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AGRICOLTURA
E DINTORNI
A cura di
Luisa Doldi ed Emanuela Stìfano [agricoltura@asa-press.com]
La parola alla statistica
Il 24 ottobre 2010 scendeva in
campo una squadra di tecnici per scattare una fotografia dell’Italia
rurale. Cosa è emerso dal Sesto Censimento dell’Agricoltura?
Gli ultimi dati certi riguardanti il settore
agricolo risalgono a più di dieci anni fa, e cioè all’epoca
del penultimo censimento dell’agricoltura. E ora la curiosità
di vedere come si è evoluto lo scenario rurale italiano è
certamente forte. Secondo i dati del 2000, infatti, le aziende agricole
erano 2 milioni e 600, la superficie complessiva era di quasi 20 milioni
di ettari, e la SAU (Superficie Agricola Utilizzata) sfiorava quota 13
milioni di ettari. In questi anni, oltre ai cambiamenti fisiologici, lo
scenario nazionale e internazionale è stato segnato anche da numerosi
e specifici eventi: Agenda 2000, la riforma della Politica Agricola Comune,
la crisi mondiale. Non solo. Negli anni, si è via via sdoganando
il ruolo meramente produttivo dell’agricoltura e si è sempre
più affermato il suo ruolo sociale e ambientale. In altri termini,
solo dieci anni fa la vendita diretta in azienda si faceva, certo, ma
non era organizzata, cosi come non si parlava di farmer market o di spacci
aziendali. E di energie rinnovabili, manco l’ombra.
L’ultimo censimento
A ottobre 2010, come oramai tutti sanno, erano iniziati i lavori di rilevamento
per dare vita al nuovo Censimento dell’Agricoltura, quello numero
sei. I conduttori, quindi, erano stati chiamati a supportare gli addetti
ai lavori a mettere a fuoco il comparto agricolo, potendo scegliere tra
due modalità: i più tecnologici avevano potuto rispondere
autonomamente al un questionario per via telematica, gli altri, invece,
avevano solo dovuto ricevere in azienda un tecnico, e con lui ricostruire
il profilo della propria azienda agraria. Lo scopo di questa mastodontica
operazione - è bene ricordarlo - non è soltanto l’esigenza
di avere in mano una ricognizione del settore ma, soprattutto, di poter
costruire delle politiche e dei programmi in linea con le esigenze di
un settore che, nel tempo, per forza di cose si evolve.
Se ci pensa, infatti, l’ultimo censimento non è altro che
il prodotto di 10 anni di rivoluzioni - disaccoppiamento, legge di orientamento
e riforma Fischler, tanto per citarne alcune - ma anche la base su cui
poggeranno le nuove strategie, PAC in primo luogo.
I dati emersi
Prima di addentrarci nei risultati, è bene precisare che al momento
si tratta ancora di risultati provvisori; quelli definitivi arriveranno,
quando precisamente non è ancora dato sapersi.
Tra i tanti dati emersi dall’indagine dell’ISTAT forse quello
più curioso e certamente inaspettato riguarda la struttura fondiaria,
oggi molto più flessibile rispetto al passato: a SAU in affitto,
o ceduta in uso gratuito, rappresenta il 39,4% del totale (nel 2000 era
pari al 24,5%).
Per quanto riguarda i dati veri e propri, se la notizia buona è
che sono aumentati i giovani conduttori (cioè coloro che hanno
un’età inferiore ai 30 anni), quella cattiva è che
questo aumento consiste in uno “zero virgola” (nel 2000 erano
il 2,1%, nel 2010 sono il 2,5%). Il che, tradotto in termini numerici,
sta a significare quanto sia ancora la cronica senilizzazione del settore
a farla da padrone.
In generale, le aziende agricole italiane, rispetto al 2000, sono diminuite
del 32,2 per cento e oggi sono poco più di un milione e seicento.
Un dato che potrebbe sembrare allarmante, ma che deve essere interpretato:
analizzando i risultati emersi, infatti, la Superficie Agricola Utilizzata
(SAU) è diminuita di poco più del 2 per cento.
In altre parole, significa che negli ultimi 10 anni si è verificata
una silenziosa strage delle “microaziende” (SAU inferiore
all’ettaro): rispetto al 2000 sono diminuite infatti di circa il
50 per cento (oggi, sono pari al 30,9 per cento delle aziende totali).
Detto questo, merita senz’altro una riflessione la dimensione media
aziendale, che è passata dai 5,5 ettari del 2000, ai 7,9 del 2010.
Le aziende agricole più estese si trovano in Sardegna (una media
di 19,2 ettari di SAU per azienda), mentre le più piccole sono
quelle liguri: 2,1 ettari.
Alti e bassi (peraltro tipici) per gli allevamenti: sono leggermente in
contrazione gli allevamenti di bovini e ovo-caprini (rispettivamente -6,1%
e -3,2%), mentre migliorano, rispetto al 2000, le performance di suini
e avicoli (+11,6% e 14,1%).
Infine, altri due dati per chiudere il cerchio: crescono le quote rosa
(dal 30,4% del 2000, al 33,3% del 2010) e cresce il ricorso alla manodopera
extrafamiliare.
di Emanuela Stìfano
Il Censimento in sintesi
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