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AGRICOLTURA
E DINTORNI
A cura di
Luisa Doldi ed Emanuela Stìfano [agricoltura@asa-press.com]
Nasce oggi su queste pagine una nuova rubrica. Al suo interno
tratteremo i temi a noi cari: agricoltura e dintorni, ovvero quegli aspetti
legati al ruolo polifunzionale che l'agricoltura moderna deve svolgere,
tra cui:
* assicurare a tutti l’approvvigionamento alimentare, conservare
l’ambiente e concorrere allo sviluppo del territorio rurale;
* contribuire, laddove sia possibile, alla diminuzione del consumo di
fonti energetiche fossili;
* gestire le risorse comuni (aria, acqua, suolo, etc.) con responsabilità
sociale, ma nello stesso tempo essere attività economica e fonte
di reddito per gli operatori agricoli.
Non sono tante le rubriche che si occupano solo di agricoltura, soprattutto
se ci limitiamo a considerare quelle in lingua italiana. Con queste pagine
vorremmo dare un contributo alla discussione in atto, dando voce a quelle
persone ed esperienze che dimostrano la necessità (e la possibilità)
di una sintonia tra uomo, ambiente naturale e attività agricola.
Vorremmo inaugurare questa rubrica con un’intervista all’ex
commissario europeo per l’agricoltura Franz Fischler, a nostro avviso
uno dei padri politici in Europa di un concetto di agricoltura molto innovativo:
non solo attività economica, ma parte della nostra cultura e salvaguardia
dell’ambiente rurale.
Dare un volto all’agricoltura di domani – In dialogo con Franz
Fischler
Franz
Fischler appartiene a quelle persone che hanno influenzato l’agricoltura
europea in maniera indelebile. Nel 2003 la Riforma Fischler fa compiere
alla politica comune agricola una svolta innovativa, sia per migliorare
la competitività della agricoltura europea e orientarne la produzione
al mercato, sia per promuovere un’agricoltura sostenibile e socialmente
accettabile. Da allora la direzione è rimasta quella, come se l’era
Fischler non si fosse mai conclusa. “Io vedo la politica comune
come la chiesa cattolica: semper reformanda est!” - dice Franz
Fischler, scherzando. Le riforme sono solo passi di un processo che non
si conclude mai, ma che si deve adeguare continuamente alle nuove sfide.
Quali le sfide dell’agricoltura di oggi? ”Soprattutto
sono tre i temi in discussione. Innanzitutto come sfamare 7 miliardi di
persone? Si calcola che entro la fine del secolo l’agricoltura debba
produrre il 70% in più di quanto produce ora. Bisogna sicuramente
aumentare i raccolti, ma farlo senza danni per la sostenibilità
e l’ambiente; quindi la questione alquanto controversa della produzione
di energia da biomasse; infine bisogna fare i conti con il cambiamento
climatico, dove l’agricoltura è sia parte della causa, che
vittima degli effetti”. Ruoli difficili da far combaciare.
“Difficili sì, ma necessari. Proprio questo sforzo verso
la sostenibilità giustifica i pagamenti diretti e a ben vedere
la stessa politica comune. Si pensi a cosa sarebbe l’agricoltura
europea senza la politica comune. Probabilmente si produrrebbe di più,
ma a quali costi? Le aree svantaggiate verrebbero abbandonate, l’impresa
medio piccola scomparirebbe schiacciata dalla grande impresa, il territorio
perderebbe le sue caratteristiche, non solo fisiche ma anche culturali.
