AGRICOLTURA E DINTORNI

A cura di Luisa Doldi ed Emanuela Stìfano [agricoltura@asa-press.com]


Specie Aliene - Globalizzazione? Non in natura, grazie!


Oggi più che di agricoltura parliamo di dintorni, pur senza tradire lo scopo di questa rubrica. È sempre l’oasi del WWF di Vanzago che ci ispira la riflessione di oggi: la minaccia delle specie aliene. E per specie aliena non intendiamo ovviamente gli extraterrestri, ma quelle specie vegetali o animali, spesso invasive, che arrivano in Europa e, quindi, anche in Italia attraverso gli scambi commerciali, gli appassionati, i collezionisti. Ed è ancora l’oasi di Vanzago che ci permette di toccare con mano le conseguenze che una introduzione sconsiderata può causare agli habitat locali. L’esempio ci è fornito dal caso del ciliegio tardivo, anche detto ciliegio americano, per i botanici Prunus serotina, un lontano parente del ciliegio nostrano selvatico, il Prunus padus.
Il serotina fu massivamente introdotto in Europa per la produzione di biomassa, legna da ardere insomma. In America infatti questo albero si sviluppa molto velocemente e raggiunge altezze di 35 metri con buona produzione di legno. In Europa purtroppo questo non avviene: il ciliegio americano non raggiunge più di 20 metri con diametri modesti di fusto, risultando dunque un fallimento dal punto di vista della biomassa. Ma ahimè, il ciliegio americano si è trovato benissimo in Europa, tanto che ha iniziata a colonizzare i sottoboschi europei. La velocità di crescita, nonostante le dimensioni modeste, gli permette di prendere il sopravvento sulle foreste e sui boschi autoctoni, che qui da noi sono costituiti essenzialmente dall’associazione del Querco-carpinetum boreoitalicum, a dominanza di Quercus robur (rovere), Carpinus betulus (carpino bianco), Acer campestre (acero campestre), Ulmus minor (olmo), ecc. Nel sottobosco dominano arbusti come Prunus spinosa, Corniolo, Berberis, Lonicera ed alberi bassi (fino a 10 metri) come l’euonimus europeo, il Viburno, il pero e il melo selvatici, il sambuco. I germogli di tutte queste specie autoctone soffocano se il ciliegio copre il sottobosco, togliendo a tutte le altre piante luce, acqua e alimenti. Inoltre questo alloctono - o alieno - ha la peculiarità di acidificare il terreno che invece da noi sarebbe piuttosto basico, procurando dunque danni di salute anche alle piante adulte. Persino la robinia, pianta pionieristica e molto resistente, soffre se il sottobosco è coperto da serotina. Nell’ oasi di Vanzago molte aree del sottobosco sono coperte, o meglio invase, da una fitta boscaglia “monotematica” a serotina. Lo lasciamo lì come monito a chi pensa che trasportare piante (o animali) da una parte all’altra del globo non sia un problema. Nulla di più sbagliato. Gli equilibri biologici sono delicati, tanto quanto quelli umani. L'invasione di specie non autoctone nei nostri territori ha causato una serie di problemi agli ecosistemi di cui il bosco di Vanzago è testimonianza. Tra l’altro: una neonata rete europea per le informazioni sulle specie straniere (Easin) dice che l’Italia è particolarmente sofferente sotto questo aspetto, con oltre 2000 specie aliene, di cui il 50% costituite da piante, l'altro 50% da animali. Per maggiori informazioni: http://easin.jrc.ec.europa.eu/. Per visitare l’Oasi del WWF di Vanzago: www.boscowwfdivanzago.it/

Testo e foto: M. Luisa Doldi


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