale direttiva, infatti, e con il Regolamento 1107/2009 relativo all’immissione
sul mercato degli agro farmaci, il legislatore europeo vuole porre l’accento
sulla tutela e la salvaguardia della salute degli operatori e dell’ambiente,
il che significa che i fitofarmaci possono e devono essere utilizzati
per proteggere le colture dalle patologie, ma non devono recare danno
a chi li utilizza e all’ambiente circostante. Ancora una volta,
quindi, la normativa europea chiede di rispettare il pilastro dello sviluppo
sostenibile: gli aspetti ambientali devono essere considerati al pari
di quelli economici e sociali. Posti gli obiettivi, gli obblighi e le
scadenze, la direttiva 128 però non detta norme operative, ma lascia
a ogni singolo Stato membro libero arbitrio circa la pianificazione delle
modalità attraverso cui mettere in atto le misure per l’uso
sostenibile dei prodotti fitosanitari. In Italia, in ordine alle scadenze,
con l’attuazione della direttiva 128, ogni regione è tenuta
a rispettare due deadline inderogabili: istituire un sistema di formazione
certificato entro il 26 novembre 2013 e operare affinchè entro
il 26 novembre del 2015 tutti gli operatori siano in possesso di uno specifico
certificato di abilitazione conseguito secondo quando predisposto dalla
normativa europea.
In questo scenario di riordino della materia, dunque, un posto di rilievo
spetta alla formazione, all’informazione e all’aggiornamento
di chi quotidianamente si trova ad avere a che fare con questi i prodotti.
Non soltanto gli agricoltori, quindi, ma anche i consumenti aziendali
e coloro che li vendono e li distribuiscono.
In Italia la 128 è stata recepita con il decreto legislativo n.
150 del 14 agosto 2012. Tale decreto, all’articolo 6, specifica
che entro il 26 novembre 2012 dovrà essere adottato un Piano di
azione nazionale per l’uso dei prodotti fitosanitari che definisca
gli obiettivi, le misure, le modalità e i tempi per la riduzione
dei rischi e degli impatti sulla salute umana, sull’ambiente e sulla
biodiversità.
Il Piano di azione italiano (tuttora in via di definizione), da quanto
riportato dalla dott.ssa Daniela Altera del Ministero dell’Ambiente
e della tutela del territorio e del Mare intervenuta al Convegno milanese,
prevede due obiettivi specifici: la salvaguardia dell’ambiente acquatico
e delle acque potabili e la conservazione della biodiversità e
degli ecosistemi.
Inoltre il PAN identifica delle restrizioni di uso in aree e ambiti particolari
(vedi aree protette, parchi, giardini, campi sportivi e aree ricreative),
incoraggia l’utilizzo di tecniche di applicazioni più efficienti,
e invita a evitare o per lo meno a ridurre, laddove possibile, l’utilizzo
dei prodotti lungo le strade, le linee ferroviarie, le superfici molto
permeabili e in prossimità di acque superficiali e sotterranee.
Non solo. Secondo il PAN dovranno anche essere adottate delle misure di
mitigazione dei rischi di inquinamento da deriva, drenaggio e ruscellamento
dei prodotti fitosanitari.
Elencati gli obiettivi della normativa e del relativo PAN italiano, resta
da capire quale sia il grado di sostenibilità odierno nell’utilizzo
dei prodotti fitosanitari nelle aziende agricole italiane. A tal proposito,
senza dubbio interessante è lo strumento di supporto che è
stato messo a punto da un gruppo eterogeneo di soggetti – Enti di
ricerca, Università, aziende private – che con un lavoro
durato più di tre anni hanno predisposto le Linee guida per un
uso sostenibile dei prodotti fitosanitari. «Tale strumento –
ha spiegato la dott.ssa Maura Calliera dell’Università Cattolica
del Sacro Cuore di Piacenza – pone le basi su un’indagine
svolta su di un campione di 100 aziende agricole di alcune province della
Emilia Romagna, da cui sono emerse alcune lacune operative nell’utilizzo
di questi prodotti».
Pertanto, il team di lavoro ha preparato un Manuale in cui sono indicate
le buone pratiche e ha predisposto uno strumento di controllo on line.
Andando al sito www.agricoltura-responsabile.it,
l’operatore potrà registrarsi e utilizzare gratuitamente
questo strumento, che fornirà a costo zero indicazioni operative
circa le azioni da intraprendere per migliorare i comportamenti dell’azienda
nell’utilizzo degli agro farmaci. Non solo. Nel caso di interventi
strutturali, il sistema fornisce anche un’indicazione della spesa
da sostenere per migliorare le performance. Si tratta dunque di un primo
passo verso il rispetto della normativa comunitaria che, pur non essendo
obbligatorio e pur non fornendo per il momento alcuna certificazione,
potrebbe contribuire ad aiutare gli agricoltori nel cammino verso un’agricoltura
più responsabile e più sostenibile.
Emanuela Stìfano
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