|
ASPETTANDO
EXPO 2015
A cura di Enza
Bettelli
Aceto Balsamico Tradizionale DOP
Questo magnifico condimento, una delle
eccellenze gastronomiche italiane più conosciute e apprezzate in
tutto il mondo, viene prodotto nella ristretta area compresa tra le province
di Modena e quella di Reggio Emilia con caratteristiche molto simili ma
denominazioni differenti. Di Modena, città estense di grande importanza
culturale e architettonica, e della sua provincia abbiamo già parlato
in questa rubrica (vedi Zampone di Modena IGP). Reggio Emilia, dove è
nato il Tricolore italiano, ha un centro storico ugualmente interessante,
che si divide su più piazze contigue, la più importante
delle quali è piazza Prampolini con il Duomo e il Municipio. Ma
ci sono parecchi altri edifici di grande interesse che risalgono a epoche
tra il Cinquecento e il Settecento distribuiti nelle piazze del centro
storico e che ospitano anche un vivace mercato.
Modena, Reggio Emilia
Nella provincia di Reggio Emilia ricordiamo,
una fra tutte, la cittadina ducale di Guastalla, resa famosa dai Gonzaga,
mentre in provincia di Modena Spilamberto è nota per la produzione
di aceto balsamico e ospita un Museo ad esso dedicato. Il territorio che
circonda le province di Modena e Reggio Emilia è particolarmente
verde e fertile, grazie anche alla presenza di parecchi corsi d’acqua
e canali. Coltivazioni, frutteti e vigneti sono quindi numerosi, ma non
mancano le zone vocate per i funghi e i preziosi tartufi, bianchi e neri.
I CONSORZI
Pur essendo prodotti simili, le denominazioni sono due e ben
distinte. Si ha infatti l’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena
e l’Aceto Balsamico Tradizionale di Reggio Emilia. Due anche i Consorzi,
uno con sede a Modena e l’altro con sede a Reggio Emilia. Finalità
di entrambi sono la tutela e la promozione della rispettiva DOP e il sostegno
alle aziende produttrici. Inoltre, il Consorzio di Modena ha aperto un
Centro dimostrativo dell'Aceto Balsamico Tradizionale presso la Borsa
Merci di Modena a disposizione di chiunque voglia iniziare o approfondire
la conoscenza di questa eccellenza italiana. Esistono inoltre la Consorteria
dell’aceto Balsamico Tradizionale di Modena, che ha sede a Spilamberto,
e la Confraternita dell’Aceto Balsamico Tradizionale di Reggio Emilia
che ha sede a Scandiano.
L’ACETO BALSAMICO
E’
sicuramente un prodotto molto antico, conosciuto già dai Romani
che ricavavano aceto dal mosto cotto, divenendo con il tempo così
prezioso da entrare a fare parte dei beni della famiglia e della dote
delle spose. La prima citazione ufficiale come balsamico per il prodotto
modenese risale alla prima metà del 1700, segnalata su un libro
degli inventari di proprietà della Corte estense. Per quello di
Reggio Emilia, le prime citazioni risalgono addirittura alla prima metà
dell’anno Mille.
L’aceto viene messo a invecchiare in una serie di botticelle sempre
più piccole, di legni diversi, e le acetaie sono di solito collocate
in luoghi esposti alle variazioni termiche delle stagioni, come sottotetti
e solai. Durante il lungo e lento invecchiamento, l’aceto nelle
botticelle viene “rincalzato”, cioè a ognuna viene
ripristinato il livello iniziale, diminuito con il tempo a causa dell’evaporazione,
trasferendo il contenuto di una botte a quella successiva, più
piccola. Un lavoro molto delicato e fondamentale per ottenere un prodotto
qualitativamente perfetto, con almeno 12 anni di invecchiamento e affidato
all’esperienza e alla sensibilità di grandi esperti.
Aceto Balsamico Tradizionale di
Modena DOP
E’ ricavato da uve locali, soprattutto Trebbiano e Lambrusco, oltre
a Spergola e Berzemino, il cui mosto viene fatto bollire a fuoco diretto
in caldaie a cielo aperto, senza aggiunta di altre sostanze, fatta eccezione
per colonie di aceto batteri. Quando il mosto ha raggiunto una concentrazione
del 30-50%, viene lasciato maturare e infine messo a invecchiare in una
serie di botticelle di volume decrescente (da 75-100 litri fino a 10 litri
circa) e di legni diversi: castagno per il colore, gelso per la concentrazione,
ginepro per le essenze resinose, ciliegio per ammorbidire il gusto, rovere
per aggiungere profumo.
Una volta pronto, l’aceto balsamico sarà di colore bruno
scuro, lucido; denso ma allo stesso tempo sciropposo; con profumo caratteristico,
fragrante, penetrante e persistente; sapore ugualmente caratteristico,
con un agrodolce equilibrato, pieno, vellutato e persistente.
