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ASPETTANDO
EXPO 2015
A cura di Enza
Bettelli
Brunello di Montalcino DOCG
Il territorio di produzione di questo grande
vino, situato nel comune di Montalcino a 564 metri sulle colline e a circa
40 km da Siena, è uno dei più caratteristici della Toscana.
L’area occupata dai vigneti è di circa 3500 ettari e rappresenta
solo una parte dell’intero territorio comunale che è delimitato
dai fiumi Ombrone, Asso, Arbia e Orcia. Qui la vite trae giovamento da
un clima favorevole che gode inoltre della protezione del Monte Amiata
che fa da barriera alle manifestazioni atmosferiche più inclementi.
Il bellissimo paesaggio, dal 2004 patrimonio UNESCO, è molto verde
con grandi estensioni di boschi e coltivazioni, soprattutto vigneti e
oliveti che sono stati per secoli la principale fonte di reddito di questa
porzione di Toscana.
A caratterizzare ulteriormente il territorio ci sono le molte, piccole
città d’arte che, a cominciare dalla stessa Montalcino, si
presentano con antiche case di pietra, castelli e dimore che spesso racchiudono
preziose capolavori. Sono davvero molte e vale la pena scoprirle a una
a una prima di arrivare a Siena, un gioiello inestimabile per la storia,
l’arte e l’architettura italiana e che non ha certo bisogno
di presentazione.
IL CONSORZIO
Nato nel 1967 subito dopo il riconoscimento DOC e come libera associazione
fra produttori, oggi il Consorzio riunisce circa 200 aziende e cura e
tutela l’immagine del vino anche tramite la pubblicazione e la diffusione
on line di informazioni relative alla DOCG. Tra queste, la tracciabilità,
disponibile anche tramite sms, mediante il codice alfanumerico riportato
sul contrassegno di Stato.
Fornisce inoltre assistenza agli associati per quanto riguarda le normative
relative alla produzione del vino e organizza eventi in tutto il mondo
come partecipazione alle fiere e degustazioni e visita per i professionisti
del settore.
Benvenuto
Brunello, giunta ormai alla 20ma edizione, è la manifestazione
più nota tra quelle organizzate e ogni febbraio riunisce una giuria
di produttori ed esperti che hanno il compito di valutare il vino della
vendemmia immediatamente precedente assegnando un numero di stelle da
uno a cinque. Per il 2011 la valutazione è stata di 4 stelle ed
è stata sancita, come per le edizioni precedenti, con la realizzazione
di una piastrella celebrativa murata poi nella piazza antistante il Castello
di Montalcino. Quest’anno la piastrella è opera degli stilisti
della griffe Salvatore Ferragamo.
Il Consorzio riunisce anche i produttori di Rosso di Montalcino DOC, Moscadello
di Montalcino DOC e Sant’Antimo DOC.
IL VINO
Il Brunello di Montalcino DOCG ha una storia in continua ascesa che va
dal rozzo vino prodotto probabilmente già ai tempi degli Etruschi
fino alle nuove tecniche sperimentate dai produttori nella seconda metà
del XIX secolo con le uve di Sangiovese.
Il vitigno base per la produzione è infatti solo il Sangiovese,
chiamato Brunello a Montalcino, e il disciplinare ne stabilisce la resa
massima di 80 quintali per ettaro. E’ inoltre previsto in modo obbligatorio
un affinamento in botte di rovere di 2 anni e un successivo affinamento
in bottiglia di 4 mesi o di 6 mesi per il tipo Riserva. L’imbottigliamento
è da effettuarsi solo nella zona di produzione e in bottiglie di
forma bordolese mentre l’immissione al consumo è consentita
a partire dal primo gennaio del quinto anno (sesto anno per il Riserva)
successivo alla vendemmia.
Il vino
ha colore rosso rubino che diventa tendente al granato nel Riserva, intenso
come il profumo. Il sapore è invece asciutto, caldo, robusto e
armonico anche se leggermente tannico. Per queste caratteristiche e i
12,5 gradi alcolici si accompagna molto bene con carni rosse, selvaggina
e formaggi stagionati e va servito a 18°C. Si conserva in modo ottimale
fino a circa 10 anni e oltre.
LA GASTRONOMIA DEL TERRITORIO
Naturalmente a Montacino e nel resto della vallata si possono trovare
tutti i prodotti e i piatti tipici della regione che, tuttavia, nel senese
ha una maggiore accentuazione aromatica data da aglio e erbe oltre che
con i tartufi bianchi che qui sono di buona qualità e l’eccellente
olio extravergine di oliva.
I
pici (grossi spaghetti freschi) sono un piatto molto comune, ma sono numerose
le zuppe, rustiche e saporite, preparate sia con ortaggi (carciofi, funghi,
ecc.) sia con carne e selvaggina. Sono infatti molto diffusi caprioli,
fagiani, lepri e, soprattutto, cinghiali con i quali si preparano anche
rinomati salumi in una gamma che quasi eguaglia quella degli ottimi salumi
di maiale.
Interessante la produzione casearia, in particolare quella del pecorino
delle Crete Senesi e rinomata la produzione di miele che proprio a Montalcino
ha quella piuttosto rara di corbezzolo.
I PICI
Questi grossi spaghettoni,
che una volta erano fatti solo a mano, vengono conditi in vari modi. Una
delle ricette più semplici è quella detta “in bianco”.
Basta rosolare nell’olio d’oliva extravergine carne macinata
di vitello e di maiale (o salsiccia) in parti uguali con abbondante cipolla
tritata con pochissimo sedano e carota. A piacere unire anche qualche
fettina di funghi freschi. Salare e pepare e dopo una ventina di minuti
aggiungere un bicchiere circa di vino bianco, metà alla volta.
Bisogna mescolare e fare evaporare il vino quasi completamente. Intanto
si cuociono i pinci in abbondante acqua salata, si scolano senza farli
asciugare troppo, si mescolano prima con una manciata di pecorino grattugiato
e poi con il sugo preparato. Prima di servire si spolverizza con prezzemolo
tritato.
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