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ASPETTANDO
EXPO 2015
A cura di Enza
Bettelli
Mozzarella di Bufala Campana DOP
Malgrado la denominazione, il territorio di provenienza del latte e di
trasformazione della mozzarella DOP, oltre che in Campania (Caserta, Salerno,
Napoli e Benevento), si estende nel Lazio (Latina, Frosinone e Roma),
in Puglia (Foggia) e fino nel Molise con il comune di Venafro nella provincia
di Isernia. Sono quattro regioni, ciascuna con caratteristiche proprie
e uniche. In Campania, alla bellezza delle coste napoletane e del mare
che circonda Capri e Ischia, si aggiungono gli interessanti resti archeologici
di Pompei, patrimonio Unesco come la Chiesa di Santa Sofia di Benevento,
un’altra città con un ricco patrimonio archeologico. Per
non parlare della reggia di Caserta, e di Salerno, dove è nata
nel Medio Evo la Scuola Medica Salernitana. Nel Lazio, la sola Roma vale
il viaggio e non ha certo bisogno di presentazione, ma Latina è
a pochi chilometri dal mare Tirreno e anche al centro del fertile Agro
Pontino e in parte nel Parco Nazionale del Circeo, mentre Frosinone è
il capoluogo della Ciociaria. Foggia è un importante centro agricolo
e commerciale con pregevoli edifici storici, situato nel Tavoliere delle
Puglie, da dove si raggiungono facilmente le bellissime coste del Gargano.
Infine Isernia, piccola e un po’ arroccata, è situata in
una ridente area degli Appennini.
Benevento, Isernia
Peschici, Pompei
IL CONSORZIO
Il Consorzio di Tutela, con sede a San Nicola la Strada (Caserta) è
nato nel 1981 e da allora è impegnato nell’opera di tutela,
vigilanza, valorizzazione e promozione della mozzarella di bufala che
ha ottenuto la DOP nel 1996. Gli associati sono una sessantina, distribuiti
nelle regioni di produzione, e lo scorso luglio hanno approvato all’unanimità
il Codice Etico che impone a chi fa parte del Consorzio l’impegno
a mantenere comportamenti corretti e leali, severe restrizioni a chi vuole
associarsi e la presentazione del certificato camerale antimafia.
LA MOZZARELLA DI BUFALA
Il termine mozzarella viene fatto derivare dal verbo mozzare e indica
l’operazione che viene eseguita quando si stacca il pezzo di cagliata
filata. Sembra che già nel XII secolo i monaci del monastero di
San Lorenzo in Capua preparassero un formaggio simile, ma è solo
verso la fine del XVIII secolo che la mozzarella diventa popolare e di
largo consumo. Questo grazie ai Borboni che diedero il via a un vasto
allevamento di bufale, animali molto resistenti e longevi, il cui latte
è più ricco di proteine, grassi e calcio rispetto quello
di vacca. Inoltre, è privo di carotenoidi e per questa ragione
la mozzarella ha il caratteristico colore bianco porcellana.
Il latte viene subito trasportato agli stabilimenti di produzione, dove
viene sottoposto a tutti i controlli di legge e del Disciplinare, quindi
viene addizionato di siero innesto naturale (cizza) che proviene dalla
lavorazione del giorno precedente e infine si aggiunge il caglio naturale
di vitello. Non appena il latte si è cagliato si separa la parte
liquida da quella solida. Con la prima si prepara la ricotta mentre la
cagliata si lascia maturare per la filatura, che verrà di volta
in volta valutata dal casaro. La cagliata viene lasciata spurgare, poi
messa nei mastelli, ricoperta di acqua bollente e finalmente lavorata
fino a ottenere la massa che verrà poi modellata a sfera, a treccia,
a nodino e ciliegine. Le pezzature possono variare dai 20 g di perlina,
ciliegina e bocconcino fino ai 3 kg di alcune trecce.
Il prodotto finito ha pellicina di colore bianco porcellanato, liscia
ma non viscida né a scaglie, pasta leggermente elastica al momento
della produzione che prende con il passare del tempo una consistenza fondente.
La mozzarella di bufala campana DOP è posta in vendita solo confezionata
all’origine e sulla confezione devono essere indicati la denominazione
per esteso, il logo e il numero di autorizzazione del caseificio. Per
gustarla al meglio va consumata al più presto dopo la produzione
e va conservata immersa nel suo liquido di governo e tolta dal frigorifero
con un certo anticipo perché prenda una temperatura più
vicina a quella ambiente.
LA GASTRONOMIA DEL TERRITORIO
La mozzarella entra in molte preparazioni gastronomiche, sia campane come
delle altre regioni italiane. La pizza è la preparazione più
famosa della Campania, ma la mozzarella in carrozza è un antipasto
davvero squisito. La gastronomia di questa regione è ricca di piatti
che hanno come base le eccellenti verdure coltivate su tutto il territorio
e il pesce, ma anche di magnifici primi conditi con quel capolavoro di
gusto che è il ragù napoletano o la salsa con i sempre più
rari pomodori di San Marzano.
Tra i dolci, le meravigliose sfogliatelle e molti altri a base di mandorle,
noci e altra frutta secca, anch’essa tipica della Campania. Nel
Lazio i primi sono parecchi e tutti famosi, dalla carbonara agli gnocchi
gratinati, oltre a vari piatti di carne come saltimbocca, coda e abbacchio
che si accompagnano ai carciofi e alle altre verdure della regione. Foggia
propone le ottime verdure locali come protagoniste della propria gastronomia,
servite da sole o come condimento di vari tipi di pasta, soprattutto le
orecchiette. Naturalmente non mancano i saporosi piatti di pesce proveniente
dalle coste, comprese le aragoste delle Tremiti. In questa provincia pugliese
si produce anche un eccellente olio. Infine, a Isernia molti i patti a
base di ovini, allevati tradizionalmente in tutto il Molise, oltre a quelli
con la pregiata produzione ortofrutticola locale. A Venafro, in particolare,
da non perdere i tradizionali piatti locali a base di lumache.
In tutte le province del territorio di produzione della mozzarella di
bufala si possono inoltre acquistare formaggi e insaccati di eccellente
qualità, freschi e stagionati.
LA RICETTA: IL CAFFE’ SHAKERATO
Gli Italiani amano il caffè, in Campania lo ritengono così
importante che ancora oggi c’è l’usanza del “caffè
sospeso”, nata in tempi remoti per favorire chi non aveva la possibilità
di permettersi un caffè al bar. Semplicemente, qualcuno paga al
bar un caffè che rimane a disposizione di chi lo richiede, chiunque
sia. Oltre a prepararlo con la classica napoletana, secondo il rituale
reso famoso da Eduardo, nei bar della Campania oltre all’espresso
si può ordinare un eccellente caffè freddo shakerato, servito
immancabilmente insieme a un bicchiere di acqua fresca.
Per una persona occorre una tazzina di caffè ristretto e forte,
zuccherato a piacere e lasciato raffreddare. Dopo aver messo alcuni cubetti
di ghiaccio frantumati nello shaker si aggiunge il caffè freddo
e si scuote energicamente per qualche minuto in modo che versando il caffè
nel bicchiere (raffreddato in frigorifero e senza ghiaccio) si formi un
invitante cappello di schiuma. E più la schiuma persiste migliore
sarà il gusto del caffè. Si serve di preferenza in bicchieri
a stelo, tipo quelli da cocktail, spolverizzando a piacere la superficie
della schiuma con un pizzico, ma proprio un pizzico, di cannella o di
cacao amaro.
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