ASPETTANDO EXPO 2015

A cura di Enza Bettelli


Zafferano dell’Aquila DOP
L'Aquila, Pescocostanzo, Calascio

La DOP di questo prezioso bulbo è situata tra i 350 e 1000 m sul livello del mare e comprende alcuni comuni della provincia de L’Aquila, una provincia molto ampia (al decimo posto tra quelle italiane) situata in un’area che è tra le più belle e verdi d’Italia. La posizione è privilegiata, nell’omonima conca, a sinistra del fiume Aterno, il più lungo dell’Abruzzo, e con il Gran Sasso che con i suoi quasi 3000 metri di altezza domina l’intero Abruzzo. Il centro storico de L’Aquila sorge su un altopiano a 721 metri sul livello del mare, ma purtroppo il drammatico terremoto del 2009 ne ha tragicamente distrutto la gran parte. Malgrado ciò, la città non si è arresa e sono state portate avanti di pari passo iniziative per la ricostruzione di quanto è andato distrutto e per la promozione culturale della città. E infatti nel settembre 2013, L’Aquila ha presentato ufficialmente la sua candidatura a Capitale Europea della Cultura 2019 al Ministero dei Beni Culturali. Nel territorio della provincia non mancano le mete turistiche di valore, a cominciare dallo stupendo Parco Nazionale del Gran Sasso. Numerose le cittadine che sono situate tra colline e montagne e che meritano una visita, come l’antica Pescocostanzo, Sulmona con la sua bellissima piazza che ospita ogni settimana il mercato, Calascio e la sua rocca.

IL CONSORZIO

Il Consorzio per la Tutela dello Zafferano dell’Aquila è stato iscritto nel registro delle DOP nel 2005. Verifica, tutela e promozione del prodotto e del territorio sono gli obiettivi del Consorzio insieme al raggiungimento di una tracciabilità sicura, sia delle materie prime e imballaggi sia del prodotto finito. I produttori dello zafferano DOP e le particelle catastali dei terreni di coltivazione sono inoltre iscritti in appositi elenchi gestiti dall’organismo di controllo.

LO ZAFFERANO
Questo prodotto, prezioso come l’oro, è sempre stato molto importante per il territorio de L’Aquila. Conosciuto da millenni, il bulbo fu introdotto in Abruzzo intorno alla metà del 1200 dal monaco Santucci che lo trapianto nella piana di Navelli, nella provincia aquilana. Il terreno si è subito dimostrato particolarmente adatto, tanto da originare uno zafferano molto pregiato, di qualità superiore a quella di qualunque altro coltivato altrove. Lo zafferano è stato per secoli fonte di ricchezza per la città de L’Aquila.
La piantina dalla quale si ricava lo zafferano è il Crocus sativo linneo. Il suo nome scientifico deriva dal greco krokos mentre zafferano deriva dall’arabo zaafran.
I bulbi interrati in un suolo appositamente preparato e arricchito solo con letame maturo. Il trapianto viene fatto in agosto e il ciclo vegetativo inizia a settembre. I fiori, composti da 6 petali roseo-violaceo, hanno stimma rosso scarlatto suddiviso in 3 filamenti con apice terminale a trombetta ancorati all’ovario.I fiori vengono raccolti tra ottobre e novembre, sempre all’alba prima che la luce del sole li faccia schiudere, quindi si procede all’asportazione a mano degli stimmi (sfioritura) e alla successiva tostatura su un setaccio posto sulla brace di mandorlo o di quercia, durante la quale gli stimmi perdono all’incirca i 5/6 del loro peso. Per produrre un kg di zafferano secco occorrono circa 200 mila fiori e 500 ore di lavoro, un procedimento molto impegnativo che giustifica l’alto prezzo del prodotto.
Lo zafferano DOP è posto in vendita in bustine di carta o vasetti di vetro, con indicato il peso netto, se in polvere o stimmi integri, la data di scadenza, il marchio DOP, la denominazione Zafferano dell’Aquila e i riferimenti dell’azienda produttrice.

LA GASTRONOMIA DEL TERRITORIO

Aglio, Confetti

Dalle montagne e dal mare provengono i principali ingredienti di una gastronomia genuina e un po’ rustica ma di grande sapore. La cucina di mare comprende l’eccellente brodetto, pesci grigliati e gustose fritture soprattutto di pesce azzurro, aromatici sughi che condiscono la pasta, mentre molluschi e crostacei aprono il ricco menu marinaro con deliziosi antipasti. Tra le carni prevale quella di agnello, di ottima qualità come gli ortaggi coltivati ai piedi delle montagne che racchiudono la regione. Tra le coltivazioni vegetali di pregio, oltre allo zafferano, anche l’aglio rosso di Sulmona e il peperoncino (diavolillo) che ravviva tutti i piatti tradizionali abruzzesi, la pasta secca di Fara San Martino tra le più pregiate d’Italia. Tra le specialità gastronomiche, gli spaghetti alla chitarra che si preparano premendo la pasta fresca sui fili di un telaio rettangolare che la tagliano dandole una forma squadrata, il coniglio imbottito, le scrippelle (crespelle) e tutta una serie di minestre tra le quali quella chiamata “le virtù” chiude l’inverno riunendo legumi e tipologie di pasta che una volta rimanevano in dispensa e che si utilizzavano in previsione dei nuovi raccolti della bella stagione. Tra i dolci, il parrozzo, il torrone al cioccolato la cassata abruzzese e i confetti, vanto di Sulmona e conosciuti nel mondo intero. E naturalmente, salumi e formaggi davvero speciali.

LA RICETTA: ARROSTICINI
Una preparazione semplicissima che deve la sua popolarità non solo alla facilità di esecuzione ma anche alla qualità della carne impiegata, che ormai è quasi sempre di agnello ma che la tradizione vuole di pecora o di castrato. Gli arrosticini sono iscritti nell’elenco prodotti PAT, cioè Prodotti Agroalimentari Tradizionali Italiani, e ormai vengono prodotti in serie da aziende alimentari.
La carne va tagliata a cubetti di circa 1 cm e inseriti sugli stecchi, lunghi fino a 20 cm, eventualmente alternati ad cubetti di pancetta. Si cuociono sulla griglia, che in Abruzzo ha una particolare forma allungata, e si servono caldissimi con fette di pane casereccio condito con l’ottimo olio abruzzese. La tradizione vuole che i pezzetti di carne degli arrosticini vengano sfilati dagli spiedini direttamente con i denti.



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