Il prodotto viene quindi certificato dall’Ente di Certificazione
e dalla Commissione Assaggiatori che determinano i livelli qualitativi
di assegnazione, e cioè:
- Affinato, di invecchiamento minimo di 12 anni
- Extravecchio, invecchiamento minimo di 25 anni
L’aceto infine imbottigliato nella tipica bottiglia di vetro scuro
massiccio, di solito da 100 ml, a forma sferica con base rettangolare,
poi sigillata con un contrassegno sigillato, con capsula oro se si tratta
di Extravecchio.
Con il marchio IGP è inoltre presente l’Aceto Balsamico di
Modena, anch’esso tutelato da un proprio Consorzio, prodotto con
la stessa cura di quello Tradizionale, ma con invecchiamento più
breve e quindi minore concentrazione e prezzo più accessibile.
Aceto Balsamico Tradizionale di
Reggio Emilia DOP
Le
uve utilizzate provengono dalla provincia di Reggio Emilia, cioè
Trebbiano, Occhio di Gatto, Spergola, Berzemino e tutti i vitigni inclusi
nel disciplinare del Lambrusco Reggiano DOC. Il mosto viene quindi cotto
e travasato nelle botticelle per l’invecchiamento, con un procedimento
simile a quello per l’Aceto Tradizionale di Modena.
Dopo gli accurati controlli da parte di maestri assaggiatori e con l’approvazione
dell’organo di certificazione, l’aceto balsamico di Reggio
Emilia è imbottigliato in ampolline di 100 o 250 ml, chiuse con
tappo di sughero, legate con lo spago e sigillate con ceralacca rossa
sulla quale sono impressi il marchio DOP e la sigla del Consorzio. A seconda
della durata del suo invecchiamento, questo aceto è contraddistinto
da bollini di colori diversi:
- aragosta è il più giovane e con gusto di aceto più
evidente
- argento il prodotto invecchiato per 6-7 anni in più rispetto
l’aragosta
- oro se invecchiato per oltre 25 anni
LA GASTRONOMIA DEL TERRITORIO
Modena e Reggio Emilia sono un vero serbatoio di prodotti agroalimentari,
che comprende oltre all’aceto balsamico anche specialità
come il Parmigiano Reggiano DOP, Zampone e Cotechino di Modena IGP, Prosciutto
di Modena DOP. Per non parlare dell’eccellente produzione di formaggi
e salumi artigianali, di solito accompagnati dal gusto intenso dell’immancabile
gnocco fritto. In questo territorio viene coltivata dell’ottima
frutta e vi è grande ricchezza di funghi e tartufi. Tutti questi
prodotti sono poi impiegati in cucina per la preparazione di pasta ripiena
di ogni formato, tagliatelle, lasagne, la bomba di riso, l’erbazzone,
polli e conigli in umido, la sapa che si ottiene facendo ridurre il mosto
fino a dargli la consistenza di una salsa. Tra i dolci, la torta nera
al cioccolato modenese, l’erbazzone dolce reggiano, l’antica
spongata di Brescello, gli amaretti di San Gimignano e la zuppa inglese,
che non è affatto inglese ma emiliana. Il gusto del condimento
di alcuni primi, parecchie pietanze e perfino frutta e dolci viene spesso
ravvivato da qualche preziosa goccia di aceto balsamico. E da bere? Non
dimentichiamo gli eccellenti vini ottenuti dalle stesse uve utilizzate
per l’aceto balsamino e i due liquori più tipici della zona:
Sassolino e Nocino.
CONIGLIO ALL’ACETO
Il
coniglio è molto apprezzato nel reggiano e in tutta la regione
e sono presenti varie ricette che impiegano le carni bianche di questo
animale da cortile. Le più diffuse sono il coniglio in umido, con
abbondante cipolla, poco pomodoro, vino bianco e aromi, e il coniglio
arrosto che prevede una marinatura nell’aceto, non balsamico ma
comunque di ottima qualità.
Preparare un trito aromatico con salvia, rosmarino e aglio, unire sale
e pepe e qualche bacca di ginepro pestata. Lavare e asciugare i pezzi
di coniglio, premerli sul trito aromatico facendolo aderire e allinearli
ben accostati in un piatto fondo. Mescolare mezzo bicchiere di olio extravergine
e altrettanto aceto bianco, versarlo sui pezzi di coniglio, coprire con
la pellicola e lasciare in frigorifero per 5-6 ore, girando nel frattempo
il coniglio per 3-4 volte. Tenere coniglio e marinata a temperatura ambiente
per circa mezz’ora, poi trasferire tutto in una casseruola che contenga
i pezzi di carne in un solo strato e ben accostati e cuocere per 45 minuti
a recipiente coperto, aggiungere ancora poco olio, regolare di sale e
pepe e cuocere per altri 45-60 minuti senza coperchio, girando ogni tanto
il coniglio perché diventi dorato e il fondo di cottura si asciughi.
Servire il coniglio irrorato con il suo fondo di cottura ed eventualmente
qualche goccia di balsamico.
Vai all'indice di il Aspettando EXPO 2015
|
|
|