Per non parlare dello sfruttamento delle risorse. Di tutto questo si fa
carico la politica comune anche pagando per quelle attività di
conservazione del territorio, dell’agricoltura, delle risorse naturali
che altrimenti il mercato non pagherebbe”. E qui ritorna un
concetto caro a Franz Fischler, quello di “agriculture” in
paragone a “farming”. L’agricoltura europea deve sempre
mirare ad essere “agriculture”, ovvero parte della nostra
cultura - e mai “farming” ovvero un settore economico come
tanti altri. Ma com’è pensabile aumentare i raccolti e rimanere
sostenibili, laddove fino ad ora abbiamo visto come questo sia andato
a discapito di suolo, acqua, e altre risorse naturali? ”Innanzitutto
la questione dell’aumento dei raccolti va affrontato laddove è
necessario. E spesso laddove è necessario c’è spazio
per un aumento, pur rimanendo sostenibili. Le faccio un esempio. Nell’Africa
sud-sahariana, che è anche una delle zone del globo dove la fame
morde di più, abbiamo per il frumento raccolti di 1,3 tonnellate
per ettaro. Se riuscissimo ad arrivare a 2 tonnellate per ettaro avremmo
quasi raddoppiato i raccolti con vantaggi per la popolazione locale ma
potremmo ancora rimanere a livelli ecosostenibili, viste le quantità
in gioco”. Si tratta quindi anche di diversificare le politiche,
produrre di più e probabilmente produrre diversamente. “Quello
di cui abbiamo bisogno è la via della “sustainable intensification”.
Concretamente? “Concretamente per esempio nuove tecnologie,
innovazione, ricerca per l’agricoltura”. Nuove tecnologie
significa anche biotecnologie e forse OGM… “Personalmente
non sono contrario a queste applicazione per principio o per dogma. Se
tali tecnologie dimostrano un’indiscussa utilità per l’agricoltura,
per gli agricoltori e i consumatori e non solo per pochi privati, allora
ben vengano, ma fino ad ora non ho visto in questa direzione molte proposte”.
Resistenza all’aumento di temperatura, alla siccità, alla
salinizzazione del suolo sarebbero per esempio alcune delle soluzioni
di cui l’agricoltura avrebbe particolarmente bisogno.
Una parte dell’agricoltura di oggi vede nella produzione di energia
una nuova nicchia e possibilità di sviluppo per il settore. Il
tema è variegato, innanzitutto per il tipo di energia da produrre.
Prendiamo ad esempio la mobilità a base di biodiesel o oli vegetali:
“Innanzitutto bisognerebbe chiedersi se la soluzione per una mobilità
ecologica domani non sia quella elettrica piuttosto che non ancora quella
basata sul motore a combustione. In secondo luogo bisogna prender coscienza
del fatto che non abbiamo le superfici per permetterci che la mobilità
a biodiesel o simili divenga una soluzione di massa. Può rimanere
una soluzione di nicchia o una soluzione ad interim, ma non è pensabile
come soluzione futura generale. Io vedo il ruolo della agricoltura come
produttrice di energia soprattutto laddove si riesca ad utilizzare tutto
ciò che ora viene scartato e non è destinato all’alimentazione.
Per esempio trasformare la cellulosa in etanolo potrebbe essere una via
interessante”.
In questo periodo si sono tenute le elezioni per il nuovo direttore generale
della FAO, l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione
e l’agricoltura. Un evento importante sia per l’agricoltura
mondiale che per la questione della sicurezza alimentare. A proposito
della FAO, Franz Fischler afferma: “La FAO ha urgente bisogno
di essere riformata, sia internamente (più trasparenza, meno burocrazia),
sia nello sviluppo dei suoi piani di azione, puntando maggiormente sull’efficienza
e su un approccio olistico a livello di ciascuna nazione. Ma soprattutto
la FAO deve rivedere il suo ruolo. Oggi molte decisioni importanti a livello
globale vengono prese a livello di G8 o G20, gruppi in cui i paesi in
via di sviluppo non sono rappresentati. Ecco, io vedo il ruolo della FAO
come rappresentate di quei paesi in questi gruppi decisionali, a questo
livello politico”. Un ruolo effettivamente troppo spesso scoperto
o sottorappresentato. Per questo facciamo a José Graziano da Silva,
neo eletto Direttore Generale della FAO, i nostri migliori auguri per
il suo mandato.
Franz Fischler è stato Commissario europeo per l’agricoltura
nel periodo 1995-2004.
Nel 2003 ha firmato una riforma della politica agricola comune che va
sotto il nome di Riforma Fischler. L’operato di Franz Fischler alla
Commissione europea è riassunto in un documento della commissione
stessa, scaricabile al sito http://ec.europa.eu/agriculture/publi/achievements/text_en.pdf.
Al momento è presidente del Foro Eco-sociale europeo (http://www.oesfo.at/).
A cura di M.Luisa Doldi
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